14. In Fuga Dai Sentimenti Pt.2

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"Il vostro tempo è finito" annuncia una voce scura, molto familiare a Clarke.
Si gira scattando e vede Roan andare verso di loro.
"No, no, no i nostri amici vi stanno riportando indietro i due del vostro popolo, ma per favore aspettate qualche altro minuto" dice ad un fiato la ragazza tra le lacrime e la paura, indietreggiando per non farsi prendere dal terrestre.
Lancia un'occhiata veloce verso Bellamy e nota subito della rassegnazione nel suo sguardo: fissava il vuoto e aveva le mani appoggiate sulle sue ginocchia. Non parlava, non sosteneva la ragazza, non cercava di convincere Roan a dargli più tempo. Era solo...rassegnato.
"E tu come fai a saperlo?" domanda l'uomo mentre slega Clarke.
"Lo so e basta, ma ti prego...non puoi fare questo, non ancora" risponde singhiozzando.
Lui si ferma a guardare Clarke negli occhi per qualche secondo e, in qualche modo, sembra che qualcosa lo abbia convinto, può darsi la compassione nei suoi confronti o perché le faceva pena...
Ma lei non era sicura che gli esseri umani che popolavano la Terra provassero quelle emozioni, oppure se non ne conoscevano neanche l'esistenza.
"Torno tra un po'" dice subito dopo, per poi scoprire dietro i lembi di una tenda in lontananza".
"Bellamy, non dici niente? Fa qualcosa, convincilo!" escalama supplichevole.
"E cosa dovrei fare eh? Non possiamo sterminare un popolo e gli altri idioti che sono venuti sulla Terra con noi, non sono d'aiuto!" urla, in preda alla rabbia.
Clarke lo guarda con sguardo malinconico, per poi tirare su col naso e asciugandosi le lacrime con le maniche della sua giacca.
Ancora slegata, si fa coraggio e si alza, andando verso il ragazzo e slegando anche lui.
"Clarke cosa fai?" sussurra stavolta.
"Scappiamo!" risponde in tono ovvio, tirando un sorriso in modo da far sembrare che non avesse mai pianto. Ma sapeva benissimo anche lei che quella sua idea non avrebbe avuto successo.
Bellamy scuote la testa ironico.
"Non possiamo, lo sai benissimo anche tu che ci cattureranno o ci infilzeranno con le loro lance non appena avremmo varcato quel cancello" risponde, ma la biondina non gli dà ascolto, continua slacciare quel maledetto nodo, fin quando non ci riesce.
Furtivamente, entrambi guardano nei dintorni e sembrava che non ci fosse nessuno.
Il ragazzo va avanti, mentre Clarke lo segue con il cuore in gola e pregando con tutta se stessa.
"Non ho paura" ripete fra sé e sé, mentre Bellamy si volta qualche secondo a guardarla, sorridendo al pensiero che la giovane Griffin stesse usando il metodo per mantenere la calma che gli aveva insegnato.
Non pensava che quel metodo gli sarebbe riservito una volta diventato grande.
Di solito, lo usava quando, all'eta di 10 anni, le guardie dell'Arca stavano per scoprirlo a rubacchiare qualche razione di proteina per sua sorella e sua madre.
Ad un tratto, la ragazza gli afferra la mano, mentre superano l'ingresso dell'accampamento.
È solo per sentirmi più sicura.
Cerca di convincersi Clarke. Ma sapeva benissimo anche questo: voleva solo sentirsi più vicino a lui e, in qualche modo, cercare di farsi perdonare.
"Al mio 3 inizia a correre" sussurra lui, mentre continuano a camminare a passi lenti.
Lei annuisce, mentre lui aveva già iniziato a contare il primo numero.
"2...3!" esclama.
Entrambi iniziano a correre verso la radura.
Bellamy non se lo aspettava, ma Clarke era quasi più veloce di lui.
Il ragazzo fa una risatina, vedendola in difficoltà.
"TI sembra il momento di ridere?" domanda disperata.
"Scusami, ma continua a correre, siamo quasi arrivati".
Però qualcosa, o qualcuno, intralcia la loro strada.

"Ma dove stiamo andando?" chiede stanca Octavia al ragazzo di fronte.
"Octavia, muoviti, non c'è molta strada da fare" risponde incoraggiandola.
Lei ha lo sguardo confuso puntato verso di lui.
"Come sai il mio nome?" domanda fermandosi.
A quella richiesta, Lincoln trasale e si ferma anche lui, prima di scavalcare un tronco di un albero caduto.
"Beh, lo so e basta...ti hanno chiamata tantissime volte nell'accampamento..." cerca di improvvisare.
"Ah..." riesce solo a dire, per poi riprendere a camminare, superandolo.
"E tu saresti?" chiede all'improvviso, mentre cerca di evitare le spine di una pianta.
"Lincoln del popolo degli alberi" risponde lui, superandola a sua volta.
Octavia lo guarda con aria di sfida, per poi raggiungerlo a pari passo.
Ad un tratto, però, qualcuno gli va incontro, fino a sbattere del tutto.
"Ohi, ma siete pazzi!?" urla la giovane Blake in una smorfia di dolore, mentre si accascia a terra.
Ma, appena alza lo sguardo, gli occhi le si illuminano e, dalla gioia, neanche sente più il dolore.
Apre la bocca, scattando in piedi e abbracciando suo fratello.
"Sono così contenta che stiate bene!" esclama ancora dalla felicità.
"Anche io, O'" risponde Bellamy ricambiano la stretta di sua sorella.
"Ti sta dando fastidio?" domanda, poi, spostando lo sguardo verso Lincoln, in modo irritato.
"No, tranquillo, anzi...mi sta aiutando" scuote la testa lei, staccandosi dall'abbraccio.
"Non c'è tempo per i saluti, dovete scappare e ora!" li ferma Lincoln.
"Voi andate, prendo le mie armi, mi invento qualcosa e torno a riprendere Echo" continua, spingendo gentilmente Octavia dalla parte opposta, incoraggiando anche gli altri due.
"Va bene, forza...muovetevi!" acconsente Bellamy, andando avanti alle due ragazze, mentre loro lo seguivano a ruota.

Una volta giunti alla radura, si piegano in due dalla stanchezza e, con il fiatone a mille, Clarke si lascia cadere a terra.
"Non voglio fare mai più una cosa del genre, vi prego riportatemi sull'Arca!" esclama, quasi ironica. Anche se in quel tono ironico, c'era un pizzico di verità, ma i fratelli Blake non si accorgono di nulla, ma ridono alla frase che ha appena pronunciato.
"Clarke?" sente una voce in lontananza.
Lei si volta verso la navicella e vede Wells che le stava andando incontro a braccia aperte.
"Wells!" risponde la ragazza, entusiasta, ricambiando l'abbraccio.
In un'altra circostanza lo avrebbe odiato, ma ora non aveva bisogno di nient'altro: solo di un abbraccio.
Ma non perde tempo nel dare un'occhiata anche a Bellamy.
Lui era impassibile, all'esterno, ma all'interno stava scoppiando dalla rabbia. Non lo avrebbe mai ammesso, ma gli dava fastidio quel contatto fisico tra la ragazza per cui era sicuro di provare qualcosa, ma che non avrebbe mai ammesso a causa del suo senso di orgoglio, e tra il ragazzo che più sentiva di odiare.
Stringe i pugni a tal punto da sentire le unghie conficcarsi nei palmi, e poi sposta lo sguardo verso sua sorella, la quale lo stava guardando con un sopracciglio alzato.
"Cosa c'è?" sbraita lui, allentando la presa.
"Dopo mi spieghi" commenta Octavia, andando via.
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Spazio autrice:
Ehilà ragazzi! Ho aggiornato per due giorni di seguito, quindi amatemi :)
So che è un po' impappinato questo capitolo, ma in questo momento ho tantissime idee che mi frullano in mente e non vedo l'ora di scriverle!
Spero di avere più tempo a disposizione, nonostante tra pochi giorni inizi la scuola.
Non mi va per nulla, quest'estate è passata troppo in fretta!
Detto questo, vi invito a supportare come sempre con un commento e con una stellina. (Lo scorso capitolo ha ricevuto così tanto supporto dopo neanche un'ora dalla pubblicazione e io vi amoo❤️)
Aggiornamento: ho scritto anche il prossimo capitolo e, spoiler, succederà qualcosa di bello, quindi aspettatevi di tutto, ily :)

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