Capitolo 13

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Hero's POV

Devo parlare con mio padre. Devo sapere se centra qualcosa con il pranzo o se è stato tutto un piano di mia madre per mettersi tra me e Jo.
Mio padre sa cosa sta succedendo nella mia vita. Ieri mi ha chiamato e ne abbiamo parlato e sembrava contento che finalmente mi fossi impegnato con qualcuna che non fosse una poco di buono.
Ma ovviamente non ho detto nulla a mia madre, per evitare di litigare ancora. Se solo Jo non fosse stata li, a quest'ora sarebbe tutto a posto...
-Sento i tuoi pensieri da qui.- dice Felix in piedi accanto alla porta del mio ufficio.
Dopo essere tornato in ufficio, e dopo l'ennesimo tentativo fallito di lavorare, gli faccio segno di sedersi di fronte a me per parlare.
-Credi che centri tua madre?- chiede slacciandosi il bottone dalla giacca per sedersi.
-Lei se n'è lavata le mani... ha scaricato la colpa su mio padre. Ma ora questo è il problema minore....-
-Amico, devi aspettare che si calmi.- dice Felix intuendo che sto parlando di Josephine.
-Felix non riesco a non fare nulla. A momenti potrebbe anche mandarmi un messaggio, e dirmi che non vuole più vedermi.-
-E questo sarebbe un problema per te...? Andiamo, sai di poterla riconquistare in pochi minuti.-
-Era davvero arrabbiata.- dico ricordando i suoi occhi freddi e vuoti. -Credo che non mi perdonerà facilmente.-
-Impossibile. I suoi occhi si illuminano quando ti vede... ci tiene.-
-E poi c'è ancora quel maledetto fascicolo su di lei in giro per casa.- dico prendendomi la testa tra le mani.
-Quello devi farlo sparire. Se dovesse trovarlo potrebbe pensare che sia tuo e a quel punto.... Beh saresti fottuto.-
–Dio, quanto sono complicate..- sussurro incredulo.
Quando mai mi sono fatto tutti questi problemi?
-Josephine non mi sembra essere complicata. Le ho parlato per pochi minuti ma mi è sembrata una tipa intelligente. Non le solite bionde con le quali sei uscito.-
-A mia discolpa posso dire che erano carine...- dico scrollando le spalle.
- Ricordo ancora quella tipa...come si chiamava? Kat?-
-Katie.- dico ricordando perfettamente di chi sta parlando. Alta, bionda, fisico pazzesco.
-Quando ci siamo presentati, voleva sapere come si faceva lo spelling del mio cognome. Andiamo amico!?- dice divertito. –Certe erano proprio vuote di cervello.-
Ha ragione.
Alcune pensavano solo ad essere fotografate dai paparazzi in mia compagnia. Altre, dopo una sveltina si sentivano cosi importanti da rilasciare interviste alle peggiori riviste scandalistiche in cambio di qualche centinaia di dollari.
-Ma lei non è cosi...- aggiunge Felix vedendomi pensieroso.
-No...- dico scuotendo la testa accennando un sorriso. –Non lo è.-
Lei è intelligente, spiritosa, modesta, divertente, sensuale, sexy... bellissima.
-Sei felice da quando stai con lei... e mi dispiace dirtelo ma ti comporti da adulto.-
La sua insinuazione non mi offende perché è la verità. Mi comporto da uomo. Da uomo che sa di avere qualcosa di bello e non vuole lasciarlo andare.
-Non lasciare che tua madre o Chantal rovinino tutto... perché un giorno l'unico che si sentirà in colpa per averla lasciata andare, sarai tu amico.-
Sto per dirgli qualcosa, ma veniamo interrotti dall'arrivo di mio padre che vuole sapere i particolari del pranzo e dagli accordi presi con i futuri soci.Felix si alza quando mi padre ci raggiunge, ritornando alla sua scrivania nel corridoio.
-Dopodomani dovremmo vederci per revisionare il nuovo contratto e firmare.- lo informo.
-Benissimo... senti com'è andata con Chantal? Era abbastanza nervosa quando sono andato a trovarla.- dice papà facendomi scambiare uno sguardo complice con Felix che nonostante i metri distante ha sentito tutto.
-A proposito di Chantal... la prossima volta potresti accompagnarla tu a questi pranzi?-
-Pensavo che ti facesse piacere... è stata tua madre a dirmi che volevi trascorrere un po' di tempo con lei da solo.- dice mio padre ignaro di tutto.
Sapevo che non si sarebbe fermata, e io ho sottovalutato il pericolo visto che di solito una madre vuole solo la felicità del figlio. Ma questa regola non vale per Martha Fiennes. E io l'ho capito troppo tardi.
-Hai litigato con Josephine a causa di tua madre vero?- chiede mio padre vedendomi la mia faccia nervosa.
-Lascia stare me ne occupo io.- dico sicuro di me.
Devo solo capire cosa fare e come farlo. Il resto verrà da sé.






Esco dall'ufficio più tardi del previsto. Il resto degli impiegati è già andato a casa da un pezzo, mentre io sono rimasto per dare una mano a mio padre con dei documenti da visualizzare.
Ne abbiamo approfittato per parlare un po', soprattutto di Josephine visto che da una settimana a questa parte sembra essere l'argomento del giorno. Le ho scritto per tutto il giorno, messaggi su messaggi ai quali però non ho ricevuto risposta.
E ora sto guidando tra le strade di Londra , diretto al suo appartamento sperando che la mia ragazza si sia calmata e che finalmente possa perdonarmi per la stronzata commessa.
Ma non avevo fatto i conti con qualcosa.
Quando arrivo al suo appartamento, e busso alla porta, tutto mi aspettavo tranne che non ci fosse.
E' uscita da lavoro da un pezzo , quindi sicuro che non mi voglia aprire perché ancora arrabbiata, la chiamo con la speranza che almeno risponda.
Ma dall'altro lato della porta non sento nulla. Solo silenzio.
Sentendomi forse sul pianerottolo, Inanna apre la porta del suo appartamento e si appoggia allo stipite della porta.
-E' inutile che bussi. E' uscita.- rivela fredda facendomi segno di entrare da lei.
-Dov'è andata?- chiedo chiudendo la porta di casa.
-Sapevo che fossi stronzo, ma non pensavo cosi tanto.- dice mentre cammina in direzione della cucina. Mi giro per seguirla e noto subito che accanto al divano, c'è la borsa che avevo portato a casa di Josephine con dei cambi puliti.
Ha trovato il fascicolo. Ecco perché non c'è a casa.

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