sette

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Erano ormai trascorsi una decina di giorni da "quell'incidente" sul posto di lavoro di Jungkook, i due ragazzi non si parlavano da allora. Se capitava di trascorrere una serata insieme era a causa dei loro hyung, ma loro facevano di tutto per evitarsi; evitare di guardarsi, di toccarsi o solamente di stare vicini. E ci erano riusciti. Soffrivano entrambi come degli idioti, ma il dolore era più forte di qualsiasi altro sentimento che li comportava a stare distanti. Si mancavano, si amavano inconsapevole, ma erano troppo testardi e orgogliosi e neanche per l'anticamera del cervello passava l'idea di provare a parlarsi senza urla o lacrime.

Taehyung passò quei giorni con la testa tra i libri, non volendo fare altro. Aveva ignorato le continue pretese di Jimin di uscire di casa, aveva ignorato le chiamate da parte di Baekhyun e aveva ignorato, quelle poche sere in cui si erano visti, Jungkook.

Era cambiato parecchio. Se durante l'adolescenza avesse trascorso un periodo un po' negativo avrebbe sicuramente optato per qualche sbronza con i suoi più cari amici, invece adesso trascorreva ore ed ore in biblioteca, terrorizzato da qualsiasi cosa possa intromettersi sul suo cammino futuro. Passava le giornate a studiare, dormire e piangere.
Piangere per il suo futuro, piangere per Jungkook, piangere per sé stesso e per quello che era diventato a causa del castano dalle punte bionde. Lo odiava e si odiava per avergli permesso di inferire così tanto nella sua vita e avergliela lasciato manipolare e rovinare in quel modo.

D'altro canto Jungkook soffriva in egual modo come il corvino. Anche egli di certo se fosse stato quello di qualche anno fa avrebbe sicuramente trascorso le sue serate con qualcuno di diverso, ma adesso che era cresciuto si sentiva una fitta al cuore che gli impediva di fare qualsiasi cosa. Dolore lancinante nel petto lo costringeva ogni sera a stare sdraiato sul divano dei suoi hyung, Namjoon e Seokjin, che cercavano in tutti i modi di farlo sentir meglio. Se non fosse stato per il lavoro, non avrebbe nemmeno messo piede fuori casa.

Invidiava i suoi amici, loro stavano insieme dai tempi del liceo e non si erano mai separati. Certo, avevano avuto litigi pesanti e incomprensioni, ma si amavano davvero troppo per lasciare che delle stupide insicurezze o difficoltà li dividessero. Sperava che un giorno lui e Taehyung sarebbero diventati così, ma ne dubitava solo dal fatto che il ragazzo non credeva al fatto che lo amava ancora.

E se fa finta di non crederci per il semplice fatto che è lui quello a non essere più innamorato?

Quella domanda tormentava la mente di Jungkook dal preciso istante in cui il suo hyung preferito gli aveva detto di lasciarlo in pace una volta per tutte. E se avesse smesso di amarmi?

Scoraggiato e triste il castano dalle punte bionde aveva trascorso così i suoi giorni lontani da Taehyung. Mangiava poco e niente e qualche volta si ritrovava persino a piangere. Lo faceva star male il fatto che il corvino non lo credesse, ma infondo cosa pretendeva dopo il modo in cui l'aveva trattato tre anni prima?

Jungkook continuava ad odiarsi per quell'errore, fu il suo più grande pentimento. Per quello sbaglio aveva perso la persona che più amava e non sapeva più come comportarsi o cosa fare pur di riavvicinarsi ad essa. Di certo non si sarebbe arreso, non avrebbe commesso quell'errore un'altra volta, ma non voleva comunque risultare invadente o maniaco agli occhi di Taehyung. Non sapeva più che fare.

Quel giorno era martedì e Jungkook non era andato a lavoro fingendosi malato. Era sdraiato sul divano di casa Kim a fare zapping in TV mentre mangiava un panino. Era solo in casa perché Namjoon e Seokjin erano usciti con Jimin per delle commissioni natalizie dato che avrebbero trascorso le feste insieme come erano soliti fare.

D'un tratto il suo telefono squillò e lui si sbrigò a rispondere non guardando neanche di chi si trattasse «Pronto?»

«Jungkookie!» la voce di Jimin riecheggiò dall'altra parte del telefono «Cosa stai facendo?» chiese innocentemente il biondo.

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