16. Fratelli Blake

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Octavia si stropiccia leggermente gli occhi e nota che suo fratello non era insieme a lei.
Un dejavù...
Preoccupata si alza, ma al ricordo del bacio sulla fronte che le aveva dato, sorride divertita, sentendosi così sciocca.
Probabilmente erano solo le due del mattino e non aveva più sonno, non riusciva più a riaddormentarsi.
Esce dalla tenda e fa qualche passo verso il centro dell'accampamento.
Si stringe nella sua giacca, mentre nota che tutte le tende degli altri ragazzi sono chiuse e non si riesce ad intravedere nessun movimento, segno che si erano già addormentati tutti.
Fa uno sbadiglio e fissa il vuoto: il suo sguardo viene catturato da un piccolo anello color argento, giacente tra le erbacce e il terriccio.
Un flashback le ritorna alla mente.

Sua madre mise a posto i suoi panni, lavati e stirati poco prima, mentre la piccola O' scarabocchiava qualcosa su un quaderno.
Un quaderno che le aveva regalato suo fratello Bellamy per il suo sesto compleanno.
"Ti piace?" chiese il ragazzo, entusiasta della reazione della piccola Blake.
"Sii, ovvio!" rispose lei saltellando e reggendolo con cura tra le mani.
Subito dopo, si diresse verso la mamma.
"Dove vai?" la richiamò suo fratello.
"A farlo vedere alla mamma!" continuò con la stessa euforia.
"Ancora non sono finiti i regali" rispose Bellamy con un sorriso stampato sul volto.
"Ancora!?" chiese Octavia, spalancando la bocca dalla sorpresa e dalla gioia.
Lei si avvicinò, saltellando come sempre e posò il quaderno sul pavimento.
"Questo è per te. Non lo perdere mai, è la dimostrazione che io ci sarò sempre per te, qualunque cosa accada...non scordatelo mai, O'" gli disse con gli occhi lucidi.
Era fiero di come stava crescendo sua sorella: bella, alta e soprattutto matura, più di quanto la sua età dimostrasse.
Poi, le porse un'anello color argento con sopra una farfalla di diamanti blu.
"Ma avrai speso un'occhio della testa per comprarlo!" disse lei, con tono preoccupato.
Lui scosse il capo divertito e poi le diede un bacio sulla testa, stringendola a sé.

Octavia sorride al ricordo e poi si guarda la mano: il suo anello era ancora con lei e, come le aveva detto Bell, non se lo era mai tolto.
Ancora nessuna traccia di sonno, quando decide di avviarsi verso il bosco.
Sa che non dovrebbe, a causa dei terrestri, ma poco le importa: cosa avrebbero potuto mai farle?
Si avvicina al tronco di un albero, ma non fa neanche in tempo a raggiungerlo.
Qualcuno la ferma, afferrandola dai fianchi.
Nessuna reazione: si era solo resa conto che, forse, non è stata una buona idea allontanarsi dalla sua tenda.
Si gira di scatto, sfuggendo alla presa dell'uomo, per poi tranquillizzarsi.
"Lincoln? Cosa ci fai qui?" chiede lei urlando e mantenendosi distante da lui.
"Shh, abbassa la voce, potrebbero sentirci!" le risponde guardandosi intorno, preoccupato.
"Sentirci chi?" domanda a sua volta la ragazza.
Come se non lo sapesse...
"Chi? I tuoi neuroni...Octavia, è ovvio che sto parlando del mio popolo!" risponde sarcastico.
Sorpresa dalla sua risposta, fa una risatina e incrocia le braccia al petto.
"Non possiamo allontanarci più di tanto, dobbiamo rimanere e accamparci qua" la informa lui.
"No. Tu resti qua, io me ne torno nella mia tenda" risponde sbuffando e tornando sui propri passi.
"Ti voglio avvisare che ti sei allontanata un po' troppo per ritornare indietro e in questo bosco si celano più animali selvaggi di quanto tu possa immaginare. Sei stata già fortunata se non ne hai incontrati mentre facevi la tua passeggiatina notturna" le dice, mentre lei si ferma alle sue parole.
Rimane per qualche minuto, ferma e spalanca la bocca, indignata.
Poi si gira verso Lincoln, che intanto stava sfregando due rametti per accendere un fuoco.
"Perché non me lo hai detto prima!?" alza la voce lei, avvicinandosi.
"Quando avrei dovuto dirtelo?" domanda il terrestre, mentre soffia leggermente tra i rametti poggiati tra le foglie e il terriccio.
Rendendosi conto di quello che aveva detto, il viso di Octavia si rilassa e scruta, attentamente, ogni movimento dell'uomo.
Forse aveva troppe poche ore di sonno e stava delirando.
Si sfrega l'occhio destro con una mano per poi sedersi a terra, irritata.
"Attenta agli escrementi, ce ne sono molti in questo periodo" la avvisa lui, mentre indica con la testa il punto in cui si era appena buttata Octavia.
Lei, lancia un urletto e scatta in piedi come una molla, mentre cerca di osservare l'intera piazza ma, con il buio, le risultava un po' difficile.
"Sto scherzando, ho controllato prima e non c'era nulla!" ride lui alla reazione della ragazza.
Lei scuote la testa e lo guarda con gli occhi serrati, con aria di sfida.
"Ma allora sei proprio un ebete" dice lei infuriata e, allo stesso tempo, indignata.
Lincoln continua a ridere di gusto, mentre Octavia si risiede nello stesso punto di prima ma, stavolta, con maggiore attenzione.
Si guarda intorno infreddolita mentre sfrega le sue mani l'una contro l'altra per produrre più calore nel suo corpo.

Clarke aveva la testa appoggiata al petto di Bellamy e dormiva beata, mentre lui osservava, incantato la bellezza e la brillantezza delle stelle.
Pensa a quello che le aveva detto la ragazza poco prima.
"Allora? A cosa stai pensando?" sente la voce di Clarke.
"Buongiorno dormigliona" ironizza, per evitare di rispondere alla sua domanda.
Non voleva fare la figura di quello troppo sdolcinato o troppo romanticone.
"Beh, dai su...so che stai evitando la mia domanda" dice sorridente lei, come se gli avesse letto nel pensiero.
"Ma a niente di importante...solo che è una serata meravigliosa" risponde con lo stesso sorriso di Clarke.
Lei si morde le labbra, guardandolo negli occhi. Gli stessi occhi che, ad ogni sguardo, le trasmettevano sicurezza, le trasmettevano fiducia nei confronti di Bellamy.
Sapeva di potersi fidare pienamente di lui e, specialmente dopo quella notte passata insieme, si sentiva ancora più legata al suo cuore.
"Dove vai?" chiede lui, mentre la giovane Griffin si alza e si riveste velocemente.
"Torno all'accampamento, Wells voleva trovare qualcuno per aiutarlo nella caccia" risponde facendo spallucce.
"E Wells non sa che ci sono già io?" domanda con tono ovvio, indicandosi.
Clarke, ancora una volta fa spallucce, ridendo e correndo verso l'accampamento.
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Spazio autrice:
Giuro raga, le parole in corsivo non le ho messe per farvi soffrire (in realtà ho sofferto io scrivendole, avevo un nodo alla gola mentre meditavo questo capitolo :'))
Comunque erano frasi importanti, che mi sono venute spontanee e volevo scriverle proprio in questo momento, ma non ho intenzione di farvi soffrire🥺❤️.
Avrei potuto fare di meglio scrivendo questo capitolo, ma capitemi, non ce l'ho fatta: ogni volta che scrivo di Bellamy, mi tremano le mani e inizio a piangere (non so se questa reazione sia tanto normale, ma ditemi che non sono l'unica).
Non ho neanche il coraggio di rileggere cos'ho scritto, quindi figuratevi🙂...
Ah e Jason: go float yourself✨
Comunque spero che la prima parte con Octavia e Lincoln vi abbia fatto sorridere almeno un po', in questo periodo così difficile per noi fan di The 100💔.
Come sempre, commentate e lasciate una stellina per supportare✨❤️

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