5. Pianeta Terra

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Clarke quella mattina si era alzata serena. Le aveva fatto proprio bene dormire per 8 ore di seguito.
Lei non era una persona dormigliona, ma quando qualcosa la distruggeva emotivamente, preferiva dormire piuttosto che distruggersi la mente a pensarci su.
Era davanti alla navicella su cui sarebbe salita; l'ansia continuava a salire e vedere quell'aggeggio enorme davanti a sé, la rendeva ancora più irrequieta.
Sente Wells prenderle la mano. "Ehi, te l'ho detto: andrà tutto bene".
Clarke gli sorride e per un breve istante, si sente meno ansiosa. Ma quel breve momento, viene interrotto dalla voce di una guardia che le chiede di alzare il polso.
Lei lo guarda impaurita mentre la guardia le mette un braccialetto metallico con degli aghi che le stavano trafiggendo la pelle e in quel momento, fa una smorfia di dolore.
"Che cos'è?" domanda Clarke.
La guardia non risponde, ma va nella direzione di Wells e fa la stessa cosa.
"È un bracciale che controlla i parametri vitali, una volta che saremo sulla Terra" le risponde Wells.
Era il momento di partire e si capiva da una delle guardie che aveva appena urlato ai ragazzi di salire sulla navicella.
Clarke si guarda intorno, ma non vede traccia di Bellamy. Le faceva male pensare che non lo avrebbe più rivisto per mesi...eppure la sera prima le aveva detto che si sarebbero visti.
Quando arriva il momento di salire a bordo, Clarke non riusciva ancora a realizzare. Lancia un'occhiata alla madre un'ultima volta prima di partire ed Abby ricambia con un sorriso rassicurante.
Avevano passato un'ora a salutarsi ed abbracciarsi, ma lei sentiva ancora un vuoto. Nonostante volesse tornare a casa, non voleva lasciare la sua famiglia.
Si siede su uno dei sedili e si assicura che le cinture di sicurezze siano allacciate per bene.
Poi osserva Wells fare la stessa cosa.
Una volta che tutti e 100 i ragazzi erano a bordo, era il momento di partire. Ad un tratto Clarke sente il rumore delle porte della navicella chiudersi, un rumore che avrebbe riconosciuto tra tanti.
Subito dopo, si sente la navicella muoversi, segno che erano appena partiti.
Dopo pochi secondi, la navicella entra in contatto con l'atmosfera terrestre e i rumori che si sentivano fino a poco prima, si fanno sempre più forti.
Clarke chiude gli occhi nella speranza di arrivare a casa sana e salva. Stringe i pugni intorno alla sua cintura e poi sente solo delle urla degli altri ragazzi insieme a lei.
Quando riapre gli occhi, sente solo un fracasso enorme e una delle schegge delle vetrate, le taglia una gamba all'atterraggio.
Al che, la ragazza urla dal dolore,ma lei stava solo pensando al fatto che ci era riuscita: era arrivata sulla Terra. Con qualche ferita, ma ce l'aveva fatta.
"Clarke, stai bene?" le domanda Wells slacciandosi di fretta la cintura e sedendosi di fronte alla ragazza.
Lei ansima dal dolore "Sto bene" sussurra diretta.
"No, è evidente che non stai bene. Aspettami qui" dice poi lui.
"No, non andare. Voglio uscire da questa navicella con te" dice speranzosa Clarke, quasi come una preghiera.
Aveva le lacrime agli occhi dal dolore, ma prova ad alzarsi comunque.
Lui la prende prima che possa cadere; le cinge i fianchi con una mano e con l'altra prende il braccio della ragazza e lo mette intorno al suo collo per sorreggerla.
Con molta delicatezza, la porta verso l'uscita della navicella, attraverso cui molti dei ragazzi che erano tra di loro, erano già usciti.
Clarke avvista Bellamy uscire da quel portone. Aspetta...Bellamy? Erano due le opzioni: o all'atterraggio aveva battuto la testa così forte da avere allucinazioni, oppure era qualcuno la cui somiglianza con Bellamy era così grande.
Quando, però, Clarke vede Wells dare un'occhiataccia di odio al ragazzo davanti a loro, capisce che era davvero lui.
"Bellamy?" chiede la ragazza con quel poco di forza che le rimane.
Appena Bellamy si volta verso di lei, lascia spazio ad una ragazza che le sta accanto, che dalle descrizioni che aveva sentito dire in giro, corrispondeva alla sorella Octavia.
Clarke gli lancia uno sguardo confuso per poi poggiare il piede a terra con delicatezza.
"Principessa, cos'è successo?" domanda lui preoccupato indicando la ferita. Senza neanche darle il tempo di rispondere, lancia uno sguardo ad Octavia.
"Aspettami qui, torno subito" le dice per poi prendere Clarke tra le braccia per sorreggerla e portarla fuori.
"Te la riporto subito" dice girandosi verso Wells e facendo il suo solito occhiolino.
Clarke non sapeva spiegare come si sentiva in quel momento, sapeva solo dire che si sentiva protetta, in qualche modo.
Appena escono alla luce del sole, entrambi rimangono estasiati. Era bellissimo quel posto, addirittura meglio di come Clarke lo aveva immaginato. Gli alberi danzavano a seconda di come si muoveva il vento, i raggi del sole sfioravano le foglie, per poi puntare sull'erba folta.
Lei, appena sente il calore del sole puntarle sulla pelle, chiude gli occhi per godersi quel momento e in un attimo aveva dimenticato i problemi e il dolore della sua ferita.
Ancora con le braccia attorno al collo di Bellamy, riapre gli occhi e inspira l'aria di quel posto magnifico.
"È bello qui, vero?" dice lui per spezzare il silenzio.
"Già, meglio di come lo avevo immaginato" sussurra come risposta.
Bellamy la appoggia piano a terra mettendola di spalle ad un tronco di un albero, poi si toglie la giacca e la arrotola mettendogliela alle sue spalle in modo da farla stare un po' più comoda.
"Vado a prendere la cassetta medica, torno tra qualche secondo" dice lui serio per poi alzarsi e correre verso la navicella.
Clarke, senza volerlo, sorride. Bellamy era dolcissimo con lei e questa cosa la faceva sentire al sicuro.
Dopo pochi secondi il ragazzo ritorna con la cassetta.
Si inginocchia di fronte a lei e la posa davanti a sé, per poi aprirla ed estrarre del cotone e delle pinze.
Lui le strappa un po' di più il pantalone intorno alla ferita, in modo da poterla curare meglio, e a quel gesto Clarke sente un brivido percorrerle tutta la schiena.
Poi, lui, prende le pinze ed estrae gli ultimi pezzi di vetro dalla ferita.
Senza dire nulla, tenendo lo sguardo concentrato, prende del cotone e la pulisce.
"Come mai sei qui con noi? Le guardie non dovrebbero esserci" chiede ad un tratto Clarke con una smorfia di dolore.
Decide di fargli quella domanda sia per spezzare quel silenzio imbarazzante e sia per distrarsi.
"Sono entrato di nascosto sulla navicella, non potevo lasciar partire mia sorella senza nessuno accanto a lei" risponde Bellamy con lo sguardo ancora concentrato sulla sua gamba.
"Si vede che a lei ci tieni" cerca di sorridergli Clarke.
Lui le sorride di rimando, tenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi.
Clarke, sentendosi in soggezione, abbassa gli occhi alla sua destra e accarezza il terreno accanto a sé. Bellamy, invece, prende della garza e gliela mette attorno alla gamba, stringendola in modo da fermare l'emorragia.
"Ecco fatto. Spero non ti stringa molto" dice lui.
Clarke lo guarda e poi fa di no con la testa.
"Grazie mille" continua mettendosi una ciocca di capelli che le finiva sul viso, dietro all'orecchio.
Lui chiude la cassetta e poi prende di nuovo in braccio Clarke.
Si dirige verso Wells, dove lì la posa a terra, sempre facendo attenzione a non farle del male.
Wells lo fulmina ancora una volta con lo sguardo, al che Bellamy decide di rispondergli.
"Non c'è di che eh" esclama infuriato per poi dirigersi dalla sorella. Lui l'abbraccia e, insieme, si dirigono verso il bosco per costruirsi un'accampamento.
Clarke si guarda per un attimo intorno e nota tutti i ragazzi che stavano finalmente ridendo tra di loro alla vista della luce del sole e realizzando che finalmente erano arrivati su quel pianeta.
Alcuni erano indaffarati a cercare della legna per il fuoco, altri stavano mettendo su delle tende per la notte.
Lei si siede su uno dei tronchi caduti e si gode quel momento, impaziente di rivedere la sua famiglia e di stare insieme ai suoi genitori.

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