16. Phone call

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C'erano poche cose che mi mancavano nella vita.
Una di quelle era l'amore.
L'amore vero, quello che ti fa rabbrividire. Quello che fa paura, come l'infinito, ma che ti scalda come il sole.
Quell'amore che non è una parola, ma tante messe insieme. Tutte che formano un puzzle da mille e cento mila pezzi.
Avevo bisogno dell'amore fatto di notti insonni stesi su un prato a parlare della vita e delle sue ingiustizie; di quello che ti spaventa e di quello che vuoi vedere prima che la luce dell'anima si spenga.
Ma ero troppo orgoglioso per averlo; troppo testardo per accettarlo.

Quella mattina, quell'infermale mattina di Natale dove i sogni di mille persone si avveravano, dove i bambini gioivano sotto le coperte avidi di scoprire cosa li attendesse nei pacchi colorati e ammassati sotto l'albero.
Quel giorno in cui si sta al caldo a farsi beffe della neve fredda che ricopre tutto ovattando la vita al di fuori delle finestre, io mi alzai col piede storto.
E dove sta la novità?
Beh, non ci sta. O meglio, non era quella.
Miei a tacere il frenetico vibrare del telefono rispondendo a Kirishima.
"Auguri Bakubro" urlò il ragazzo a pieni polmoni dall'altro lato delle telefono.
"Tsk... auguri capelli di merda" dissi sforzandomi di sembrare cordiale almeno quel giorno.
"Vieni a casa mia oggi giusto?" Chiese il rosso speranzoso.
C'era in programma una festicciole di Natale a casa di Kirishima, alla quale avrebbero dubito partecipare tutti, compresi Deku e il suo amico cono gelato.
O almeno così doveva essere.

Suonai al campanello di casa Kirishima dieci minuti dopo l'appuntamento. Ero senza Uraraka, la quale era arrivata prima di me.
Mi dieci una veloce sistemata alla camicia nera, come faceva Deku quando eravamo piccoli e io mi vestivo disordinato.
Era solito chiudermi l'ultimo bottone e spolverarmi sul petto e le spalle, facendomi sembrare un damerino di corte.
Sorrisi involontariamente al pensiero.
Quel giorno avevo sorriso parecchio, non perché fosse Natale, ma perché mi ritrovai a pensare spesso a Izuku.
Anche se quando pensavo a lui un brutto presentimento mi pervadeva il petto, salendo su per le gambe e arrivando fino alle spalle dove si fermava e premeva.
Finii di sistemarmi il colletto ed entrai accolto da un Eijiro pieno di vita e di whisky.
Quando beveva era uno spasso, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso quel pressante dubbio.
"Hai visto..." cominciai a chiedere per essere interrotto quasi subito dal mio amico, "Uraraka? È con Momo e Atsui" disse per poi tornare da Kaminari in salone lasciandomi solo con una domanda non formulata appesa in gola.
Mi guardai intorno cercando con lo sguardo la risposta, o meglio, le risposte al mio quesito, ma fallii miseramente: non c'era traccia ne di Deku ne del ghiacciolo.
Decisi che avrei preso posto su una poltrona a caso, accanto a Kaminari e Kiri, che stavano bellamente dando spettacolo di loro.
Mentre osservavo il mio amico farsi bloccare sul divano dal ragazzo coi capelli gialli, pensai a quanto mi sarebbe piaciuto farlo con Deku.
Ripresi coscienza di me e mi feci leggermente schifo, così decisi di cambiare visuale.
Ero felice che almeno Kirishima avesse trovato qualcuno che volesse stargli affianco, ma vederli limonare violentemente sul divano non era esattamente il mio programma per la festa di Natale.

La serata passò lenta e per la maggior parte del tempo mi ritrovai a fissare la porta, in attesa che qualcuno, qualcuno di preciso, entrasse.
Ma non entrò. Non entrò mai.
Arrivò una telefonata, invece, a Kirishima, che lo fece staccare da quel lungo valzer che la sua lingua ballava con quella di Denki.
"Pronto" rispose con un mezzo fiato grosso, che subito cessò di essere. E con esso il suo sorriso sul viso.
Lo guardai interrogativo, cercando di reprimere il mio allarmismo.
Mi passò il telefono lentamente, con un gesto riluttante e il viso bianco.
Mi stavo spaventando, così gli strappai il cellulare di mano e leggi di sfuggita il nome in rubrica:

"Todoroki".

~ 𝐖𝐨𝐮𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭~ [bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora