17.

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Il sospiro di Thomas, quando finirono di perquisirci, aumentò soltanto il mio nervosismo.

Quando gli uomini di Changretta finirono, quest'ultimo ci mostrò una penna e poi ci guardò.
«E adesso, firmate, fino all'ultimo. Però!» Disse tutto ciò con una calma straziante, mentre fece scivolare i fogli per terra. «Preferisco che lo facciate in ginocchio.»

Nonostante lo sguardo insistente di Luca, Thomas non lo fece. Ciò fece uscire il mostro che c'era nell'italiano, facendogli scaraventare il tavolo che ci divideva, imponendoci di firmare, urlando.

Thomas si inginocchiò, mentre gli raccontò qualcosa.
«Sapete?» Iniziò, indicando Luca. «Una volta un mio amico mi disse: "il pesce grosso fotte il piccolo" e così ho trovato qualcuno più grosso di voi. Senz'altro saprete che ci sono due famiglie, a Brooklyn, che vogliono impadronirsi del vostro monopolio sull'importazione di liquori a New York.»

Le ginocchia di Thomas toccarono terra e zia Polly prese parola.

«Ma se si mettessero contro di voi a New York, sarebbero inizio ad una guerra tra famiglie.»
Zia Polly lo guardò senza paura e ciò mi fece accennare un piccolo sorriso, posando il mio sguardo sul profilo di Luca, che non smetteva di fissare Tom. «Però...» Continuò proprio Tom. «Se voi moriste, durante il corso di una cazzo di vendetta, contro un cazzo di bookmaker di Birmingham, si prenderebbero i vostri affari senza una guerra.»

Zia Polly continuò il discorso di Thomas.

«Abbiamo contattato un uomo d'affari di Chicago ed anche lui ha mostrato interesse per l'importazione di liquori a New York.»

Thomas ghignò. «Il suo nome è: Alfonso Capone.» Luca guardò Thomas in modo sconvolto.

«Avete parlato con quel ciccione del cazzo?» Tom fece spallucce e sorrise falsamente. «È che... i parenti che avete portato voi da New York, sono quasi tutti morti, signor Changretta. E gli uomini che ci sono qui lavorano tutti per soldi, vanno da chi offre di più ed adesso hanno nuovi ordini.»

Luca sorrise affranto, girandosi verso gli uomini di cui parlava Thomas.

«È così, eh? È così? Anche tu? Matteo?»

Guardai Finn e quest'ultimo mi fece l'occhiolino, pronto per il piano che avevamo tutti ben in mente.
L'uomo a cui si riferì Changretta abbassò lo sguardo, visibilmente imbarazzato.

Luca si rigirò, lentamente, verso di noi e capendo che intenzioni aveva avvicinai la mano alla mia pistola.

«Minchia. Che gran bastardo.» Disse Luca, uscendo la sua arma, ma Tom si alzò e lo afferrò dalle spalle. Luca colpì, varie volte, la nuca di Thomas con un'accetta e mentre stavo per premere il grilletto contro il cervelletto di Luca, l'entrata in scena di Arthur mi fece pietrificare sul posto.

Arthur? Era veramente Arthur? Che cazzo...

Avanzò con passo deciso, seguito da Curly e non capii più chi c'era intorno a noi e non capii nemmeno che stava pre premere il grilletto e uccidendo Luca, potendo colpire anche me, infatti fu Thomas a spostarmi da dietro il corpo quasi morente di Changretta.

Mi strinse forte a se e nel frattempo osservammo, insieme, la morte di colui che ordinò di uccidere nostro fratello. Il nostro migliore amico.

Mi diede un bacio sulla fronte e sospirò, lasciandomi andare dopo avermi rimessa in piedi.

Si posizionò di fronte alla schiera di uomini e gli ordinò di dire, agli uomini di Chicago, che ci avrebbe pensato Michael Gray, all'importazione e tutto il resto.

Ciò che ancora non riusciva a farmi tornare sulla terra, era Arthur in carne ed ossa, davanti a noi.

Finn gli corse incontro e lo strinse a se, nel frattempo, lo sguardo del più grande che era come resuscitato, si posò sul mio. Polly mi strinse dalle spalle e ne accarezzò una. «Stai bene?» Domandò, spostandomi i capelli da davanti alla faccia. Annuii e la guardai, stringendola poi a me.

***

La sera, a casa di Tommy, mi ritrovai a fissare un punto indefinito fuori dalla finestra. Ogni tanto mi capitava di sentire la voce di John e ciò mi rassicurava un po'.

«Hey...»

La voce improvvisa di Thomas mi fece perdere un battito per lo spavento, lui se ne accorse. «Non volevo spaventarti. Volevo solo dirti che la cena è pronta.»

Sorrisi e lo ringraziai, senza smettere di guardare fuori dalla finestra. Mi sembrava di vedere John, fra gli alberi. Forse era solo una mia fissazione.

Le mani calde di Thomas si posarono sulle mie spalle e ciò mi fece irrigidire.

«Cosa c'è che ti fa rimanere incantata?»

Lanciò lo sguardo nella mia stessa direzione ed aggrottò le sopracciglia. «John.» Thomas scosse la testa e sorrise. «Per un attimo ho desiderato che "resuscitasse" insieme ad Arthur.»

Tom ridacchiò.

«Bene. Scendiamo?» Domandò con uno strano tono di voce. Scossi la testa. «Meglio se scendi prima tu, Lizzie mi uccide, se mi vede scendere con te.» Mi strinsi nelle mie stesse braccia e ciò lo fece sospirare.

«Bene così. Ci vediamo a tavola.»

La porta si chiuse alle sue spalle ed il groppo che mi si era creato in gola scomparve.
Oh John, se solo fossi qui.

A f***ing mess 4 || Peaky BlindersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora