Capitolo 25

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Hero's POV


-Qualunque cosa mia madre ti chieda riguardo Josephine, chiamami e rendine conto solo ed esclusivamente a me.-
Sono in macchina e sto andando a lavoro. E' lunedi mattina, e non sento Josephine da due giorni. Cioè ci sentiamo tramite messaggio una volta ogni tanto, ma a parte questo nient'altro. Più volte ho chiesto di vederci da lei, cosi che potessimo parlare tranquillamente, ma lei ha sempre inventato scuse alquanto banali affinchè si potesse evitare questo incontro.
Sono costretto a chiamare Inanna tutte le sere per chiederle se sta bene, se ha bisogno di qualcosa.... Visto che la gelosa patologica non vuole neanche aprirmi la porta di casa.
Questo perché? Perché non si fida di me. Pensa che mi stia vedendo con Chantal a sua insaputa, tradendola con quella stronza che in ogni occasione cerca di mettermi in cattiva luce con i miei genitori e il consiglio d'amministrazione.
L'ho capito anch'io che non vale la pena avere un rapporto con quella donna. Certo l'ho capito troppo tardi visto che in passato ci siamo dati da fare come due conigli ma come si dice.... Meglio tardi che mai.
-Certo signor Tiffin.-
Ho chiamato Roger Kumble, dopo che Mercy mi aveva detto che mia madre stava indagando sul ricovero di Josephine al Saint Patrick General Hospital. Sono giorni che questa storia va avanti: più mia madre è curiosa di avere informazioni, più io devo passare il tempo a telefono con il nostro investigatore per ordinargli di non riferirgli niente se non quello che voglio che sappia.
Sono furioso per questa violazione di privacy da parte della donna che mi ha messo al mondo. Probabilmente se me l'avesse chiesto, gliel'avrei detto stesso io. Ma questo suo atteggiamento menefreghista, che vuole controllare tutti e tutto, mi da su i nervi.
Josephine ha deciso di rivelare a Mercy la verità e credo che prima o poi lo farà anche con la madre. Non è un segreto di stato, aver perso il bambino ovviamente ci rende triste ma non è una cosa di cui vergognarci.
Chiudo la conversazione, posando il cellulare nella tasca interna della giacca, tornando a guardare fuori dal finestrino.
-Sicuro che stai bene?-
Sposto lo sguardo nello specchietto retrovisore, trovando gli occhi di Felix, attenti e vigili, su di me.
Sono tornato a casa in questi giorni, ma ormai la convivenza con mia madre è diventata difficile. Mercy mi sta tempestando di domande notandomi nervoso e chissà anche infelice, mentre mio padre ha capito che c'è qualcosa che non va ma evita di chiedere. Mia madre poi gioca su questo mio nervosismo, sputando veleno e gettando frecciatine perché spera di farmi parlare come un canarino.
Non aspetta altro quella donna. Aspetta di sapere che con Josephine è finita.
Ma non sa che fin quando ci sarà speranza, io continuerò a provare. Non posso perderla. Non ora che ho capito che è quella giusta per me.
Lei, l'unica che mi capisce, mi incoraggia, cerca di consigliarmi in maniera imparziale, mi fa felice, mi fa incazzare. Lei che ha ammesso di amarmi anche se un secondo dopo mi ha definito un coglione.
-Mi manca, Felix.-
-L'hai chiamata?-
-Non vuole vedermi.- sbotto esasperato. –La situazione mi sta sfuggendo dalle mani... e io non so cosa fare....pensa che vada a letto con Chantal.-

Non vado a letto con un'altra donna al di fuori di lei da quasi 3 mesi.
Felix distoglie lo sguardo per un secondo, concentrandosi sulla strada. Perché andare nel letto di un'altra quando la donna che ti rende felice è proprio sotto i tuoi occhi?

So che le cose sono difficili, so che lei ha comunque subito una perdita, ma non è l'unica che sta soffrendo.
Io mi sento terribilmente in colpa, perché le ho detto delle cose orribili, e solo dopo l'operazione ho potuto dirle che avevo cambiato idea.
Quando venerdi abbiamo litigato, ne ha dette di cose. E io? Io sono stato zitto.
-Le donne devono essere rassicurate. Josephine... ci è passata due volte ma finora ha sempre fatto affidamento solo su se stessa.-

-E quindi cosa dovrei fare?-

-Dalle tempo.-



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