18.

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Quando arrivai in salotto, per fortuna nessuno si accorse di me.
Mi posizionai di fianco a Finn e quest'ultimo mi sorrise.

«Hai ancora quell'idea di scappare?»

Scossi la testa. «Come potrei mai? Hanno bisogno di me.» Thomas richiamò la nostra attenzione, schiarendosi, poi, la voce. «L'ultima volta che siamo stati qui... finì male. Ma ora! È un posto più sicuro. Niente di più, volevo dire solo questo.»

Bevve velocemente il suo Whisky e solo in quel momento notai come mi guardava male Lizzie.
Quest'ultima mi si affiancò, mentre Tom ed Arthur si scambiavano delle battute.

«Se vuoi farti avanti ora è troppo tardi, mia cara Rose. Thomas Shelby è mio.»

Ridacchiai, guardando avanti. «Tu credi?» Lizzie annuì. «Io credo perché sono sua moglie ed anche perché sta per avere una figlia con me. Nonostante ciò, questo non frena quello che provi per lui.» Restai a guardare un punto fisso davanti a me e lei portò la bocca vicino al mio orecchio, così che potevo sentire solo io quello che aveva da dire.

«Quindi ti dico solo una cosa: sta attenta, Rose Martin perché potresti finire in mezzo alla strada e non avere più un cognome.»

Al suono del mio vero cognome, le mie mani strinsero il bicchiere di vetro, oggetto che venne tolto dalle mie mani così da non farlo rompere in mille pezzi. Mi voltai di scatto verso Finn, uscendo dal mio stato di trance e lui scosse la testa, vedendo i miei occhi lucidi e capendo a cosa stavo pensando.

Mi aveva appena minacciata. E, come osava chiamarmi con il mio vecchio cognome? Io non appartengo più a quella famiglia da anni ormai!

«Rose, non farlo. Non farlo cazzo. Non devi farla vincere.»

Finn mi strinse tra le braccia, mentre il resto della famiglia non si era accorto di nulla, dunque andava tranquillamente in sala da pranzo.

Le mie mani strinsero la schiena del ragazzo e buttai fuori un urlo, che venne sommesso dal petto di Finn.

«Ragazzi? Non venite?» Proprio Arthur non doveva vedermi così.
Cazzo.
«Finn, che cazzo succede?»

***

«Che cazzo vuol dire che l'ha minacciata?»

Finn mi diede un bicchiere di acqua, dopo avermi fatta sedere sul bordo del letto della stanza degli ospiti.
Un altro attacco di panico era passato.

«Le ha praticamente detto che sarebbe diventata invisibile, invisibile Arthur! L'ha chiamata addirittura con il suo vecchio cognome!»
Arthur si bloccò. «Che cazzo ha fatto?»

Sentii lo sguardo di Arthur addosso, ma non lo ricambiai e mandai giù la pillola.

Arthur si piegò sulle ginocchia e fece incastrare, con forza, i nostri sguardi.
Nel frattempo strinse entrambe le mie spalle.
«Guardami! Guardami. A costo di finire con te, sul ciglio di una strada, io starò sempre dalla tua parte. Sempre. Intesi?»

Annuii e quest'ultimo mi abbracciò, facendomi sorridere con gli occhi chiusi.

«Ragazzi, ne avete ancora per molto?» Urlò Thomas, dall'altro lato della porta e bussando ripetutamente.
Finn aprì la porta ed Arthur mi tirò su, facendomi sospirare.

«Rose?»

Sentii sussurrare flebilmente da Tom.
Quest'ultimo restò a guardarmi e quando restammo da soli, gli diedi le spalle.
«Che è successo? Perché non so mai un cazzo, in questa famiglia?»

Mi prese dal polso e mi tirò verso di lui. Restai comunque con lo sguardo basso, non volevo farmi vedere in quello stato.

«Cazzo, guardami!»

Ridacchiai.
«Vuoi sapere che cazzo è successo, eh?» Mi spaventai io stessa, per il tono da disperata che era uscito dalla mia bocca.

«È successo che la tua cara mogliettina mi ha minacciata. Mi ha minacciata solo perché io amo davvero, al contrario suo. Io amo davvero te! Io ti amo, cazzo. Io ti amo con tutta me stessa. Non ti amo per i soldi, per la casa o chissà per quale altro fottuto motivo; io ti amo per quello che sei, per come mi guardi e per come mi sorridi.
Io ti amo, Thomas Shelby

Non seppi come riuscii a guardarlo negli occhi durante il discorso. Ma seppi solo che, sussurrandoglielo in faccia mi sentivo libera. Libera di poter fare qualunque altra cosa.

Ciò che successe non lo capii bene, ma di sicuro non me lo sarei aspettato.

Le sue mani strinsero forte le mie guance e le sue labbra si appoggiarono, perfettamente, sulle mie.
Non mi aspettavo di meglio. Quello era il meglio, era il meglio eccome.
Non desideravo altro in quel momento.

Mi fece appoggiare la schiena contro il muro ed il suo corpo finì sul mio, mentre la sua lingua cercava di stringersi con la mia.

Era tutto così surreale da farmi sentire come se fossi in una specie di mondo parallelo.

«Ti amo anche io, Rose. Ma non posso...» Aggrottai le sopracciglia.
Ed eccoli, come un uragano che distrugge tutto.
«Cosa ti frena? Cosa ti frena, Tom? Puoi benissimo lasciarla. Non ti costa nulla!»
Le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie e, quando si staccò, sorrise facendo scontrare le punte dei nostri nasi.

«Lo so... ma non posso per ora. Non adesso

A f***ing mess 4 || Peaky BlindersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora