40 - Dalla padella alla brace

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[105 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

Altri due spari, poi silenzio...

Chuuya aprì un occhio, poi l'altro.

Perché non era morto? Perché non sentiva alcun dolore oltre alla testa dolorante e la gamba ferita?

Dopo un attimo di smarrimento i suoi occhi si soffermarono sul corpo agonizzante dell'uomo che lo aveva aggredito. I proiettili l'avevano raggiunto l'uomo in tre punti, un colpo alla mano dove teneva la pistola, uno al fianco e uno alla spalla.

- Cosa...?

Chuuya si guardò intorno confuso cercando di ricostruire quello che era successo. I suoi occhi incontrarono il sorriso di un ragazzo, che a bordo di una costosa e nuovissima decappottabile, lo guardava in modo enigmatico mentre abbassava una pistola.

- Te la sei vista brutta, eh?

Chuuya in risposta si limitò ad annuire e ad allontanarsi con circospezione dall'uomo ch gemeva a terra. Se non fosse stato per quel ragazzo probabilmente ora quello a terra pieno di buchi sarebbe stato lui.

- Sei ferito, ragazzino! Sali, ti porto a casa mia hai bisogno di cure.

Esclamò il giovane a bordo della macchina facendogli segno di sedersi accanto a lui, nel posto del passeggero, sempre con il suo sorriso enigmatico.

- Non... Non si preoccupi, casa mia non è lontana.

Disse Chuuya con la bocca piena del sapore metallico del sangue.

- Non credo proprio, hai almeno un'ora di cammino, due e mezza nelle condizioni in cui ti trovi, vuoi essere aggredito di nuovo?

- No, ma...

- Allora, forza sali.

- Lei come fa a sapere quanto è distante casa mia? 

- Si capiva dal modo in cui hai detto non è lontana. E dammi pure del tu.

Rispose il ragazzo con un'alzata di spalle, mentre Chuuya che non aveva altra scelta salì in macchina.

- Ti sporcherò un po' i sedili, sono ferito...

L'uomo alzò le spalle.

- Questa macchina ha visto molto più sangue...

- Eh?

Chuuya lo guardò confuso, probabilmente stava scherzando, ma la sua voce seria non tradiva nessuna ironia.
Quello strano ragazzo stava per partire, quando si bloccò, la mano pronta a stringere il volante ferma a mezz'aria, poi tornò alla pistola, la prese e in un attimo, con una precisione millimetrica sparò un colpo in testa all'aggressore di Chuuya mettendolo a tacere per sempre.

- Bene, molto bene.

Commentò e si infilò la pistola in tasca. Chuuya con gli occhi fissi sul cadavere deglutì, poi si girò verso la persona che lo aveva soccorso cercando di capire se il fatto di farsi portare a casa sua per essere curato fosse effettivamente una buona idea. Probabilmente no... Ma cosa potava fare?

Il ragazzo mise in moto.

Era troppo tardi per tirarsi dietro a quel punto

- E lasci lì il cadavere, in mezzo al vicolo?

- Sì, perché?

- Non succederà un casino quando lo troveranno?

- No, questa è Yokohama.



Durante il tragitto Chuuya, grazie alla luce artificiale dei lampioni, aveva osservato il più discretamente possibile il ragazzo accanto a lui.

Doveva essere sulla ventina, aveva i capelli scuri lisci poco sopra le spalle tirati indietro da degli occhiali da sole. Il suo abbigliamento era degno della Ferrari che guidava. Probabilmente solo i calzini valevano il doppio di tutti i vestiti che in quel momento Chuuya indossava.

We are falling like the stars - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora