11 - Discepolo di Pitagora

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[22 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

- Cazzo, Atsushi concentrati è la quarta volta che te lo spiego!

Chuuya sospirò guardando esasperato li libro aperto di matematica davanti a loro. Era sabato mattina e stava dando ripetizioni ad Atsushi, un ragazzo sui dodici anni timido ed ingenuo.

- La somma dell'area di questi due quadrati è uguale all'area di quello costruito sull'ipotenusa.

- Sì, questa cosa l'ho capita Chuuya-San...

- Allora cosa c'è che non ti è chiaro? Perché non riesci a risolvere questo semplice problema?

- La regola l'ho capita e ho imparato a memoria la formula, per non so come utilizzarla in questo problema...

Chuuya fissò il foglio scarabocchiato di numeri davanti ad Atsushi, cercando di pensare al giusto modo per spiegare a quel ragazzino come si utilizzava il teorema di Pitagora in un problema.

- Atsushi-Kun, ti sei almeno fatto un disegno?

- No...

- Allora fattelo qui a lato, serve per capire meglio.

Atsushi impugnò maldestramente righello e matita e si mise al lavoro sotto lo sguardo attento di Chuuya.

Dopo vari disegni e tante spiegazioni Atsushi riuscì a risolvere il problema con grande sollievo di Chuuya che si lasciò scappare un esasperato "alleluia" facendo arrossire per l'imbarazzo i ragazzino.
Chuuya si alzò dal tavolo della cucina della famiglia Nakajima e si fece scrocchiare la schiena.

- Molto bene Atsushi-Kun, direi che per sta mattina il tuo cervello ha fatto abbastanza... Pausa?

Atsushi annuì imbarazzato. - Mia mamma ci ha lasciato succo e biscotti per fare uno spuntino... Un secondo e li prendo.

- No, sta pure seduto, faccio io. Non voglio vederti rovesciare tutto come l'altra volta...

Atsushi abbassò lo guardò e si fissò le mani. Il sabato precedente, mentre prendeva il tè freddo dal frigo era inciampato e aveva rovesciato tutto bagnando completamente il povero Chuuya, al quale poi aveva dovuto prestare dei suoi vestiti che, siccome nonostante le età diverse erano più o meno alti uguali, erano pure della giusta taglia.

Chuuya prese la merenda, la sistemò sul tavolo, riempì due bicchieri di succo e ne porse uno ad Atsushi.

- Perfetto, qui!

- Grazie mille, Chuuya-San.

- Ehi, senti un po' Atsushi, come va a scuola?

A quelle parole Atsushi irrigidì le spalle, era evidentemente una domanda a cui non avrebbe voluto rispondere. Chuuya fu tentato di ritirare la domanda, ma nelle ultime settimane aveva visto il ragazzino particolarmente teso, nervoso e, in qualche modo, perfino più fragile del solito, aveva come la sensazione che c'era qualcosa che non andava.

- C'è un ragazzo più grande...

Cominciò Atsushi dopo una pausa interminabile, se c'era una cosa che Chuuya sapeva bene del ragazzino era proprio che non era in grado di mentire, specialmente alle domande dirette come quella che gli aveva appena posto.

- Non... Non gli sto troppo simpatico ecco...

- E che fa ti picchia, se ti fa qualcosa devi dirlo, ok?

Atsushi deglutì:

- Non lo so mi fa paura, mi guarda sempre come se il suo più grande desiderio sia vedermi morto... E mi manda certe frecciatine... Mi fa tornare in mente il mio vecchio tutore... Quello di quando andavo all'orfanotrofio... Però non ha mai alzato le mani su di me, per il momento...

- Devi reagire Atsushi-Kun, smettila di fare la vittima è affrontalo!

Atsushi abbassò lo sguardo.

- Sì... Me lo dice sempre anche Dazai-San...

Chuuya strabuzzò gli occhi e chiese forse con troppa aggressività:

- Cos'hai detto?

- Ni-Niente...

- Niente un cazzo, Dazai? Un tipo scuro ricoperto di bende? Lo conosci?

Atsushi annuì timido. Chuuya sbuffò, perché dove vederselo spuntare davanti ovunque, decise in ogni caso di cambiare discorso, non gli andava di parlare di quella fastidiosa mummia ambulante.
Atsushi dopo un lungo momento di silenzio chiese titubante:

- Senti, Chuuya-San... Mia mamma voleva sapere come sta tua nonna...

Chuuya distolse brusco lo sguardo, per posarlo su un vecchio e contorto albero che cresceva nel giardino della casa e si riusciva a vedere dietro l'ampio e pulito vetro della finestra.

-  Scusami... Non volevo essere inopportuno...

- Fa nulla. Mia nonna... La vedo sempre più debole, nulla di grave eh... Però... Ho questa strana sensazione, forse è solo una stupida paura, ma sento come se potessi rimanere solo da un momento all'altro.

Atsushi lo fissò in silenzio, molto probabilmente non sapeva cosa dire e temeva di essere inopportuno... Chuuya si godette quel attimo di silenzio. Si sentivano solo i loro respiri e gli ovattati rumori provenienti dall'esterno, ed ebbe come la sensazione che non ci fosse bisogno di altro. L'ingenuità di Atsushi e il suo carattere mite e gentile sembrava regalargli ogni volta un po' dell'infanzia che gli era stata strappata via troppo presto con la morte dei suoi genitori. Sua mamma era morta in un incidente d'auto quando non aveva ancora 8 anni. Se la ricordava, sua mamma, e portava ancora dentro di sè il vuoto che la sua morte gli aveva scavato.

A 8 anni era diventato forte per nascondere tutta la fragilità e i cocci infranti che si portava nel cuore.

Suo papà lo aveva lasciato un anno dopo. Nessuno aveva mai spiegato bene a Chuuya le dinamiche della sua morte, ma si ricordava che l'uomo si era fatto instabile motivo per cui Chuuya passava molto tempo con la nonna e la zia, la sorella e la madre di sua mamma. E poi un giorno suo padre era morto, non sapeva né come né dove, sapeva solo che era successo...
Nutriva i suoi dubbi sulla vera morte del padre, aveva i suoi sospetti, eppure... Eppure non era ancora riuscito a trovare il coraggio di parlarne con sua nonna...

Sapeva infatti che certe volte è il caso che il passato resti passato.


A. A.
Questo capitolo è un po' corto e di passaggio... Però comunque importante e poi non so perché Chuuya è Atsushi ce li vedo bene come amici, bah i miei problemi. Comunque spero vi piaccia come tutti gli altri e in quel caso vi invito a lasciare una stellina e se proprio non sapete che fare anche un commentino. Byeee.

We are falling like the stars - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora