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quel pomeriggio...

"che cosa vuoi ascoltare, timmy the pooh?" tubò lia mentre cercava di mettersi comoda nella sua macchina. erano a circa due minuti nel giro in macchina di due ore dalla loro città a New York a una piccola città balneare in cui i loro genitori erano soliti andare tutti insieme da ragazzi; tutti erano d'accordo nell'avere i "giovanotti" in una macchina e i "vecchietti" in un'altra così che potessero ascoltare tutta la musica che volevano e parlare di ciò che volevano (i genitori di solito parlano di quando vogliono che timothèe e amelia si sposino comunque).

"è strano! non chiamarmi così!" ridacchiò lui, guardando verso pia prima di allungare la mano per provare a farle il solletico ma la mancò completamente perchè stava cercando, insomma, di non schiantarsi e morire.

amelia rise rumorosamente spingendo via da lei la sua mano prima di afferrarla e stringendola stretta da farlo guaire.

la sua mano andò verso le sue cosce che erano, stranamente, uno dei punti in cui soffriva di più il solletico. "basta, baSTA! TIMMY PER FAVORE!" pregò lei attraverso le risate, il suo petto che si sollevava.

"okay, okay! Solo perché preferisco non trovarmi sul titolo di un giornale che dice "DUE ADOLESCENTI TROVATI MORTI IN UN INCIDENTE D'AUTO, CAUSA DELLA MORTE: SOLLETICO."

lei rise rumorosamente, guardando verso il ragazzo molto sorridente che sembrava fiero della sua battuta.

dopo alcuni momenti di silenzio, amelia arrossì quando realizzò che la sua mano era ancora lì, ferma sulla sua coscia.

la voce angelica di Rex Orange County riempiva la macchina andando avanti col viaggio; entrambi stavano cantando sul testo (qualche volta timmy smetteva di cantare per ascoltare la voce di lia adorava nonostante lei pensasse l'opposto), all'inizio lievemente ma dopo poco stavano già urlando mentre dei grossi sorrisi si spargevano attraverso i loro visi.

"CAUSE I DON'T WANNA SE YOU CRYYYYinnnnnG"

"yOU DON'T HAVE TO FEEL THIS EMPTINESSSSSSS"

"SHE SAID I LOVE YOU TILL THE DAY THAT I DIIIIIEEEE"

questo continuò per circa altre tre canzoni prima che rimanessero seduti senza fiato sussurrando il testo di 'A Song About Being Sad', una sua canzone più tranquilla. Era ovvio che stessero riflettendo su tutto e su niente nelle loro teste, la loro nostalgia che andava da triste a felice.

improvvisamente, timmy ridacchiò sotto il suo respiro, catturando la sua attenzione. "ricordi quella volta in cui andammo a pattinare sul ghiaccio e tu scivolasti così forte che il telefono nella tua tasca di dietro si ruppe!"

"oh mio dio! è stato così imbarazzante! quello che ci lavorava stava anche ridendo mentre mi aiutava ad alzarmi!" disse lei.

"tutti stavano ridendo di te! mi sono quasi pisciato addosso quel giorno!"

"timmy! sai che oggi è esattamente un anno da quando è successo!"

"cosa?! io tempo vola così in fretta. come lo sai?"

"yo conservato il biglietto da quel giorno, è nello specchio del mio armadio insieme a tutti gli altri ricordi." gli ricordò lei. conservava ogni singolo biglietto di qualsiasi cosa che aveva fatto che fosse vagamente divertente, la maggior parte di queste includeva timmy.

lui aggrottò le sopracciglia mentre si chiedeva perché non lo aveva mai notato. era stato nella sua stanza migliaia di volte! per tutti i suoi specchi ci sono fotografie polaroid, biglietti, lettere, e piccoli disegni.

"devo essermelo perso." borbottò lui mentre strinse per una volta la sua coscia, sorridendole. lui si sentiva particolarmente felice per qualche ragione. aveva le farfalle nello stomaco.

lia mise la propria mano sulla sua prima di spingere il suo sedile un po' indietro in un altro tentativo di mettersi comoda. chiuse gli occhi e pensò al weekend che stava per arrivare fino a quando non si addormentò.

sudante tutta l'ora e mezza in cui dormiva, timothèe ebbe l'occasione di ammirarla come faceva sempre. studiò la curva del suo naso e le lentiggini chiare che spuntavano sul suo viso senza trucco. moriva dalla voglia di accarezzare la sua guancia o passare le dita tra i capelli mentre lei sembrava così tranquilla durante il suo sonno. lui ridacchiò un po' quando la sua bocca si aprì sapendo che lei probabilmente avrebbe pensato di sembrare orribile. pensava che fosse adorabile.

dopo aver ricevuto una chiamata da sua madre (in cui sussurrò tutto il tempo per non svegliare la "bestia addormentata" che stava trasportando) venne a sapere che i "vecchietti" stavano programmando di fermarsi in un diner a pochi chilometri sulla strada. lui gli disse che stava per andare direttamente in qualsiasi hotel o appartamento sarebbero stati perché loa era sembrata stanca tutto il giorno.

mezz'ora dopo, arrivò alla casa gialla sulla spiaggia che spiccava mentre il cielo era terribilmente nuvoloso e cupo. prese sia la sua borsa che quella di amelia prima di aprire lo sportello del passeggero e slacciare la sua cintura. si mise a pensare se avrebbe dovuto scuoterla gentilmente fino a svegliarla, ma un sorriso contorto apparì sulla sua faccia.

mise "Bartier Cardi" a tutto volume sul suo telefono, appoggiandolo direttamente sul suo orecchio.

"cos- oh TIMMY SEI COSÌ FASTIDIOSO!" gli urlò lia, assonnata. lo spinse via di torno prima di uscire dalla macchina.

"siamo ARRIVATIII" disse lui con un tono canterino.

"stammi lontano!"

"questo non è il modo in cui dovresti trattare l'uomo che ha guidato un mostro che russa per due ore e che adesso sta portando tutte le tue borse e le sue!" rimproverò lui sorridendole e scompigliandole i capelli.

"fanculo."

"sei come il puffo brontolo."

"timmy, cretino. brontolo era un nano."

"oh. bene. benvenuta a casa!" disse lui allegramente, aprendo la porta con le chiavi che erano nascoste in modo poco sicuro sotto lo zerbino.

lia si diresse immediatamente verso la prima camera da letto che riuscì a trovare, lasciandosi cadere sul letto.

"timmy. vieni a farmi le coccole." mormorò lei mentre era a pancia sotto sul letto.

"no! sei stata crudele con me!" rimarcò lui, ma c'era gioia evidente nella sua voce.

"per favore."

"no."

"per favoooore."

"nooooo."

"PER FAVOOOOOOORRREEEEEE!"

"gesù cristo okay! sei una psicopatica."

si posizionò sul letto sdraiandosi con la schiena sul materasso. lei si mise subito comoda contro di lui,  aggrappandosi a lui come un koala. le sue mani andarono verso la parte bassa della sua schiena, alzandole un po' la maglia così che potesse tracciare dei disegni o disegnare delle forme. la sua azione preferita da farle, in ogni caso, era scrivere il suo nome.

lo ripetè ancora e ancora fino a quando il respiro di lei sembrò equilibrato. pensò che stesse dormendo fino a quando lei non sussurrò "grazie timmy. mi dispiace di essere stata una stronza."

"è okay piccola, ci sono abituato."

"ti voglio bene."

"ti voglio bene anch'io."

my boy - timothée chalamet [ITA translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora