I raggi del sole che si proiettavano tra le foglie degli alberi, fanno svegliare di colpo Octavia.
Si ricorda a poco di quello che era successo ma, mano a mano che metteva a fuoco il luogo che aveva intorno, i ricordi raffioravano nella sua mente.
Si guarda intorno e osserva come Lincoln stava spegnendo gli ultimi segni della brace del fuoco.
"Dobbiamo già metterci in cammino?" chiede ancora insonnolita la ragazza, stropicciandosi gli occhi.
"Si, e anche subito" afferma il terrestre.
Lei sbuffa, infastidita e cerca, a malincuore, di rimettersi in piedi.
"Pronta?" Chiede lui, con lo sguardo fisso su di lei.
Ma, prima che possa aprir bocca, sentono in lontananza dei rumori.
Rumori metallici e provocati da armi da fuoco che, ad Octavia ricordavano il giorno più brutto della sua vita..."Bell, che succede?" chiese la bambina al fratello maggiore, sentendo le forti urla di rabbia da parte del Cancelliere Rohdes, verso la madre.
"Vieni, non è nulla di grave, ma ti porto via di qua" gli rispose il ragazzo, prendendola in braccio.
Poteva pensare a tutto quello che voleva in quel momento, ma la piccola Octavia, non riusciva a non notare le grida di dolore e di paura della madre.
"Bell, ho paura" disse con le lacrime agli occhi stringendosi ancora di più al fratello.
Lui non disse nulla, probabilmente neanche il coraggioso Bellamy riusciva a distrarsi e a parlare d'altro.
Entrarono nella stanza della madre e, con un gesto veloce, il ragazzo aprì la botola del pavimento.
La piccola Blake, capendo ciò che stava per dirgli, lo fermò subito.
"No. Io non ci torno lì dentro!" disse mettendo il broncio e puntando un piede a terra.
Bellamy sospirò, stanco di sentire l'ennesimo capriccio della sorella. Ma, questa volta, non era un'espressione di frustrazione anzi...era quasi malinconico e angosciato dalla situazione.
"Octavia, ascoltami...ora potrebbe essere davvero pericoloso. Non è una simulazione, né tanto meno un gioco, perciò ti supplico, entra dentro".
Alle sue parole, sembrava quasi avvertire dolore, per cui, senza esitare, si stese a terra e si chiuse in quel piccolo spazio che le rubava l'ossigeno ogni qual volta che si trovava in quella situazione.
Dopo neanche pochi secondi, sentii le urla avvicinarsi sempre di più, fin quando il portone della stanza si aprii con un forte tonfo.
"Dov'è?" disse la voce irritata del Cancelliere, mentre i suoi piedi sbattevano contro il pavimento con forza.
"Ti prego, non farle del male" disse supplichevole e con gli occhi colmi di lacrime, Aurora Blake.
Del resto della scena, la piccola Octavia ricorda ben poco, ma ricorda che il rumore del colpo di pistola e i pianti del fratello, le tatuarono nella mente a vita quel giorno."Octavia, stai bene?" chiede Lincoln vedendola con lo sguardo fisso nel vuoto e con le lacrime che le solcavano il viso.
"Octavia?" chiede ancora una volta, sperando in un suo risveglio da quello stato di trance.
"Eh!? Si, tutto bene" risponde scuotendo la testa e asciugandosi le lacrime che, fino ad un momento prima, non si era neanche accorta che stessero scendendo.
"Muoviti, dobbiamo scappare!" la avverte lui, afferrandola da un polso per portarla il più lontano possibile di lì.
"Lincoln, devo tornare all'accampamento, non posso restare di più con te" spiega lei, facendo resistenza per rimanere dov'era.
"Octavia, tu non capisci. Stanno arrivando i membri del mio popolo per venire a riprendersi la ragazza che avete tenuto prigioniera insieme a me. Ora potrebbe davvero essere pericoloso. Non è una simulazione, né tanto meno un gioco. Perciò ti supplico, vieni via con me".
A quelle parole sentiva che lo stato di trance stesse per ritornare in lei, ma si fa forza e lo segue senza esitare un attimo.
Entrambi corrono lungo il bosco, Lincoln con tanta maestria, mentre Octavia aveva difficoltà nel distinguere piante ed erbacce tra spine.
Per cui, di tanto in tanto, sussultava dal dolore di una spina che le graffiava le caviglie, ma non aveva il tempo di fermarsi o di stare lì a controllare che non fosse una ferita grave.
"Ce l'abbiamo quasi fatta, resisti ancora un po'" dice lui, avvertendo il dolore e la stanchezza di Octavia, dopo vari minuti che stavano correndo.
Lei non risponde, continua ad andare avanti...non voleva sprecare fiato ed energie, voleva solo arrivare sana e salva alla loro meta.
Lincoln si ferma e la trascina alla sua destra.
"Ce l'abbiamo fatta?" chiede Octavia con il fiatone a mille e la testa tirata indietro dalla stanchezza.
"Si, ma ora non parlare" risponde, stando attento a non causare troppo rumore.
Secondi di silenzio percorrevano fra di loro.
Lei osservava il suo profilo. Gli occhi che le sembravano tanto scuri e privi di luce ed emozioni, adesso brillavano grazie ai raggi del sole.
Lui si gira lentamente, mentre i loro battiti cardiaci aumentavano all'unisono.
Erano così vicini che era difficile contare i pochi millimetri che li separavano.
D'istinto, lui la bacia.
E ad Octavia non dispiaceva affatto, tanto che lo ricambia sin da subito.
Entrambi si guardano negli occhi dopo pochi secondi.
"Okay, ora devo davvero tornare da mio fratello" dice la ragazza sorridendo ancora sul suo viso.
"Ma quale parte di 'non parlare' non ti è chiara?" domanda lui ridendo.
Senza pensarci due volte, Octavia si avvicina ancora un po' e riprende a dargli il bacio delicato che avevano interrotto.
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Spazio autrice:
E bene si, sono tornata dopo taaaanto tempo. So che aspettavate questo capitolo da molto, ma in questi giorni non ho neanche il tempo di respirare😂.
Oggi vi accontento dato che non sono andata a scuola e ho avuto un po' di tempo libero per me.
Spero questo capitolo vi piaccia e nel prossimo ci saranno altri momenti Bellarke, forse con qualche complicazione, ma sto già meditando il finale da favola😌.
Ovviamente, commentate e lasciate stelline❤️.
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𝘼𝙥𝙣𝙚𝙖
RomanceClarke, una giovane ragazza nata nello spazio, abita ad Arcadia: la parte più ricca dell'Arca e passa le sue giornate tra lezioni di scienze terrestri e in compagnia del suo migliore amico Wells. Il suo sogno è quello di parlare, almeno una volta n...