Capitolo 20 - È questo il problema

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Sono nel mio letto a piangere come una bambina coprendomi la bocca con il cuscino. Non appena ho scoperto che Matteo era l'amico di Riccardo sono scappata via. Ho corso dal bar a casa. Non mi sono voltata un attimo. Appena arrivata, ho chiuso a chiave la porta della mia stanza e mi sono buttata sul letto.

Che stronzo, faceva il doppio gioco, è proprio un attore nato.

E io che mi sono fidata, ho raccontato cose di me che non sapeva nessuno.

È stato capace con poco di portarmi al paradiso e ancora con un niente all'inferno. Quanto devo essergli sembrata stupida. Caduta nella sua rete. La regina delle credulone. Strappo la collana dal collo e la butto per terra. Mi comincia a suonare il telefono. Chiamate insistenti da parte di Matteo. Siamo a quota quindici e continua. No, non risponderò.

Sento dei rumori da dietro la mia porta, alzo la testa dal cuscino. Devo essermi addormentata. Ma che ore sono? Prendo il telefono sessanta chiamate perse e un sms. Ignoro le chiamate e il messaggio.

Sono le due di notte. Vado in bagno e mi guardo allo specchio. Ho una faccia terribile. Penso che andrò in cucina per bermi un succo. Non ho cenato e il mio stomaco si fa sentire. Faccio piano per non svegliare nessuno. Accendo una piccola luce.

Ritrovo seduto sulla sedia della cucina Matteo che mi fissa. Ma che ci fa lui qui? E da quanto tempo?

Mi rigiro e vado verso la mia camera. Non mi va proprio di sentire le sue scuse ben recitate. Non faccio in tempo ad entrare che lui mi supera, entra in camera, mi tira all'interno e chiude a chiave. Prende la chiave e se la mette in tasca.

«Non esci da qui fino a quando non mi dici cosa ho fatto per meritarmi questo trattamento» Mi tuona.

«Non lo sai? Immaginalo.» Dico acida

«Basta con queste stronzate e parlami» Si avvicina per prendermi la mano ma io mi allontano. Lui si blocca.

«Vai a parlare con la tua Nicol» Dico tagliente

«Nicol? Primo non è la MIA Nicol, secondo cosa ne sai tu di Nicol?»

«Parlami tu di Nicol ...» Gli sto offrendo la possibilità di essere sincero e dirmi tutta la verità.

«Nicol è la mia ex ragazza. Siamo stati insieme due anni. All'inizio mi piaceva ma poi ha cominciato a coalizzarsi con mio padre. Non pensava più a me ma solo a quello che volevano i nostri genitori. Secondo loro lei era perfetta per me perché nipote di uno stimato notaio. Un buon partito insomma. Ma io l'ho lasciata già da tempo, anche perché mentre eravamo insieme nessuno dei due è mai stato fedele, diciamo che era una relazione aperta. L'importante era solo apparire fidanzati. Non capisco perché ora ne stiamo parlando.»

«Da quanto tempo non la vedi?»

«L'ho vista qualche giorno fa, ma non è come pensi. Non te l'ho detto perché per me non ha importanza. Quella cretina è andata dai miei genitori e ha detto che l'avevo lasciata. Così quando sono andato a casa per cambiarmi l'altro ieri l'ho ritrovata nuda nel mio letto. Ma ti giuro che non è successo niente. Ha provato a baciarmi ma non gliel'ho permesso. Non ti avrei mai fatto nulla di male Alice» Mi sembra sincero. Non so se credergli oppure no. Così decido di dirgli cosa so.

«Riccardo mi ha detto che vi siete baciati» Sbotto

«Si lo so. Ma non è vero. Lo avrà detto per togliersi dalle scatole Riccardo o per orgoglio. Non lo so e non mi interessa. Ma non è vero. Ho detto a Riccardo che può benissimo frequentarla e che anzi mi fa un favore. » Si avvicina e mi abbraccia. Devo dire che è stato piuttosto convincente.

«Ora mi dici come fai a conoscere Riccardo?»

«L'ho conosciuto al bar. Viene spesso a fare colazione e ogni volta ci provava con me. Ieri abbiamo parlato e gli ho detto di avere il ragazzo, così lui mi ha parlato di Nicol che le piace ma che tu ti ci sei baciato. Ed essendo il tuo migliore amico non sapeva cosa fare. Così gli ho consigliato di parlarne con te. Quando sei entrato e lui ti ha indicato come il suo amico di cui stavamo parlando mi è crollato il mondo addosso.» Lui si avvicina e mi stringe forte. Mi butta sul letto e ci addormentiamo così.

Apro gli occhi e incontro subito i suoi.

«Da quanto eri sveglio?» Chiedo improvvisamente timida.

«Da un po'. Mi piace vederti dormire.»

«Sei strano. Cos'hai?»

«Tu non ti fidi di me. Cosa posso fare per cambiare questa situazione? Ieri avresti dovuto venire verso di me tirarmi uno schiaffo, lanciarmi un drink in faccia. Qualsiasi cosa. E poi chiedermi spiegazioni. Invece hai preferito scappare. Non ti è passato per la mente nemmeno un secondo che poteva non essere vero?» Mi domanda cupo.

«Hai ragione, scusami, sono una cretina. È che non sono abituata a dipendere da un'altra persona. Dipendevo dai miei e loro sono morti. Ho paura che più diventerai indispensabile nella mia vita più mi farò male quando te ne andrai. So che mi spezzerò e che non resterà più niente di me. E non posso permetterlo. Non sono sola Matteo. Non posso pensare solo a me. Mio fratello è la cosa più importante. Devo essere forte per lui.» Eccola, la semplice e diretta verità: ho paura che lui se ne vada.

«È questo il problema. Tu sei sicura che io ti lascerò. Quando io non ho nessuna intenzione di lasciarti andare. Non me ne andrò nemmeno se sarai tu a chiedermelo. Io sto andando contro tutti e tutto per stare con te. La mia vita era un inferno, vuota e senza senso prima di incontrare te. Sto facendo sul serio con te. Almeno puoi provare a fidarti di me?» La sua supplica così dolce e sincera mi fa sciogliere. Faccio si con la testa e lo bacio.

Domani pomeriggio vedrò l'avvocato. Voglio chiedere a Matteo di venire con me. Credo che questo sia un grande atto di fiducia. Voglio far capire che ci sto provando sul serio. Voglio appoggiarmi a lui completamente. Lasciamo Alessio a scuola. Cerco il coraggio di chiederglielo. Ma non riesco. Sto fallendo miseramente.

«Che succede?» Mi chiede quasi intuendo il mio pensiero inespresso.

«Ti va di accompagnarmi dall'avvocato domani pomeriggio? Deve dirmi le novità sul processo ... »

«Certo! A che ora passo a prenderti?» I miei occhi si illuminano dalla gioia. Non sono più sola. Con lui sento di poter affrontare il mondo.

«Alle 5 devo essere in via Cavour.»

«Perfetto. Ti passo a prendere a lavoro appena stacchi.» Faccio per scendere dalla macchina ma lui mi prende per un braccio e mi riporta dentro «Grazie» Annuisco, lo bacio e vado a lavoro.

Lunedì mi sono presa il giorno, dato che è il mio compleanno. Diciamo che è stato Matteo a costringermi. Chissà cosa avrà in mente. Mi sorprendo di me stessa.

Se non avessi avuto Matteo con me ora sarei stata tutto il tempo a pensare all'appuntamento con l'avvocato. Invece sto pensando al mio compleanno e mi sento ottimista e serena.

Forse perché so che ci sarà lui al mio fianco.

Alice - Serie DESTINY 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora