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poco dopo, amelia si trovava nell'auto di un ragazzo che conosceva a malapena. le sudavano le mani ma non riusciva a distinguere se fosse perché lui la rendeva nervosa o perché non era con timothée, o ancora perché si trattava di un completo estraneo e sinceramente, la sua macchina odorava vagamente d'erba. poteva venire assassinata e il suo necrologio avrebbe soltanto recitato 'te l'avevo detto' perché aveva parlato con uno sconosciuto.

a peggiorare le cose, la macchina di timothée era parcheggiata giusto di fronte a quella di cole. amelia si impegnò al massimo per nascondersi, chinandosi costantemente per 'guardare' dentro il proprio zaino o spingendo prima su e poi giù a ripetizione lo specchietto. aveva notato che cole la guardava in modo strano senza aver ancora chiesto il perché. o aver chiesto il motivo per cui si trovava da sola nel corridoio con il viso macchiato dalle lacrime. aveva anche notato che timothée era assorto nella macchina di fronte a loro: stava parlando con saoirse.

il telefono di amelia squillò proprio mentre cole inseriva la retromarcia.

timothée <3:

dove sei?

è lunedì )-:

amelia sbuffò un sorriso amaro. proprio di fronte ai suoi occhi, stava mostrando tutto tranne che tristezza. continuava a ridere con saoirse, e a sorriderle. e se si fosse sporta abbastanza probabilmente avrebbe potuto vedere timothée che arrossiva.

non significava niente per lui? tutte quelle giornate? niente?

imprecò sottovoce prima di gettare il telefono sul pavimento dell'auto di cole. lui guardò verso di lei un paio di volte prima di chiederle in modo incerto se stesse bene.

voleva così tanto rispondere di no e spiegargli tutto. spiegare la sua collera e tristezza e insicurezza. ma rimase lì seduta in silenzio finché, qualche minuto dopo, non rispose con un mite 'sì'.

dopo poco tempo arrivarono in caffetteria e il suo stomaco si strinse per la miliardesima volta quel giorno. quello era un appuntamento, huh? si maledì nella propria testa; sicuramente cole era carino, ma lei lo stava portando verso quella direzione. non pensava di poterlo frequentare in quel senso. non con timothée sempre tra i suoi pensieri. ma anche in quel caso, chiaramente lei non era tra i pensieri di timothée.

forse era una sorta di vendetta. non se ne accorse ma ritornò con i piedi per terra quando cole aprì la porta per lei.

dentro la caffetteria, lui era incredibilmente cordiale e dolce e timido e mille altre cose che aveva sempre desiderato trovare in un ragazzo. si accorse molteplici volte di stare arrossendo e per un attimo non pensò neanche a timothée. però, lui non era timothée.

improvvisamente cole si avvicinò a lei. "è un po' un rischio e so che ci siamo appena conosciuti, letteralmente oggi, ma posso invitarti fuori? per san valentino?"

amelia rimase zitta per un po'. era scioccata. non sapeva cosa dire, cosa ne sarebbe stato delle sue tradizioni con timothée? cosa sarebbe successo se improvvisamente lui avesse cancellato i suoi piani e sarebbe stata lei l'unica a rovinare la loro ricorrenza.

"c-cioè non d-devi farlo per forza. mi dispiace, è che sei davvero bella e sei una compagnia davvero piacevole e mi piace parlare con te e mi sento-"

"sì cole. sì, uscirò con te mercoledì." merda, aveva davvero accettato? non aveva intenzione di farlo, è che lui stava inciampando sulle sue parole e si era sentita in colpa verso il povero ragazzo agitato.

lui sospirò e sorrise. erano seduti l'uno affianco all'altra così colse l'opportunità, e la baciò. istintivamente amelia sobbalzò e indietreggiò, quelle labbra non sembravano per niente come quelle di timothée.

"mi dispiace cole. mi dispiace davvero davvero davvero tanto. è solo che. tu sei simpatico e ador- non posso." amelia divagò mentre raccoglieva le proprie cose e correva fuori dalla caffetteria verso la strada.

semplicemente non sembrava corretto. non era timothée e lei non poteva ingannarlo in questo modo. si sentiva una persona incredibilmente orribile. per quello che ne sapeva, timothée poteva essere fuori da casa sua ad aspettarla, sentendosi deluso che lei non fosse arrivata. o magari no.

la vista le si offuscò per le lacrime e scosse la testa. non poteva credere di stare piangendo. timothée doveva essere l'ultima persona sulla terra a farla piangere ma eccola lì. prese il telefono e iniziò a scrivergli un messaggio, chiedendogli di venirla a prendere, ma l'ultimo messaggio che le aveva mandato le fece eliminare ciò che stava scrivendo, presa dalla rabbia.

alla fine camminò fino a casa. giocò per tutto il tempo con le maniche della felpa che stava indossando. quando realizzò che fosse di timmy imprecò ma non riuscì a imporsi di togliersela. seduta sul letto, respirò l'odore sulla sua giacca: il suo profumo. si sdraiò col viso sul soffitto in silenzio finché non si addormentò.

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per quanto riguarda timothée, stava provando la stessa quantità di emozioni, forse anche di più. non sapeva cosa ci fosse di sbagliato in lui. prese impegni con saoirse per sfizio, non sapeva neanche a cosa stesse pensando. il nervosismo ebbe la meglio su di lui quando gli chiese che piani avesse per san valentino la sera prima.

certo, si comportavano in modo amichevole e pensava che lei fosse bella, ma semplicemente non era sicuro riguardo quello che stava accadendo. aveva detto a se stesso che magari aveva una cotta per lei e ci voleva un po' per far uscire i propri sentimenti in superficie. 

ma si stava anche ripetendo che non era giusto. che forse si stava distraendo da qualsiasi cosa fossero lui e amelia, sfruttando saoirse. era così sbagliato. ma ormai era andato troppo oltre.

lo baciò quella mattina. era prima dell'inizio delle lezioni, timothée era mezzo addormentato e si chiedeva perché amelia non gli aveva questo un passaggio quel giorno. saoirse andò verso di lui nervosamente e gli disse che era entusiasta per i piani che avevano fatto per mercoledì. disse che non era mai stata in un posto così elegante come quello in cui sarebbero andati, ma che era emozionata. si mise sulle punte per baciargli la gente ma stupidamente lui girò la testa. non intendeva farlo, pensava che lei- be', in realtà non sapeva bene cosa stesse accadendo in generale. ma accadde. si baciarono. e il suo stomaco cadde a terra.

a pranzo, saoirse si accoccolò su di lui e lui sentiva di doversi tirare indietro ma non riusciva a costringersi ad evitarla, così le diede corda. non voleva ferirla, ma al tempo stesso stava ferendo amelia. e non poteva negare di sentirsi nervoso intorno a saoirse, ma lui era sempre stato un ragazzo nervoso.

quando amelia corse fuori dalla sala pranzo, il suo cuore perse un battito e stava per alzarsi, ma accadde di nuovo. saoirse lo baciò. lui le sorrise timidamente e ricambiò il bacio. non riusciva a contenersi. nella sua testa, si stava maledicendo per aver ceduto ai suoi bisogni da ragazzino. non era mai stato il tipo. gli ormoni o qualsiasi cosa stesse accadendo nel suo corpo lo stavano confondendo.

durante il giorno vide vagamente amelia, ma quando successe sembrava che lei si stesse affrettando verso la direzione opposta. una volta provò perfino ad andarle dietro ma saoirse lo fermò e gli chiese se la volesse accompagnare in classe. il suo stomaco era pieno di colpevolezza e farfalle. si sentiva così sbagliato. così deludente.

all'ultima campana aspettò all'armadietto di amelia, ma fu invece accolto da saoirse, ancora una volta. "vuoi fare qualcosa dopo scuola, timmy?" chiese con le guance arrossate.

lui esitò a rispondere, pensando agli impegni presi con amelia, ma sembrò una speranza svanita. non sapeva dove fosse.

dentro la sua macchina, sentì di poter vomitare da un momento all'altro. non sapeva cosa stava succedendo. amelia era arrabbiata? be', probabilmente, ma dov'era? voleva parlarle così tanto, ma era anche un po' grato di non riuscire a trovarla. non voleva essere costretto ad ammettere che c'era qualcosa tra lui e saoirse anche se amelia meritava di saperlo. non voleva vedere quell'espressione sul suo volto. era deluso da se stesso.

my boy - timothée chalamet [ITA translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora