diciannove

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Taehyung prese a correre più forte di prima con il cuore che batteva fortemente contro la cassa toracica, minacciando quasi di uscire. Sperava davvero con tutto sé stesso che Jungkook fosse o non avrebbe saputo in quale altro luogo poteva cercarlo.

Durante il tragitto prese il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni e compose il numero del minore. Uno, due, tre squilli ma nulla, nessuno rispondeva.

Ho un dejavù di tutta questa situazione.

Gli veniva da piangere al ricordo di tre anni prima, quando stava andando proprio dove si stava dirigendo in quel momento per poter chiarire una volta per tutte con il ragazzo. Sperava solamente che la storia non si ripetesse ancora o non sapeva se ne sarebbe uscito vivo questa volta.

Arrivò ben presto davanti all'ex abitazione di Jungkook, ancora disabitata da quando era stata lasciata dalla famiglia Jeon. Entrò all'interno della recinzione e, con il cuore in gola, andò sul retro della casa. Lì trovo ancora imponente e forte il grande albero che occupava metà del grande giardino e che aveva accompagnato Taehyung e tutti i suoi amici durante la loro infanzia. La casa sull'albero era ancora in perfetto stato, proprio come l'ultima volta in cui ci era stato. All'interno di essa era presente una lieve luce fioca; Jungkook era lì.

Si lasciò andare in un pianto silenzioso e sorrise come non aveva mai fatto prima. Prese un respiro profondo e si avvicinò ad essa «Jungkook, so che sei lì!» urlò attirando l'attenzione del castano dalle punte bionde.

All'interno della casetta Jungkook era in preda all'ansia; sentire a quell'ora della notte la voce di Taehyung l'aveva destabilizzato e non sapeva come comportarsi.
Era uscito di casa dopo la cena trascorsa insieme ai suoi hyung poiché aveva bisogno di stare da solo con i suoi pensieri. Doveva capire qual era la cosa giusta da fare per sé stesso è per lui, perciò era andato nell'unico luogo in cui nessuno sarebbe stato capace di trovarlo.

Beh, quasi nessuno.

Era incredibile il fatto che nonostante fossero passati anni Taehyung era ancora l'unico in grado di saper leggere nella mente di Jungkook e a conoscerlo come nessun altro riusciva a fare, anche se apparentemente erano divenuti due perfetti sconosciuti.

«Jungkook, ti prego! Parliamo una volta per tutte.» continuò ad urlare il corvino, sperando che Jungkook si affacciasse o lo lasciasse salire.

Il minore si alzò titubante e si diresse verso la piccola finestrella che dava sul retro della sua ex casa. La aprì ed incontrò lo sguardo disperato e lucido di Taehyung, che continuava a richiamarlo.

«Tae.» sussurrò il più piccolo sentendo i suoi occhi divenire leggermente lucidi. «Come facevi a sapere di trovarmi qui?»

«Ti conosco, Jungkook.» sorrise il maggiore e il cuore del più piccolo perse un battito alla vista del viso sereno del suo amato. «Mi dispiace.»

Jungkook ridacchiò amaramente «Già, anche a me.» abbassò lo sguardo sulle sue mani.

«Non credevo.. non credevo che tuo padre ti avesse costretto ad andare via. Perché non me l'hai detto prima?»

«A cosa sarebbe servito? Tanto non mi avresti creduto e mi avresti lasciato ugualmente, proprio come hai già fatto.» gli si spezzò la voce.

Taehyung scosse la testa «Non l'avrei fatto, lo sai. Ti amavo troppo per lasciarti andare.»

«E adesso, Taehyung? Mi ami ancora?» chiese deciso Jungkook, incastrando i loro sguardi. Ebbero entrambi una scossa alla spina dorsale a quel contatto. È arrivato il momento di chiarire una volta per tutte questa situazione.

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