Capitolo XVII

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“Ciao Martha, quanto tempo” mi disse, con il suo solito tono arrogante.
"Ciao... Come mai sei qui, James?" dissi. Lui era un mio lontano parente, che lavorava nel New Jersey. Non so cosa facesse. Ma sapevo che era inaffidabile. Si drogava, non mi importava se ora magari si fosse ripulito, ma per me rimaneva comunque un uomo inaffidabile.
“Sapevo che lavoravi qui e volevo salutarti... Sai, dall'ultima volta che mi hai visto sono cambiate molte cose... Soprattutto il fatto che mi sono ripulito del tutto. Ora non sono quel pazzo che conoscevi.” mi disse, amichevole ma allo stesso tempo  sembrava che mi stesse prendendo in giro.
"E perché proprio da me? Sai, Matt non é qui, per tua sfortuna. Se volevi qualcosa, sei nel posto sbagliato. Mi dispiace." dissi, fredda.
In quel momento arrivarono Kevin, Antonio, Ruzek e la Platt, forse da un giro di pattuglia.
«Serve aiuto?» disse Kevin.
"Non credo, sembrava che se ne stesse andando." dissi, cercando di fargli capire che io con lui non volevo parlare.
“Si, esatto. Martha, ti chiamo dopo, magari possiamo incontrarci in un bar qui vicino...” disse, un po' deluso da come mi ero comportata forse.
"Ci penserò. Ti accompagno fuori." dissi, cercando di sembrare gentile.
Lo accompagnai e gli dissi
"Sai perfettamente che non verrò al bar, quindi dimmi subito cosa volevi dirmi prima e finiamola qui."
“Tua madre mi ha mandato qui... No, non Amanda... Melissa, la tua madre biologica, mi ha mandato qui. Lei era preoccupata, non sei ancora andata a trovarla... Voleva vederti...” disse, un po' triste.
"E dove abita?" fu l'unica cosa che riuscii a chiedergli.
“A Chicago, la conosco perché è mia sorella... Ci siamo incontrati al funerale di Alvin...” lo interruppi.
"C'eravate anche voi?"
“Si, se vuoi dopo il lavoro ti mando l'indirizzo e se vuoi andare da lei ci vai, altrimenti lascia stare.” disse lui, calmo.
Io James lo conoscevo come un amico di famiglia. Erano molto amici, ma non sapevo che lui in realtà era mio zio. La mia vita stava radicalmente cambiando.
Il turno sembrò non finire mai, con Trudy che mi diceva cosa fare, io che ero persa tra i miei pensieri, Voight che, come sempre, usciva dal Distretto furioso e che, sicuramente, sarebbe andato ad interrogare un presunto sospettato con i suoi metodi, direi anche infallibili.
Finalmente il turno finì, mi cambiai nello spogliatoio e uscii. Vidi Kevin che mi aspettava fuori e con lui anche James.
"Ciao a tutti e due" dissi, cercando di essere normale.
«Ciao tesoro» disse Kevin.
“Ciao Martha. Andiamo, tua madre ti sta aspettando.” disse James, cercando di essere calmo.
Salii in macchina, mi sedetti dietro, lasciando James alla guida. Kevin si sedette accanto a me e, per tutto il viaggio, mi rassicurò dicendomi di restare calma e che sarebbe andato tutto alla grande.
Arrivammo davanti ad un piccolo appartamento.
“Siamo arrivati” disse James, per poi scendere dall'auto e si incamminò verso la porta d'ingresso.
Scesi dopo poco, seguita da Kevin.
James bussò alla porta e, quando si aprì, vidi una donna, simile a me più di quanto immaginassi.
La guardai per un tempo quasi interminabile.
- Entrate- disse, dopo un tempo interminabile di silenzio. Io non dissi una parola, aspettai che fossimo dentro. Avevo un casino in testa, mille domande che mi tartassavano. La tensione che c'era si sarebbe sentita fino al New Jersey se fosse stato possibile.
- Martha, figlia mia...- disse lei, mia madre.
"Ciao... Melissa" dissi, abbastanza agitata. Non volevo fare un enorme passo chiamandola "mamma", ma non volevo nemmeno che si sentisse distante da me. Finalmente avevo la possibilità di abbracciarla. Ma le mie domande erano più importanti.
“Magari volete parlare da madre a figlia... Meglio andare fuori Kevin... Ciao Melissa, a presto” disse James, uscendo.
«Salve signora, è stato un piacere conoscerla. Martha, ti aspetto fuori. A dopo» disse Kevin, poi uscì anche lui, lasciandoci sole.
"Ho una sola cosa da chiederti... Perché mi avete abbandonata?" dissi, fissando il vuoto.
- Alvin lavorava nella polizia, lo sai bene... Lui temeva per il suo futuro... Ma lui almeno per voi c'è stato... Io avevo fin troppi problemi e me ne sono andata... Mi dispiace Martha... Se solo non avessi avuto quel problema, 25 anni fa, ora saresti qui, accanto a me, che ci coccolavamo pensando al passato e di quanto amore Alvin ci dava ogni giorno... Scusami, perdonami...- disse lei, con le lacrime che le scorrevano sulle guance.
"Melissa, per ora posso chiamarti così, vero? Che problema avevi? E perché per questo non c'eri? Io ti volevo nella mia vita... Ho un vago ricordo delle parole di Robert, mio padre... Mi diceva che tu eri una bravissima persona e che aveva superato molte difficoltà..." dissi, ormai anche io piangendo.
- Sai, ero un'alcolista... E spesso non dicevo cose belle, soprattutto a James... L'ho spinto io ad essere così...- disse.
Mi alzai. Non sapevo cosa fare... Avrei dovuto perdonarla? O avrei dovuto abbandonarla, come lei aveva fatto con me?
"Melissa, posso andare a casa? Posso rielaborare quello che mi hai detto? Poi ti chiamerò se ho pensato... Ti lascio il numero di telefono." dissi, poi uscii.
Lì fuori c'erano James e Kevin, che tentarono di parlare con me, ma io rispondevo sempre "Non adesso, per favore", quindi poi lasciarono perdere.
"James, lasciaci qui. Grazie" dissi, quando vidi casa nostra in lontananza.
«Grazie mille, alla prossima» disse Kevin.
Come faceva ad essere così gentile con tutti? Anche se non li conosceva... Io invece, se avevo qualcosa che non andava, mi chiudevo a riccio ed era difficile che entrassero persone. Ma solo una, da poco, riusciva a capirmi e potevo parlargli: quella persona era proprio Kevin.
«Martha, cosa ti turba? So che, quando sei così, sei turbata, arrabbiata o triste... Parla con me, sai che puoi...»
"Kevin, mia madre Melissa era un'alcolista e James un drogato per colpa di Melissa... Alvin forse era l'unico che sapeva affrontare i problemi stando lontano da un bicchiere di vodka o dall'eroina. Almeno voi mi raccontavate così... Se solo lo avessi conosciuto... Magari lui avrebbe saputo come risolvere questo problema..." dissi, ormai sconcertata.
«Lo sai cosa ti direbbe? Figlia mia, il passato è passato, quello che fai nel presente costruirà il tuo futuro, quindi pensa a quello che fai o non fai, perché potresti pentirti in futuro. Capito? Cerca di perdonare Melissa, se proprio vedi che non va, solo allora lascerai stare.

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