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TRE MESI DOPO

Risi di gusto, alla battuta del ragazzo che era nudo come me, sotto le mie coperte.
Versai un altro po' di Whisky e presi un altro tiro dalla mia sigaretta.

«Cazzo, Rose! Ogni mattina la stessa storia.» Sbottò Arthur, entrando di colpo nella mia stanza e coprendosi gli occhi, sbuffando. «Hey tu, ragazzo! Va via se non vuoi tornare a casa pieno di lividi, ti conviene!»

Il ragazzo di cui non ricordavo il nome ridacchiò, più andato di me. Dopo aver preso la sua roba ed essersi vestito, fece come gli disse Arthur, facendomi sospirare.

Mi coprii con il lenzuolo e portai la sigaretta alle labbra, senza smettere di guardare mio fratello.

«Dio santo, vi state distruggendo entrambi.»

Restò di fianco alla porta, ad analizzarmi, paragonandomi a qualcuno.
«Noi chi?» Ridacchiai senza motivo. Arthur sospirò.

«Tu e la tua fottuta anima gemella, mia cara Rose!»

Diede un piccolo colpetto con la mano alla porta, ed andò in cucina, facendo spuntare Linda.
«E lui chi era?» Domandò curiosa e con un sorriso malizioso stampato in faccia.

«Un ragazzino che ci sa fare. Uno nuovo.»

Le diedi le spalle ed indossai l'intimo, con ancora la sigaretta tra le labbra.
Infilai i pantaloni e poi la camicia bianca, che lasciai sbottonata.

«Dovresti vestirti in modo più femminile, però!» Urlò la bionda, mentre andava sicuramente da Arthur. Feci spallucce anche se non poteva vedermi. «Agli uomini piaccio lo stesso!»

***

Il giorno dopo entrai nel mio ufficio e presi tutti i registri che dovevo sistemare.
Era il lavoro che faceva Grace.

Scossi la testa e riempii il bicchiere con del Whisky.

Era meglio non pensare.
«Rose, porta questi a Thomas!» Spalancai gli occhi e quasi mi strozzai al piccolo ordine di Arthur. «Come, scusa?» Domandai e posai il mio sguardo sul suo.
Arthur annuì tranquillamente. «Porta questi a Thomas, nel suo ufficio, cosa c'è di così difficile?»

Scossi la testa e raggruppai, in modo ordinato, i fogli che mi aveva sbattuto sulla scrivania.

Thomas era tornato. Dopo mesi che non si sentiva parlare di lui, ma che sapevo che stava male grazie alla lingua lunga di Arthur. Finalmente l'avrei rivisto!

Strinsi contro il petto i fogli e bussai al suo ufficio.

«Avanti!» La sua voce. La sua, fottutissima, voce roca.
Aprii tranquillamente la porta ed aspettai che zia Polly finisse di fargli firmare dei fogli, ma quest'ultimo bloccò quello che stava facendo, dopo avermi vista.

«Bene... io vi lascio soli.»

Non facemmo caso nemmeno a ciò che ci disse prima di uscire e restare soli.
Merda, ed ora?

«Rose? Sei veramente Rose?»

Si alzò dalla sedia e, facendo cadere i fogli che stringevo, per terra, lo raggiunsi e mi aggrappai al suo bacino con le mie gambe.

Le sue mani andarono a finire sotto il mio fondoschiena e le mie braccia circondarono il suo collo.

«Cazzo, Rose! Cazzo se mi sei mancata. Mi sei, fottutamente mancata.»

Come tre mesi fa, le sue labbra si posarono sulle mie ma con un sapore diverso.
Quella volta era la volta buona, per noi due; o almeno speravo che lo fosse.

La nostra seconda volta fu stata fatta nel suo ufficio, più precisamente sopra il divano, del suo ufficio.

Risi piano, quando non riuscii a slacciare l'ultimo bottone della sua camicia.
«Quando cazzo ti vedrò con un vestito?»
Le sue labbra umide finirono in mezzo al mio seno e le mie mani strinsero, delicatamente, i lati della sua testa.

«Quando desidera lei, signor Shelby.»

Di colpò si bloccò e mi guardò negli occhi. «Ripetilo.» Disse in modo serio e ciò mi fece ridacchiare. «Cosa?» «Signor Shelby. Ripetilo, ti prego.» Cercai di fare la seria e di usare un tono di voce più sensuale e provocante.

«Signor Shelby.» Morse il suo labbro inferiore e mandò la testa all'indietro, fingendo un orgasmo vero e proprio, facendomi ridere sempre di più.

«Cazzo se non aspettavo altro. Sono stato un coglione.» Annuii. Per una volta d'accordo con lui.

«Per una volta siamo d'accordo.»

Mi diede un morso sul fianco ed io lo guardai malissimo. «Mi hai fatto male!» Portò il suo viso di fronte al mio e sorrise, a pochi millimetri dalle mie labbra.

«Solo io posso darmi del coglione, stronzetta.»

***

Appoggiai la testa sul suo petto e Tom spostò i miei capelli da esso, portando poi, le dita alla sigaretta che aveva tra le labbra.

«Allora lascerai Lizzie?» Thomas annuì. «Lei l'ha capito. Ha capito che non è lei, la donna giusta per me. Le ho detto, però, che la aiuterò lo stesso con i pagamenti per ciò che serve alla bambina.»

Annuii.

«Dici che capirà? Perché io conosco bene Lizzie e-» Thomas portò due dita sotto il mio mento ed io lo appoggiai sul suo petto, guardandolo con gli occhi lucidi. «Lo dovrà capire, la cosa è diversa.»

***
Angolo scrittrice

Hi!
Questa volta mi sono soffermata a rileggere il capitolo e mi viene da piangere dalla gioia pensando che l'ho scritto tutto di getto e che ne sia uscito fuori qualcosa di decente, ahahahah.

Sono qui anche per comunicarvi che questo è il penultimo capitolo della storia e no... non ci sarà un quinto libro, ma il prossimo capitolo, anche se diciamo breve lo adorerete.

Siete pronti?

In ogni caso: al prossimo capitolo!
Grazie per aver letto la mia storia, ma i ringraziamenti verranno fatti per bene dopo l'ultimo capitolo!
A presto. <3

A f***ing mess 4 || Peaky BlindersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora