9. Rimani con me

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Avevo perso il conto del tempo e mi ero addormentato per troppe ore.
Scesi di corsa al piano inferiore per cercare mia madre, ma quella vecchiaccia mi aveva lasciato solo.
Doveva essere parecchio tardi se Mitsuki era già andata a lavoro; lavorava in un ristorante per fottuti ricconi che non facevano altro che sbattere in faccia agli altri che avevano i soldi per mangiare caviale una sera sì e l'altra pure.
Aprii il frigo e ne tirai fuori una ciotola di soba freddi.
Mi sedetti sul divano e tirai fuori il telefono dalla tasca.

"Kacchan, tesoro", esclamò la voce di Uraraka. A quanto pare stavamo insieme, ma quella ragazzina petulante era davvero odiosa.
"Che c'è" chiesi secco mentre imboccavo un boccone di quegli spaghettini congelati.
La sentii esitate per la mia scortesia e sperai avesse voglia di rompere, ma poi continuò: "Dovremmo fare una piccola festa, sai, come coppia..."
Adorava usare la frase 'come coppia'. Io ovviamente la odiavo.
Non so perché le chiesi di uscire quel giorno, ma avevo visto che Izuku c'era rimasto male e quindi ho pensato che avrei potuto farlo ingelosire.
Ma ora mi trovavo qui, bloccato in una relazione che non volevo, mentre mi domando come mai quel broccolo dai grandi occhi ha deciso di impossessarsi dei miei pensieri sempre più spesso.

"Sì, come vuoi. Ora devo andare Uraraka, ciao" tagliai corto e chiusi prima che potesse dire altro.
Sa cessino fatto davvero una festa magari Deku sarebbe venuto.
'Perchè mi importa se viene o no? Sono malato? Avrò la febbre, sicuro. È solo Deku di merda, Katsuki smettila' mi dissi.

Quella sera mi annoiai fino allo sfinimento e ammazzai il tempo dormicchiando.
Dormivo un sacco in quel periodo, dopotutto sotto il periodo natalizio faceva freddo e non c'era molto da fare.
Decisi di ignorare i compiti di Aizawl, tanto li avrei chiesto al broccolo che sedeva dietro di me.
Chiudi gli occhi con l'immagine di me e Deku da piccoli, quando eravamo ancora... amici? Non credo lo fossimo mai stati, ma di certo andava meglio a quei tempi.
Il ricordo si fuse nel sogno e vidi un piccolo me bagnato fradicio seduto un un piccolo torrente.
"Diamine" esclamai. Ero scivolato da un tronco mentre giravo per il bosco vicino a casa con i miei amici. C'era anche Deku.
Ridevano tutti; mi comportavo da eroe invincibile e onnipotente, ma ero solo un bambino con un quirk favoloso.
Nessuno riusciva a vedere altro se non il "Boom-boom" che mi distingueva. Era l'unica cosa che conoscevano e apprezzavano di me.
Tutti tranne quel ragazzino dai grandissimi occhi verdi.
Quando caddi dal tronco lui fu l'unico a venire ad aiutarmi. Si lanciò in acqua senza pensarci; si bagno le scarpe nuove per me.
Ovviamente lo rifiutai, non avevo bisogno di nessuno, men che meno di lui.
Ma non sembrava ferito dal mio gesto; no, era... felice.
Felice che non mi fossi fatto male, che stessi bene.
Non sapevo se detestare quella sensazione di protezione. La detestavo perché in fondo in fondo, nel più remoto angolo del mio cuore la amavo.
Amavo pensare di essere importante per qualcuno, di essere una persona umana, non solo un talento.

"Il talento può spegnersi" disse un giorno.
Eravamo stesi su un prato, l'uno accanto all'altro.
Non capivo cosa intendesse, così lo lasciai continuare.
"Ciò che sei non si spegne mai".
Mi voltai a guardarlo.
Quella diventò la mia frase preferita.

"Deku..." sussurrai nel sonno.
"Deku... aspetta..."
"...rimani con me".
Allungai la mano nel letto e maledissi il momento in cui mi accorsi che non c'ra nessuno a tenermi compagnia. Niente calore umano.
Non per me.

~ 𝐖𝐨𝐮𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭~ [bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora