Clarke, a passi svelti, va verso il centro della radura dove si trovano la maggior parte dei ragazzi, riuniti e seduti a terra con le gambe incrociate, mentre ascoltano attentamente le parole di Wells.
Le sembrava quasi una riunione del consiglio che si teneva sempre sull'Arca, ogni mese.
Se lo ricordava poiché sua madre e suo padre fanno parte del Consiglio e ricorda perfettamente le mattine in cui rimaneva da sola in casa per due ore, che ultimamente erano diventate anche quattro e questo spiegava molte cose.
Si avvicina all'ultima fila di ragazzi e si siede lentamente dietro ad un ragazzo.
Da lontano, Wells nota la ragazza dalla chioma bionda, riconoscibile da kilometri di distanza.
Senza interrompere il suo discorso e mantenendosi composto, la saluta con un cenno della mano, per poi ritornare con lo sguardo sulla folla, mentre Clarke ricambiava il suo saluto.
"Allora? Come procede?" chiede da dietro una voce familiare.
Lei si gira di scatto, sapendo già chi fosse e, quando incontra il suo sguardo, gli regala un dolce sorriso.
Bellamy le siede vicino incrociando le gambe.
"Ah guarda non so, sono appena arrivata" risponde Clarke alzando le spalle.
Lo sguardo di lui si rivolge, per un attimo, sulle sue labbra, quando la voce di Wells lo distrae dai suoi pensieri.
"Ed è per questo che necessitiamo di più cacciatori" finisce il suo discorso, alzando la voce.
Bellamy guarda Wells con aria di sfida, pur sapendo che era troppo lontano per vedere l'espressione del suo viso.
Resta in silenzio per qualche secondo, per poi fare una risatina isterica.
"Ti fa così ridere?" chiede Wells irritato, da lontano.
"Eh!?" chiede sfidandolo, ancora Bellamy.
"No, dico...ti fa così ridere questa cosa?" chiede nuovamente.
"Si, mi fa ridere ma non è un tuo problema" risponde, cercando di mantenere la calma.
"Spiegami, fammi capire cos'è che ti urta tanto, allora..." gli fa spallucce, con tono superiore.
Per un attimo, il giovane Blake ride ancora e poi sbuffa irritato.
"Mi dà fastidio il fatto che tu voglia dare ordini anche qui sulla Terra. Insomma...guardaci, ora siamo liberi, non abbiamo bisogno di tutte quelle regole. Così mi sembri quasi tuo padre" risponde tutto d'un fiato.
Wells gli si avvicina con un certa sicurezza.
"Non permetterti di usare questo tono con me, e né di parlare di mio padre" lo avvisa senza dare un tono alla sua voce.
"Ecco vedi? Questo intendevo..." risponde Bellamy rimanendo la frase in sospeso.
Nel frattempo, Clarke stava in disparte, ma tesa allo stesso tempo.
Vedeva negli occhi di entrambi un fuoco che era impossibile da spegnere e temeva che, da un momento all'altro, quella discussione sarebbe potuta finire molto male.
"Bene, allora se vuoi essere tu a comandare, facciamo una battaglia" propone in modo ovvio Wells.
Bellamy sbuffa divertito e scuote il capo con disapprovazione.
"Stai scherzando, vero? Io non combatto con nessuno" dichiara con tono fermo.
"Dai, forza ti sto aspettando" continua con convinzione il ragazzo di fronte, togliendosi la giacca e buttandola per terra, lì dove capitava.
"No, no, no! Ragazzi ma cosa state dicendo?" interviene Clarke che, fino a quel momento se n'era stata in silenzio.
Si dirige verso di loro e si posiziona tra i due.
"Clarke, togliti." le dice deciso, Bellamy.
"Cosa? Hai davvero intenzione di starlo a sentire?" chiede incredula lei, guardandolo negli occhi.
"Si. E togliti perché potrei fare del male anche a te" le dice, questa volta in modo più dolce, per poi prenderle le mani e spostarla via di lì.
"Dai, davvero dubiti di me?" le chiede sussurrando quest'ultimo, mentre posa entrambe le sue mani sul viso della ragazza, per tranquillizzarla.
"Non dubito di te, ma mi fa star male il fatto che uno dei due ne uscirà ferito...state risolvendo questa cosa da bambini. Non è questo il comportamento di un leader!" dichiara Clarke, indignata.
"Non sono io il bambino, è lui che ha iniziato!" esclama con voce irritata.
"Ecco vedi? Questo intendevo..." lo scimmiotta, riferendosi alla frase che lui stesso aveva detto poco prima.
Sul viso gli compare un ghigno divertito.
"Sta tranquilla...si risolverà al più presto" dice lui, afferrandola dai fianchi.
"Quindi? Avete finito?" chiede da lontano Wells, il quale era impaziente di vedere Bellamy 'nell'arena'.
Lui, ignorando la sua voce, lascia un leggero bacio sulle labbra di Clarke, per poi ritornare dal ragazzo che aveva chiesto quel combattimento.
"Rissa! Rissa!" gridava Murphy da lontano.
Apsetta...Murphy?
Clarke gli si avvicina, per essere sicura che non stesse avendo un'allucinazione.
"Murphy?" chiede, una volta che è abbastanza vicina alla figura del ragazzo.
"Ehi, principessa...ne è passato di tempo!" dice lui, ancora con lo sguardo fisso sui due ragazzi che, intanto, avevano iniziato la loro lotta.
Clarke non poteva vedere quella situazione: i ragazzi che facevano parte della sua vita litigare. Così, quando ancora avevano soltanto iniziato, lei li ferma.
"No! Basta!" urla lei, andando a fermarli.
Sentiva quale sbuffo di noia da dietro di lei, quasi come se la gente che stava assistendo, volesse ancora vedere quel combattimento.
"Ma non vi rendete conto di quanto siete ridicoli?" chiede con la rabbia negli occhi.
"Ripeto: non è questo il comportamento di un vero leader!" esclama mentre Wells e Bellamy si lanciano fulmini e saette con lo sguardo.
"E ora, scusatemi..." continua, trascinandosi dietro Bellamy.
"Ma cosa fai?" chiede stizzito lui, una volta sicuro di essersi allontanati abbastanza.
"Te l'ho detto cosa mi dà fastidio" puntualizza lei, mentre entra nella tenda-infermeria, seguita dal ragazzo.
"Si, ma Clarke...non sei tu che devi dirmi cosa devo e cosa non devo Fare. Wells mi ha istigato, io ho risposto" chiarisce lui spalancano le braccia per farle capire che quello che stava dicendo era una cosa così ovvia...
"Ve l'ho detto, sembrate dei bambini quando fate così e ora, per favore, siediti che non posso vederti con quei graffi sul viso.
Non avevano neanche iniziato, che già i due si trovavano delle ferite spare sul viso ciascuno.
"Okay, mamma." scherza lui, alzando le braccia arreso e sedendosi su uno dei lettini.
Clarke, alla sua risposta, fa una risatina per poi prendere del cotone e del disinfettante dalla cassetta medica.
Tenta varie volte di aprire la boccetta del disinfettante, ma con scarsi risultati.
"Lascia, faccio io" interviene lui, vedendola in difficoltà e afferrando la bottiglietta dalle mani della ragazza.
"No!" esclama lei, offesa riprendedosela.
"Prima eri tu che curavi me, ora sono io che curo te. Mi sembra giusto restituirti il favore" dice, mentre gioisce per aver saputo, finalmente, aprire quella dannata boccetta.
Bellamy, alla sua reazione ride, per poi ritornare serio quando la vede avvicinarsi con il cotone.
"Ora sta fermo" dice seria Clarke, mentre gli strofina, delicatamente, il pezzo di cotone sulla parte alta della guancia.
"E comunque non devi restituirmi niente. Mi rendi felice ogni giorno e questo mi sta bene" dice ad un tratto lui, avvampando dall'imbarazzo dalle sue stesse parole.
Clarke sorride entusiasta, per poi posare il cotone in un angolo del lettino, per poter buttarsi tra le braccia di Bellamy Blake.
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Spazio autrice:
Okay, ragazzi, non ho riletto neanche sta volta il capitolo che ho scritto perché è tardissimo e, mannaggia a me che aggiorno sempre di notte.
Comunque, mentre lo ideavo, mi è risultato un po' ridicolo, ma non avevo idee😬✌🏻.
E niente raga, volevo dirvi solo che ho appena notato che la mia storia sta ricevendo il boom delle letture (molto probabilmente a causa della 7x13 di The 100 *faccina che si copre gli occhi*) e vi ringrazio un sacco❤️.
Ah e volevo anche dirvi che ho letto molte teorie secondo la quale Bellamy potrebbe essere ancora vivo. Io non voglio illudermi, ma lo spero tanto💔...scrivetemi voi cosa ne pensate se avete letto qualche teoria o se credete che sia davvero la fine per lui...
Ovviamente, commentate e lasciate una stellina per supportare❤️✨.
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𝘼𝙥𝙣𝙚𝙖
RomanceClarke, una giovane ragazza nata nello spazio, abita ad Arcadia: la parte più ricca dell'Arca e passa le sue giornate tra lezioni di scienze terrestri e in compagnia del suo migliore amico Wells. Il suo sogno è quello di parlare, almeno una volta n...