Capitolo 6 - L'ascensore

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TOM

Verso le 7:40 mi svegliai, alla mia destra Meaghan mi stava abbracciando. Cominciai ad accarezzare i suoi bei capelli lunghi, biondi decolorati, ma comunque morbidi e setosi.
"Tom" mi chiamò sottovoce Lauren "Ora devo andare, quando si sveglia salutala da parte mia"
"Certo Lauren" le sussurrai sorridendo.
"Prima di andare voglio che tu mi faccia una promessa". Mi prese la mano con la quale non stavo abbracciando Meaghan e mi disse:"Trattala bene Tom, per favore. Merita tanto, tanto amore"
"La tratterò come una regina anche solo come amici"
Mi guardò male, poi mi poggiò la mano sul petto e se ne andò.
Pochi minuti dopo Meaghan si svegliò.
"Buongiorno principessa" le dissi sorridendo.
"Buongiorno Tom... ma dov'è Lauren?"
"È andata via poco fa"
"Ok" sembrava triste. Si sedette sul letto e mi chiese:"Tom... non è che abbiamo fatto robe, hai capito no?"
"No no tranquilla non è successo niente" la rassicurai togliendole i capelli dal viso. Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata e sentii dei brividi percorreremi la schiena, mi sentivo come un "protettore" per così dire.
Lei si alzò di scatto dal letto e le chiesi il perché avesse così tanta fretta.
"Dobbiamo andare in ospedale, ricordi? Mia madre è morta ieri. Oh Dio sarei dovuta andare ieri, che orribile figlia che sono!" le misi il dito sulle labbra.
"No, ho sentito abbastanza. Non sei cattiva, ieri non eri nelle condizioni di guidare e neanche ora quindi andiamo con la mia"
Ci preparammo e ci diressimo verso il parcheggio dove c'era la mia macchina, le aprii la portiera e partimmo per andare in ospedale.

MEAGHAN

La sua macchina era bellissima, sedili in pelle però il tocco di classe era lui con un paio di jeans neri e una camicia bianca... bellissimo come al solito che guidava alla volta dell'ospedale dove mia mamma era venuta a mancare esattamente dieci ore prima.
"Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova:

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: sospira"
Appena Tom recitò questa poesia dei brividi mi percorsero da testa a piedi.

Me l'aveva dedicata? L'aveva detta così tanto per dire? L'aveva recitata per tranquillizzarmi?

"Ti è piaciuta?" mi chiese visto che non gli risposi appena la recitò.
"Bellissima Tom, ma sa quando hai studiato letteratura italiana?" gli chiesi sorridendo.
"Quando ho saputo che Lucifer sapeva parlare tutte le lingue del mondo ho pensato che avrei dovuto farmi un po' di cultura prima europea, poi asiatica e infine africana".
Ero stupita dal sapere di Tom...essendo nata in Italia da genitori americani e aver frequentato la scuola là, ho riconosciuto subito "Tanto gentile e tanto onesta pare" di Dante Alighieri... una poesia bellissima e piena di significato.
Nel frattempo eravamo arrivati davanti all'entrata dell'ospedale. Tom fece per scendere dal veicolo, ma io lo bloccai.
"Tu resti qua".
"Buongiorno, sono la figlia di Linda Cooper, lei è ancora qui?"
"Sì certo signora. Stanza 31, terzo piano, la prima a sinistra"
"Grazie mille".
Corsi in ascensore quando un uomo biondo con gli occhi verdi si intrufolò dentro.
"Hey bellissima" mi disse con uno sguardo da Don Giovanni.
"Non parlarmi"
"Eddai non fare la difficile" Mentre lo diceva mi stava sbottonando il pantalone, gli tirò un calcio che però non lo fermò.
Per fortuna ero arrivata al piano. Appena le porte dell'ascensore si aprirono tirai un pugno ben assestato nella pancia e riuscii a scappare da quel verme. Seduto fuori dalla camera c'era Tom, non aveva fatto ciò che gli avevo detto però ero così felice di vederlo che corsi da lui senza pensarci due volte. L'uomo dell'ascensore mi stava rincorrendo però quando mi vide con Tom si voltò dall'altra parte.

TOM

Arrivò da me con i pantaloni sbottonati, un succhiotto al collo e i capelli scompigliati e quell'uomo che la rincorreva... avevo capito che lui le aveva fatto qualcosa quindi corsi da lui e appena lo trovai gli dissi semplicemente:"Tu tocca un'altra donna e potrai considerarti morto! Sei solo un verme schifoso che non merita niente nella vita" sarei voluto andare avanti e tirargli un pugno, ma Meaghan ci divise portandomi lontano da lì.
"Grazie Tom, sei davvero fantastico" mi disse. Io non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel cretino.
"Sgualdrina del cazzo! Gettati tra le braccia di un uomo senza ritegno!" urlò il tipo.
"Ora hai esagerato" presi in mano il telefono continuando ad abbracciare Meaghan.
"Come ti chiami?!"
"Zack Giron!"
"Grazie, aspettati una denuncia!"
Composi il numero 911.
"Buongiorno, vorrei sporgere denuncia verso un certo Zack Giron"
"Per cosa vorrebbe sporgere denuncia?"
"Stupro, grazie"
"Denuncia effettuata buona giornata"
Riattaccai e portai Meaghan a sedere su una sedia sulla quale si sistemò i vestiti e i capelli in attesa che l'infermiera ci chiamasse per salutare il corpo ormai senza vita della signora Cooper.

Una serie e un amore || Tom EllisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora