19.

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"Marco..." pronunciai il suo nome. Sul suo volto si formò un ghignò e i suoi occhi color ghiaccio mi mettevano timore, non lo ricordavo così.

"Sei tornata! Hai gia finito di sc*parti ogni ragazzo di Londra?" Mi provocò il ragazzo.

"Cosa vuoi ancora da me? Se non hai accettato il fatto che ti abbia lasciato non è colpa mia, non serve continuare ad insultarmi" spiegai ma le mie parole non vennero neanche ascoltate.
"E con l'attore? State ancora insieme, o l'hai solo usato, come hai fatto con me." Il suo volto aveva sempre la stessa espressione e le sue parole piene di odio.

"Non ti ho mai usato, mi sono sempre trovata bene con te Marco, ma sapevi che una storia a distanza non sarebbe continuata a lungo"
"Certo che non sarebbe continuata, sei stata via a mala pena un mese e gia mi hai subito sostuito con ben 2 ragazzi, se non di più" alzò leggermente il tono di voce.

Io e Marco ci lasciammo qualche giorno prima della mia partenza per Londra, lo lasciai io precisamente. Sapevo che le cose tra di noi non sarebberò andate avanti per molto sopratutto a distanza ed io volevo solo farmi una nuova vita, la sua reazione però non fu delle migliori comunciando ad incolparmi di qualsiasi cosa e dandomi della puttana.

"Non sono tenuta a darti una spiegazione di cio che faccio nella mia vita, ormai fai parte del passato, Marco... ora lasciami passare" lo scansai leggermente per poter passare.
La sua mano però mi bloccò sbattendomi violentemente al muro. Un forte dolore alla schiena mi annebbiò la vista qualche secondo, dandogli il tempo di spigermi in una stanza completamente buia.

Caddi sul letto di schiena, non gli diedi neanche il tempo di accendere la luce che gia mi trovato dall'altro lato della stanza schiacciata contro le pareti.

Lui, dopo aver chiuso la porta a chiave, togliendola e gettandola su un piccolo comodino, si avvicinò a me con passo lento.

"Sta lontano da me, o giuro che mi metto ad urlare" ripetei più volte.
"Oh, non lo farai, e poi con questa musica nessuno ti sentirà"

A quel punto era gia attaccato a me ed io  non avevo via di scambo, non potevo far nulla, in quel momento sarei tanto voluta essere a Londra, sdraiata sul divano con mio fratello accanto, che per quando certe volte possa essere oppressivo, lo vorrei al mio fianco ora, lui non avrebbe mai permesso tutto questo. Ed ora mi ritrovo qui senza che io possa far nulla.

Per quando ci provi a spingerlo via, le sue mani continuavano a stusciare ovunque sul  mio corpo, proprio come la sua lingua sul mio collo.

Più sentivo il suo respiro sul mio collo, più un senso di nausea mi persuadeva, gli avrei potuto vomitare addosso, e lo avrei anche fatto se solo ci fossi riuscita.

Mi alzò da terra gettandomi sul letto alla nostra sinistra. Mi provocò un urlo stridulo, un urlo che chiunque avrebbe sentito se non fosse per quella stupida musica, ma ormai era troppo tardi, e i miei successivi tentativi di chiedere aiuto furono tutti inutili.

Mi bloccò le mani e mi strappò via la camicietta bianca di seta che indossavo, la strappò letteralmente.

Poggiò la sua mano sul mio seno liberando ingenuamente la mia mano che usai per tendare di nuovo di togliermelo di dosso. Per poco ci sarei anche riuscita ma lui ebbe la meglio e mi lasciò anche un forte schiaffo sulla guancia.

Fu a quel punto che decisi di aprire bocca, ma non per gridare.

"Perchè lo stai facendo?" Chiesi, ero calma, o per lo meno lo sempravo, come se nulla stava accandeto.

"Sta' zitta" mi portò una mano sulla bocca, ma io non dissi altro.

Continuò più in fretta di prima, mi tolse il reggiseno, bloccando le mia braccia con i ginocchi, e il suo palmo ancora davanti alla mia bocca.

Mi sfilò anche la mia gonna in pelle nera e la stessa cosa con le mie mutande.

Rimasi completamente nuda.

"È inutile che fai quella faccia, ti ho gia vista così" insinuò lui, in un certo senso aveva ragione, tranne per il fatto che la prima volta avevo dato io il mio consenso, se solo avessi saputo cosa sarebbe accaduto poi, non lo avrei mai fatto.

Liberò finalmente la mia bocca permettendomi di respirare bene.

Si stava slacciando i pantaloni quando qualcuno abbassò la maniglia della porta.

Nuova Vita// Tom Holland //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora