III

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Arrivammo a casa. Mio papà era fuori dal cancello che parlava con degli strani signori vestiti con una tuta rossa fluorescente. C'era una grande vettura con scritto "ambulanza" e lì capii chi erano quei signori. Ne vidi altri uscire da casa mia con una barella e un telo ,sotto il quale spuntava la figura di un corpo di una persona abbastanza piccola.

L'ambulanza portò via la barella e i miei genitori mi dissero di entrare in casa per parlare. Non ci stavo capendo niente, ma percepivo che qualcosa non andava.

Mi sedetti sulla poltrona in soggiorno, e quando mi sistemai per bene mio papà cominciò a parlare. Alternò parole a lacrime che gli scendevano sul volto.

papà:" devi sapere che alcune persone quando lo decide il destino...vanno via. Ecco, tuo fratello è una di quelle"

P::" ma tornerà, vero?"

m:" tesoro mi dispiace, ma non può tornare...ora è in un posto migliore."

capii di cosa stavano parlando e scoppiammo tutti in lacrime.
Mio fratello era morto.

Mia nonna mi raccontò che voleva andare in un posto più bello e rimanerci, ma io sapevo che non era così, sapevo che lui non era vivo, e sapevo che non l'avrei mai più rivisto.

Mia zia fu l'unica che, contro la volontà dei miei genitori, mi rivelò la verità: mio fratello era caduto in depressione due anni prima della sua scomparsa, raggiungendo un punto di non ritorno e decidendo di non voler continuare quella vita. Lui mi raccontava spesso delle parole che certe persone gli rivolgevano, della violenza subita da qualcuno del quale non voleva svelarmi il nome e delle giornate passate chiuso in bagno a piangere. Quel giorno, però, decise di non uscire mai più da quel bagno.

La felicità fatta persona [Pikulena]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora