17 - Autoinviti

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[48 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

Era giovedì e Chuuya stava finendo il lavoro in officina. Per il momento, data la quantità di lavoro e compiti, aveva accantonato il progetto di aggiustare la moto che si prospettava piuttosto lungo e impegnativo, se non impossibile.
Con Dazai le cose, da quel venerdì pomeriggio, stavano andando parecchio male, anzi non stavano andando proprio. A scuola negli ultimi giorni non si erano neanche parlati e entrambi cercavano di evitare l'altro, infatti quando Chuuya, mentre finiva di aggiustare un motore, strabuzzò gli occhi trovandoselo lì davanti in officina.

Dazai entrò nel grande capannone con le mani in tasca che giocherellavano con un buchino che aveva nella fodera della tasca. All'odore chimico che alleggiava lì dentro storse appena il naso. Non gli dispiaceva, però. Si guardò intorno cercando Chuuya con gli occhi, lo trovò nascosto in una macchina con indosso vestiti vecchi e macchiati di una sostanza oleosa e nera. Prima di notarlo il ragazzo dai capelli rossi si gettò una ciocca arancione dietro l'orecchio con un gesto secco del capo.
Dazai si avvicinò in silenzio e quando incontrò lo sguardo sorpreso dell'amico sorrise. In quel suo modo un po' malinconico, un po' beffardo, un po' rassegnato.

- Che ci fai qui?

Dazai rispose con un'alzata di spalle.

- Hai finito?

Chiese poi indicando con un cenno del capo il motore.
Chuuya rispose con un'alzata di spalle, guardando Dazai con aria di sfida. Il ragazzo non poté non scoppiare a ridere:

- Ho capito, Chuuya-Kun... Ti aspetto fuori. E non pensare di svignartela dall'uscita laterale, sì, so che l'hai appena pensato. A fra poco.

Detto questo uscì da dove era entrato lasciando Chuuya, parecchio infastidito, al suo lavoro.

Chuuya, dopo essersi cambiato e sistemato, finito il lavoro in officina per quel pomeriggio uscì dalla porta salutando Tachihara, che come suo solito stava sistemando una qualche costosissima e stupenda auto e Hirotsu, che fumando una sigaretta leggeva un giornale seduto al bancone.
Quando uscì e vide Dazai seduto su un muretto chino sul suo telefono con parcheggiata accanto una moto costosissima, bellissima e modernissima non poté fare a meno di lanciare un grido sorpreso.

- Cazzo Dazai, quella moto è stupenda! È tua?

Dazai alzò lo sguardo dal cellulare, poi allargò la bocca in un sorriso radioso:

- No, è tua.

Chuuya lo fissò inebetito per dieci secondi buoni, sembrava che i pochi neuroni ancora vivi nel suo cervello che avessero dimenticato come svolgere una sinapsi correttamente. Aveva sentito bene? Tua? Cioè sua?
Cosa?

- Ti dovevo una moto...

Spiegò Dazai timidamente, poi nel vedere la faccia sconvolta di Chuuya si allarmò:

- Che c'è non ti piace? Forse è il colore... Se vuoi si può cambiare, insomma se c'è qualcosa che non va dimmelo che...

Non riuscì a finire la frase che Chuuya gli fu letteralmente addosso e lo abbracciò senza neanche rendersene conto.

- È stupenda! E poi è rossa! Cioè Wow!

Dazai rise imbarazzato e Chuuya sciolse l'abbraccio, troppo esaltato per accorgersi che l'atmosfera si era fatta tesa e stranamente calda.
Stava per salire a cavalcioni della moto quando si fermò a metà del gesto con una gamba in aria, poi si girò verso Dazai con sguardo confuso, stava per esprimere alcuni dubbi che gli erano sorsi in mente quando Dazai, immaginando i suoi pensieri lo anticipò:

- No, non provare a dire che non puoi accettarla o cose così, l'ho comprata per te e te la tieni!

Chuuya sbatté le palpebre cercando di metabolizzare l'accaduto, poi di colpo si riprese e montò a cavalcioni della moto con gli occhi luminosi.

We are falling like the stars - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora