[59 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]
Chuuya aveva già partecipato a diversi funerali.
Il bianco dei fiori sulla tomba, l'odore troppo dolce dei mughetti, lo sguardo triste nei visi delle persone.
Aveva già vissuto tutto quello.
Quando era morta sua madre aveva circa otto anni, l'anno dopo era morto suo padre e quando se ne era andato il nonno ne aveva dieci di anni.Sua nonna era morta in silenzio nel suo letto, probabilmente di infarto. Se ne era andata senza alcun rumore, poco dopo che Chuuya era uscito di casa.
Lui era stato l'ultima persona con qui l'anziana signora aveva parlato.
Camminava nel bianco sporco delle tombe segnate dal tempo del piccolo cimitero. Dunque era quello che sarebbe rimasto di sua nonna? Una lapide pronta a essere temprata dal tempo?
Si avvicinò alla fossa, ci guardò dentro, la bara era stata posizionata in fondo, tra mura di terra.
Le parole del celebratore sembravano alle sue orecchie in un'altra lingua. Chiuse gli occhi, voleva solo che tutto quell'inutile e lunghissimo addio finisse.Cosa stavano facendo? Stavano dicendo addio a un corpo inanimato... Una cosa pressoché inutile... Si disse Chuuya cercando di non lasciarsi sfuggire nessuna lacrima di fronte a tutte quelle persone.
La mano di sua zia sulla spalla sembrò richiamarlo per un'istante alla realtà.
Vide Koyo prendere una manciata di terra dal cumulo accanto alla fossa e gettarlo sul legno chiaro della tomba. Invitato a imitarla, Chuuya fece lo stesso.
Tra le mani aveva solo una manciata di morbida terra, ma gli sembrava di avere sul il peso del mondo, quando aprì la mano e la lasciò scivolare via, sentì il cuore stringersi in una morsa, il nodo che aveva in gola si fece più stretto.
Era più grande, quindi più consapevole... Non l'avrebbe rivista... Non avrebbe rivisto sua nonna mai più.
Fu in quel momento, tra migliaia di tombe contenenti solo gusci vuoti in disfacimento, che comprese che non temeva la morte.
Da piccolo l'idea che dopo ci fosse solo il nulla lo terrorizzava, ma in quel momento... In quel momento tutto aveva un altro sapore. Forse il silenzio era la conclusione migliore, quella da desiderare più ardentemente.
La vita era una sola, ma se la sarebbe fatta bastare. Gli bastava già...
Però...
Non avrebbe mai fatto come Dazai. Uccidersi era un po' come mancare di rispetto a sè stessi e a tutte le altre persone. Cercare la morte era un po' come scappare e Chuuya non era qualcuno che fuggiva.
La terra cadde sulla bara con un rumore quasi impercettibile, migliaia di granelli sul legno. Chuuya chinò il capo verso la tomba, per salutare sua nonna un'ultima volta. Poi si spostò un po' in disparte per lasciar fare ai becchini il loro lavoro.
Sua zia lo abbracciò forte, mentre vedevano la terra lentamente ricoprire la bara, poi una volta che la fossa fu riempita fu posata lì una lapide temporanea, che sarebbe rimasta in attesa che quella in marmo fosse pronta.
Non pioveva, ma il cielo era una cupola di nuvole di un bianco grigiastro, bucato qua e là dai raggi del sole che si avviava lentamente verso l'orizzonte.
La maggior parte delle persone se ne stava andando, non prima di aver riservato a Chuuya e sua zia un saluto pieno di compassione e dolore. Erano rimaste poche persone. Amiche e amici cari della loro famiglia.
Chuuya osservò la tomba accanto a quella della nonna.
La foto della madre gli sorrise con timidezza. Le lacrime che non erano mai uscite chiedevano di essere liberate, ma lui le scacciò via.
Sperò che in quel qualcosa dopo la morte di cui tanto gli avevano parlato in cui tanto aveva sperato sua nonna e sua mamma fossero di nuovo insieme, magari anche con il nonno. Seppellito anche lui poco più in là.
Fece per allontanarsi assieme a sua zia e agli amici più cari. Quando si fermò e tornò indietro.Si chinò e posò un fiore sopra il cumulo di terra sotto la quale era chiuso, sigillato il corpo della nonna.
Una semplice margherita, sua nonna amava quel fiore, diceva che faceva sembrare la terra un riflesso del cielo stellato. Ci sono terre migliori di cieli. Ecco che cosa volevano dire le margherite per lei.
- So che non sei più qui e che probabilmente non puoi sentirmi, ma buon viaggio nonna.
Chuuya si tirò su e si incamminò dietro gli altri, asciugandosi quell'unica e fugace lacrima che era scappata via dai suoi occhi.
Il sole sembrava tuffarsi in mare, sbucando dalla coltre di nuvole che andava diradandosi sempre di più.
Chuuya era solo. Aveva bisogno di quel silenzio. Dopo il funerale alcuni amici erano andati a casa sua a fare un po' di compagnia a Koyo e lui ne aveva approfittato per sgattaiolare via in cerca di tranquillità.
Il freddo metallo del container sul quale era seduto in una sperduta zona del porto gli penetrava i vestiti. I suoi soliti vestiti, si era cambiato non appena tornato a casa.
Era salito in moto e l'istinto l'aveva portato lì, in quell'angolo di mondo dimenticato da tutti, dove qualche volta aveva portato Dazai.
Chuuya chiuse gli occhi e lasciò che il vento impregnato degli odori della città gli scompigliasse i capelli, una silenziosa carezza. Le onde battevano contro il molo ad un ritmo tutto loro, un gabbiano si posò su una boa con il suo gracchiare, in lontananza uomini gridavano. Il mondo andava avanti e Chuuya aveva la sensazione di essere rimanere incredibilmente indietro.
Rimase seduto lì per un'eternità a osservare il cielo che perdeva i suoi colori vivaci e tutte le sue nuvole.
Poco distante i lampioni si accesero, come le luci di segnalazione delle barche in lontananza.Ad un certo punto Chuuya sentì dei passi, passi lenti e misurati avvicinarsi sempre di più, non si mosse.
I passi si fermarono ai piedi del container:
- Sapevo che ti avrei trovato qui, Chuuya-Kun.
Sì, quella era la voce di Dazai. Chuuya sorrise non visto, ma non rispose.
- Sono stato al funerale prima, ma sono andato via presto, c'era tanta gente. Troppa per i miei gusti.
Chuuya annuì, non aveva nulla da dire.
Rimsero in silenzio per un bel po', uno seduto in alto su container, Dazai in piedi lì sul molo, a fissare il mare con le mani in tasca.
Ad un certo punto Chuuya alzò gli occhi al cielo che come al solito gli restituì solo uno sguardo nero. Si lasciò sfuggire una debole risata priva di gioia:- Il cielo sarà sempre nero per me, non è vero?
In realtà le sue parole non erano rivolte a Dazai, non erano rivolte a nessuno in particolare a dire il vero, era solo un pensiero che gli era uscito a voce troppo alta.
Dazai sussurrò un "vieni", poi lo fece scendere dal container e gli fece segno di salire in moto, poi si sedette dietro si lui.
- Parti e ascoltami, ti porto in un posto, Chuuya-kun.
A. A.
Okay... Giuro che non ho pianto, giuro eh...
Ora sono curiosa di sentire le vostre ipotesi, dove Dazai starà portando Chuuya? 😏
Restate con noi (con me a dire il vero) per scoprirlo! Alla prossima puntata! Okay no, mi devo calmare... Insomma c'è appena stato un funerale... *realizza e piange*
Okay, oggi sono messa peggio del solito, sopportatemi...
Che poi ho appena finito di vedere Yuri on Ice e me ne sono completamente innamorata, dovrebbe uscire il film chissà quando e boh voglio troppo vederlo... Che bello quell'anime *sospiro sognante*
STAI LEGGENDO
We are falling like the stars - Soukoku
Fanfiction[COMPLETATA :P] - Non riesco ancora a capirti come vorrei, Chuuya-Kun, ma una cosa l'ho compresa chiaramente di te... - Cosa? Sentiamo. - Tu hai un sogno... Un folle sogno che custodisci gelosamente, che ti brucia dentro da sempre e che cerchi di na...