Questa mattina mi sveglio con il dolce pensiero che è finalmente domenica. Mi giro verso Alec che sta ancora dormendo e lo guardo: guardo i suoi capelli corvini, la sua pelle pallida... amo tutto di lui, ogni cosa.
Quando dorme ha un buon profumo, che sa di casa, di progetti, di sicurezza...
Apre gli occhi e sbatte le palpebre per svegliarsi: la mattina il blu è ancor più scuro e sembra il colore di un mare in tempesta. Mi guarda per qualche secondo:
"Buongiorno" dico io.
"Buon... Buongiorno..." risponde lui, con un gran sbadiglio e la voce impastata dal sonno. "Da quanto tempo sei sveglia? "
"Qualche minuto."
"E, fammi indovinare, rimuginavi ancora sui significati della vita, eh?" Chiede, sorridendo beffardo.
"Sì. " Rispondo con aria di sfida.
"Chi mi dice che in realtà non mi stavi ammirando?"
"Non ti fidi di me?" Sporgo il labbro inferiore facendo finta di essermi dispiaciuta.
Lui alza gli occhi al cielo, scuote la testa e sorride. Rimaniamo così qualche minuto finché non bussano.
Sbuffiamo, ci alziamo e ci vestiamo con delle vestaglie.
Vado ad aprire e mi trovo davanti Lucy vestita di tutto punto che non appena mi vede sbarra gli occhi e mi guarda malissimo.
Mi sbatto una mano sulla fronte:
"Porca pu... zzola! Dobbiamo andare al Centro Commerciale!" Urlo e mi dirigo verso l'armadio, poi mi rigiro, torno verso la porta e la chiudo in faccia a Lucy.
"Porca Puzzola? I Santi ti facevano schifo?" Chiede Alec ridendo.
"Ah ah, non sei divertente." Dico io mentre mi vesto a tutta velocità.
"Non mi avevi detto che oggi non ci saresti stata." Ora è serio e mi guarda. Dal suo sguardo capisco che ci è rimasto male.
"Lo so, scusami, ma come vedi me ne ero completamente dimenticata."
"Però fai in modo di tornare presto, ho voglia di passare un po' di tempo con te."
Io odio fare shopping. Mentre Lucy non riesce a farne a meno. Ed è strano, siamo gemelle. Anche se completamente diverse sia d'aspetto che di carattere.
"Tornerò non appena mi lascerà libera, te lo prometto." Ora sono pronta e mi avvicino a lui. "Va bene?" Lui annuisce e mi abbraccia.
"Ora vai, che sennò ti uccide." Mi molla una sculacciata, esco dalla camera e vado a sbattere contro Lucy che stava in piedi davati alla porta a origliare, sbattendo il piede a terra.
"Mi avete preso per una pazza assassina?" Chiede arrabbiata.
"Non ti ci abbiamo preso noi, sei tu quella che ammazza la gente se non ti accompagna a fare shopping e, soprattutto, non ti paga ogni cosa spendendo un patrimonio." Lei sorride maliziosa e usciamo.
L'aria fuoria è fresca e frizzante e ci scompiglia i capelli mentre ci dirigiamo a casa di Mary. Lei ci aspetta fuori e, quando arriviamo, vediamo che indossa dei pantaloni viola e un cappottino arancione.
Io e Lucy ci guardiamo: Mary non ha mai avuto dei gusti normali sull'abbigliamento, ma questa poi... sembra una melanzana.
La salutiamo e andiamo verso il Centro Commerciale. Lucy comincia a comprare di tutto: cappotti, vestiti, scarpe, pantaloni, maglie, magliettine...
Stiamo rinchiuse là dentro per circa due ore e, quando arriviamo alla cassa, Lucy fa gli occhioni dolci e mi fa pagare circa ottocento euro, dato che è tutto di marca.
Uscite da quella gabbia infernale mangiasoldi andiamo al bar e ci prendiamo liquori e sorbetti vari, fino a che l'orologio della chiesa non suona le dodici.
"Mary, vieni a mangiare da noi?" Chiede Lucy.
"No grazie, Mark già sta cucinando." Risponde lei sorridendo.
"Ehi, ma poi riguardo a quella cosa del matrimonio, ieri, come..." Comincio io.
"Oh guarda! Un venditore di collane!" Dice lei di colpo, lasciandomi stupita: lei odia le collane e tutte le volte che vede un venditore ambulante che le vende si gira dall'altra parte.
Torniamo a casa e Lucy sistema i suoi acquisti. Alec mi viene vicino e chiede:
"Senti, ti andrebbe di pranzare fuori? "
"Certo, però dovrai portare tu i soldi perché sono al verde. Lucy ha prosciugato il mio libretto bancario."
Lui ride e mi porta in un ristorantino semplice ma molto buono.
Mentre mangiamo parliamo e ridiamo e io gli racconto di Mary la Melanzana.
"... e poi si è alzata a vedere quelle collane. Così! Come se avesse voluto cambiare discorso!"
"Beh, sai, non la devi forzare troppo. Magari loro pensano che sia meglio che Alex cresca un po' prima di sposarsi. O forse ancora non sono pronti. Ma questo non vale per me." Mi prende le mani sopra il tavolo e mi guarda. Mi perdo nei suoi occhi blu e mi sento volteggiare in aria come un palloncino.
"Senti... tutto questo parlare di questi due... io ti dovrei chiedere una cosa." Lo guardo incuriosita, perché era la prima volta che cominciava un discorso così.
"Noi stiamo insieme da quanto? Cinque anni? Bene. Io ogni giorno sento di amarti di più e vorrei solo vederti felice. Quindi se per te sembra troppo presto... sai, non ti obbligo mica. Ma... non ce la faccio più ad aspettare e voglio chiedertelo. Tu... ecco, io..." Chiude gli occhi e sospira.
"Lily... mi vuoi sposare?"
Bang. Tutto intorno a me si blocca e mi sento girare la testa. Quando mi riprendo Alec sta ancora aspettando una mia risposta.
Da quanto tempo aspettavo quella domanda?
Quante volte mi sono chiesta se ero pronta? Se non ero all'altezza delle sue aspettative?
Lo guardo e dalla mia bocca esce una parola, una sola.
"Sí."
Mi guarda e sorride, poi si china sul tavolo e io faccio lo stesso. Le nostre labbra si incontrano e Dio solo sa quanto mi piacciano i suoi baci.
Siamo pronti. Affronteremo tutto insieme, e abbiamo deciso di unirci completamente.
Torniamo a casa e comunichiamo la grande notizia a Max e Lucy, poi telefoniamo a Mary e Mark e lo diciamo anche a loro.
Ci siamo. Abbiamo deciso. Ci sposiamo.
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C'è una casa a Londra...
Hayran Kurgu- Una donna - Un uomo - Una casa - Londra Questi sono gli elementi fondamentali che ho usato per questa storia. Ora sta a voi dirmi se bastano. Sta a voi dirmi che non so scrivere. O che so scrivere. Dipende da voi farmelo capire, perché io lo capi...