Prima volta

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"Sorridere: voce del verbo nonostante tutto"

Sono sul pullman.
La neve scende copiosa sulla strada, imbiancando i marciapiedi e gli ombrelli delle persone.
Sono le sette del pomeriggio e sto tornando verso la mia casetta che condivido con il mio migliore amico Diego da circa due mesi.

Per me lui c'è sempre stato, mi ha sempre sostenuto.
Quando ho per la prima volta fumato una canna, quando sono stato coinvolto in un incidente e anche quando gli ho confessato di essere gay.
Emanuele Giaccari che gli piacciono gli uomini?...Eh già.
In fondo, sapevo di esserlo sempre stato ma non lo volevo accettare solo per orgoglio personale...ma poi mi sono arreso e mi sono accettato.
Sui social fingo di essere etero soltanto per avere più visualizzazioni ma mi sta bene così, probabilmente non accetteranno mai questa parte di me.

Una voce metallica mi risveglia dai miei pensieri obbligandomi a scendere e addentrarmi nella neve fresca.
Mi stringo nel cappotto e mi godo i fiocchi di neve sfiorarmi il viso.
Amo la neve.
Mi ricorda le gite in montagna che facevo con mio papà prima che andasse via di casa.
Io che lo incorrevo mentre mi lanciava delle palle di neve sulla faccia facendomi cadere a terra.

Quando arrivo al portone di casa suono al campanello e ad aprirmi è Diego con addosso un grembiule da cucina
D: " Non osare a ridere altrimenti oggi non mangi" sbotta facendomi passare.
Mi mordo il labbro inferiore per trattenermi. Invano...gli scoppio a ridere in faccia.
D: " Questa è colpa tua stronzo, dovevi cucinare tu" Mi tolgo le scarpe e le ripongo nel mobiletto.

L: " Scusami ma alle fan non si dice mai di no"
Lo raggiungo in cucina.
È intento a cucinare uno dei miei piatti preferiti, la carbonara.
L: " Ma, ehi...perché ne cucini così tanta?"
D: " Tu li leggi mai i messaggi che ti invio?" Sbuffa rumorosamente mentre aggiunge il pepe nell'uovo sbattuto.
Prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni e scorro velocemente i messaggi.

Lelo oggi verrano due piskelli che ne dici?

Te lo ricordi che oggi devi cucinare tu, vero? Lo sai che se io cucinerò farò solo casini?

Ma dove cazzo sei? Sei proprio uno stronzo, ti odio.

Quando arriverai a casa ti ammazzo.

Sorrido all'ultimo messaggio e ripongo il telefono nella tasca dei pantaloni.
D: " Ora tu apparecchi la tavola mentre cerco di non mandare a fuoco la casa" sorrido e prendo la tovaglia.
Sono curioso di conoscere gli amici di Diego ma ho paura di chi possa avere davanti.
Io non sono come lui, sono estroverso ed è difficile cha parli con gli sconosciuti.
Io sbrocco solo quando mi fanno incazzare ed è meglio non farlo.

Mentre poso una bottiglia di birra sul tavolo, il trillo del campanello di casa riecheggia in tutta la casa.
Diego si toglie il grembiule e si dirige verso la porta d'entrata.
D: " Ascolta Le, cerca di socializzare ok?" annuisco mentre lui fa entrare due ragazzi.

X: " Oi Diego" risposero in coro dandogli il cinque .
D: " Bella regà, da quanto tempo" cerco di nascondermi dietro a Diego ma lui mi prende per la maglietta e mi mette davanti a loro.

Alzo lo sguardo verso al ragazzo davanti a me e gli regalo un mezzo sorriso.
G: " Ciao, io mi chiamo Gian" allunga la mano verso di me e io gliela stringo delicatamente.
Davvero carino il ragazzo: Moro,occhi marroni, un bel viso e fisico tonico.

Sposto lo sguardo sull'altro ragazzo e quasi svengo.
Avete presente i colpi di fulmini? Pensavo fosse una leggenda...I suoi occhi mi hanno letteralmente folgorato.

X: " Il tuo nome lo possiamo sapere?" Chiede infastidito.
L: " Sono Lele" non alzo lo sguardo da terra...ho paura di incontrare di nuovo quei occhi.
X: " Allora sai usare la lingua" alzai un sopracciglio confuso.
Mi stava sfottendo?
G: " Tancredi cazzo" gli diede una pacca sulla spalla.

L: " Certo che so parlare, ma se vogliamo mettere i puntini sulle i neanche tu ti sei presentato"

T: " Touchè" mi regala un sorriso e mi porge la mano

T: " Mi chiamo Tancredi, per gli amici Tanc" Guardai la sua mano e poi di nuovo i suoi occhi.

L: " Piacere" incrocio le braccia al petto, senza stringergli la mano.
La ritrae, facendo svanire il suo sorriso.


D: " Quindi...Mangiamo?"
G

: " Hai cucinato tu?" Gli faccio accomodare a tavola. Io di fianco a Diego e Gian di fianco a Tancredi.

D: " Si perché qualcuno, e sottolineo qualcuno, ha fatto tardi" alza la voce e vedo Tancredi ridere .

L: " Scusa Diè, ora siediti e mangiamo" picchetto la mano sulla sedia e lui ci mise la pasta nei nostri piatti.

Mentre Gian e Diego iniziano a parlare mi concedo qualche secondo per guardare Tancredi.

I capelli biondi sono sistemati alla cavolo, gli donano un aria disordinata, quasi selvaggia...In più quei occhi verdi sembrano fatti apposta per un viso così bello. Il septum gli regala un aria da duro, da chi se ne frega della opinione degli altri

Lui alza lo sguardo dal piatto e lo posa su di me.

Cerco di riabbassarlo ma ormai è troppo tardi, se ne accorto...e non se lo fa scappare

T: "Ho capito di essere figo ma così esageri eh"

Gian e Diego si zittiscono improvvisamente e io faccio cadere la forchetta nel piatto.

Prevedo una bella serata...

Spazio autrice

Ciao a tutti...questo è la prima storia che pubblico e sono un po' nervosa😂
spero che il capitolo vi sia piaciuto e a breve ne vorrei pubblicare un altro.
Fatemelo sapere con una stellina, baci💕

- Irene🍀

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