"Dai, tocca a te!" esclama Clarke estasiata per la sua quasi vittoria.
Stava giocando a scacchi in compagnia del suo migliore amico Wells, ma lui era, per l'ennesima volta, distratto dalla bellezza appena vista dal sorriso di Clarke.
Lui era innamorato di lei da anni, ormai. Non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo perché non voleva rovinare il loro bel rapporto di amicizia ma, con il passare del tempo, diventava sempre più evidente e Clarke non aveva perso occasione, ogni volta che la fissava, di chiedergli cosa c'è che non andasse...lui rispondeva quasi sempre con un "no, nulla tranquilla" sviando il discorso e continuando a parlare di altro.
Wells fa la sua mossa con esitazione, quasi stufo di perdere ogni volta che giocava con Clarke.
"Evvai! Scacco matto!" urla dalla gioia la ragazza. "Ma non è giusto, tu mi distrai...lo fai apposta" protesta Wells.
"E con cosa dovrei distrarti? Io me ne sto solo al mio posto" scherza ancora una volta lei.
Wells si limita a non rispondere, mentre Clarke si alza e prende la sua nuova giacca che aveva acquistato pochi giorni prima al banco dei vestiti.
Di solito è lì che tutti vanno ad acquistare o a fabbricare gli indumenti con la poca stoffa che si riesce a produrre ogni anno.
Lei andava fiera di quella giacca: nera, sportiva, con la cerniera che si chiudeva fino al cappuccio...a lei piaceva molto fare shopping, ma le poche provviste che scarseggiavano sull'Arca, ultimamente non glielo permettevano.
"Andiamo o faremo tardi per la cena e i tuoi mi picchiano se non ti vedono arrivare" sorride poi il ragazzo.
Wells era abituato ad accompagnare Clarke a casa in orario. Ogni volta che sforavano il coprifuoco di 5 minuti, il padre di Clarke era pronto davanti alla porta d'ingresso a fare ad entrambi la ramanzina.
Per tutto il tragitto, Wells ha ascoltato le parole che Clarke gli diceva e non si lasciava sfuggire un suo gesto. Di lei gli piaceva ogni cosa: quando portava la mano timidamente alla testa per mettere una ciocca di capelli andata fuori posto dietro all'orecchio...oppure quando raccontava tutto quello che imparava durante le lezioni con la sua solita allegria.
Le sue lezioni preferite erano sicuramente quelle di scienze terrestri, poiché lei sognava un giorno di andare sulla Terra e vedere se tutto quello che aveva immaginato e sognato ogni notte, fosse vero.
Dopo pochi minuti raggiungono l'abitazione e Clarke bussa alla porta. La vede aprirsi lentamente per poi intravedere la figura di sua madre che li accoglie con un gran sorriso, solito di Abby.
"Ehi, già di ritorno?" domanda
"Si, abbiamo finito presto" risponde la ragazza. "Grazie Wells, che ne diresti di cenare con noi questa sera?" chiede premurosa la madre.
"No no, ma grazie per l'invito...ho mangiato da voi già troppe volte e se rimango di nuovo, i miei mi torureranno" dice per poi ridere ironicamente.
"Va bene, allora porta i miei saluti ai tuoi genitori e dì al cancelliere Jaha che domani abbiamo una riunione...è molto urgente" dice le ultime frasi con un tono pacato, quasi sembrava preoccupata.
Clarke la guarda e subito si fa seria vedendo l'espressione della madre.
"Cos'è successo?" chiede. "Nulla di preoccupante, i soliti problemi di ossigeno" risponde. Ma a Clarke non sembrava andare giù la cosa. Se fosse stato un semplice problema di ossigeno, non avrebbe di certo avuto quell'espressione così cupa.
Lei, però, preferiva non ribattere. Non voleva avere pensieri negativi. Voleva solo pensare alla festa in maschera che si sarebbe tenuta di lì a pochi giorni.
Lì sull'Arca erano pochi i motivi per festeggiare, ma quando ce n'era uno, lei non si perdeva neanche un festeggiamento.
"Ciao Wells, ci vediamo domani" lo saluta con un bacio sulla guancia.
Il ragazzo al tocco si irrigidisce, ma cerca di essere il più disinvolto possibile e ricambia il saluto di Clarke.Avvista da lontano Wells che richiama la sua attenzione con un cenno della mano.
Lei corre subito nella sua direzione.
Le dava fastidio correre nel corridoio dell'Arca poiché i passi che battevano sul pavimento risuonavano metallici nell'aria ed era un rumore che non riusciva a sopportare. Ma, la fretta per andare a comprare il vestito per il ballo in maschera, neanche gliela faceva notare questa cosa.
Quella notte aveva dormito male perché l'aveva passata a fantasticare sul tipo di vestito che avrebbe voluto.
Lo aveva immaginato blu notte, con delle paillettes sul corsetto che andavano a formare un ricamo di pizzo sulla parte alta della scollatura. La gonna la voleva a tutti i costi lunga, che toccasse a terra. Voleva a tutti i costi sembrare una di quelle principesse delle storie che suo padre le raccontava da piccola e che tanto adorava.
Una volta, quando aveva 6 anni, aveva persino provato a rubare un libro dalla biblioteca dell'Arca. A quell'età non sapeva fosse proibito portarli fuori dalla libreria; l'ossigeno contenente nell'aria avrebbe rovinato le pagine e, con il passare del tempo, non si sarebbero più lette neanche le parole.
Ma, fortunatamente, Wells, vedendola prendere il libro e metterselo sotto la camicia a fiori, la fermò giusto in tempo e, con tono di superiorità, le disse che era un reato e che l'avrebbero sicuramente messa al confine con gli altri bambini, fino all'età di 18 anni.
Al che, Clarke si irrigidì e posò immediatamente il libro, prendendo Wells per mano e correndo via dalla libreria."Ehi!" esordisce il ragazzo cingendole le spalle in modo scherzoso e camminando verso il banco dei vestiti.
"Ehi, dormito bene?" chiede Clarke.
"Come un ghiro, e tu?" si gira verso il viso della ragazza.
"Io non tanto bene" risponde lei, con un tono dispiaciuto.
"E come mai?" chiede ancora una volta Wells. "Perché ero in ansia per oggi, voglio un vestito perfetto" sorride.
"E lo sarà" dice ovvio il ragazzo.
Clarke inserisce il codice per far aprire la porta scorrevole del banco e subito dopo, si apre mostrando agli occhi della ragazza, mille vestiti diversi e con colori e sfumature differenti.
Le si stavano illuminando gli occhi e, dalla sorpresa, aveva persino aperto la bocca, entusiasta.
Senza dare retta a nessuno, si dirige verso i vestiti da sera alla ricerca del vestito perfetto.
"Ehi, Clarke!" si sente chiamare da dietro. Si gira immediatamente e vede la figura di Harper, una ragazza Waldenita che lavorava nella stazione agricola. Si conoscevano da poco. Ultimamente Clarke la vedeva sempre al banco e questo le fece capire che Harper lavorasse lì. "Sei pronta per il ballo in maschera?" le chiede.
"Sii, non vedo l'ora" risponde entusiasta.
"Già è vero, è da un bel po' che non facevano feste, quindi non me la voglio perdere..." continua Harper, ma Clarke era troppo impegnata a guardare altrove e le parole della ragazza che le stava di fronte, risuonano lontane, quasi come se si stesse allontanando da lei. La vista le si appanna quando vede Bellamy entrare nella stanza.
Le gambe le tremano e non riesce più a spiccare parola.
Lei aveva una cotta per lui da moltissimo tempo, ma lui non si era mai accorto di Clarke, o almeno così pensava...
Lo vede avvicinarsi alle altre guardie: ha la sua solita divisa da lavoro e porta il fucile a tracolla. Capelli leggermente scompigliati e l'aria autoritaria che ha ogni volta che è nel turno di lavoro.
Era come se si stesse muovendo a rallentatore e lei non riusciva a togliergli gli occhi di dosso.
"Ma mi stai ascoltando?" chiede Harper facendola riprendere da quello stato di trance. "Eh? Si si...è vero. Non fanno feste da tanto. Senti, scusami ora devo andare o farò tardi per le lezioni" dice velocemente per poi andare alla ricerca di Wells.
Si muoveva ansiosamemte e si vedeva che era impacciata, ma il fatto che Bellamy potesse vederla o almeno lanciarle uno sguardo, la faceva sentire in soggezione. Voleva uscire a tutti i costi e immediatamente, l'idea del vestito svanì insieme alla sua sicurezza e tranquillità.
Vede Wells parlare con Monty dall'altro lato della stanza. Ma per raggiungere quella parte avrebbe dovuto passare davanti alla fila di guardie, e questo voleva dire anche davanti a Bellamy.
Si fa coraggio, prende un respiro e cammina disinvolta in direzione del suo amico.
Se lo sentiva. Sentiva lo sguardo delle guardie addosso, cosa che odiava perché non le piaceva stare al centro dell'attenzione, ma purtroppo a quell'ora ci stava poca gente al banco e in quel tratto di tragitto, si trovava solo lei.
Dopo poco raggiunge i suoi amici, ma quel "poco" a lei era sembrata un'eternità. Come se quei pochi metri, fossero sembrati dei kilometri.
"Wells, andiamo? Ho lezione fra poco e non voglio fare tardi" dice attirando l'attenzione dei due.
"Certo, andiamo...Monty, ci vediamo dopo" dice lui salutando l'amico per poi andare insieme a Clarke.
I due ripercorrono lo stesso tratto e, questa volta, Clarke decide di guardare nella direzione del suo amato.
Cosa di cui si pente subito. Lei lo guarda dritto negli occhi e Bellamy non esita a scambiare quello stesso sguardo.
A Clarke venne subito da ridere dall'imbarazzo e per poco non gli rideva in faccia. Ma si riesce a controllare e, una volta uscita dalla stanza, scoppia a ridere.
"Cosa c'è?" chiede Wells confuso, timoroso del fatto che stesse ridendo di lui.
"Nulla, la situazione mi ha fatta ridere, scusa" dice lei ridendo ancora. "Ma non hai visto chi c'era?" continua ancora.
Wells sapeva perfettamente che Clarke era cotta di Bellamy, glielo aveva detto lei stessa circa un anno prima.
Ma neanche c'era il bisogno di dirlo...lui lo aveva capito da come lo guardava ogni volta che erano insieme e incrociavano la guardia nei corridoi...
Wells, nonostante lo sapesse, era tranquillo perché era sicuro che Bellamy non le avrebbe mai rivolto la parola poiché è molto più grande di lei e, come seconda cosa, il ragazzo aveva sempre una certa rabbia sul volto, quasi come se ogni giornata fosse andata storta; per questo era sicuro che un tipo così non avrebbe mai potuto avere un lato di romanticismo e, soprattutto dedicarlo ad una ragazza così romantica come Clarke...
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𝘼𝙥𝙣𝙚𝙖
RomanceClarke, una giovane ragazza nata nello spazio, abita ad Arcadia: la parte più ricca dell'Arca e passa le sue giornate tra lezioni di scienze terrestri e in compagnia del suo migliore amico Wells. Il suo sogno è quello di parlare, almeno una volta n...