"Stupido, stupido, stupido... Sei solo uno stupido".
"Midoriya, ti prego, smettila."
Todoroki era seduto su una ramo dell'albero che stavo prendendo a pugni da diverso tempo.
Era buio fuori, ma i lampioni sul marciapiede difronte al giardino di Kacchan erano abbastanza luminosi, anche se il ragazzo coi capelli bicolore era illuminato solo a metà.
La luce artificiale metteva in risalto la sua bruciatura e illuminava il suo occhio chiaro facendolo sembrare quasi trasparente.
Tirai un altro colpo sulla corteccia di quel noce e sentii le nocche bruciare.
"Ahi..." sospirai sedendomi sull'erba fresca e lasciando che il sudore scivolasse ai lati della mia fronte.
Todoroki saltò giù dal ramo e si avvicinò, un po' spazientito, un po' con fare premuroso."Fa vedere" disse porgendo i la sua mano mentre si sederà in ginocchio davanti a me.
"Non è niente, lascia stare."
"Ho detto: fammi vedere" replicò risoluto. A volte sembrava suo padre con quella voce ferma e minacciosa.
Mi arresi e lui afferrò delicatamente la mano.
"Ho dei cerotti in tasca, per fortuna" disse e si mise a cercare nella sua giacca.
Mi soffermai a guardarlo mentre era impegnato,
La luna e i lampioni facevano brillare i suoi capelli colorati e la sua pelle chiara.
Era una visione divina, incredibilmente bella.
Lui era incredibilmente bello.
Sarebbe stato fantastico essere innamorato di lui. Avere nel proprio cuore una persona così gentile e premurosa. Piacevolmente rigido, che sa dimostrare l'amore che prova.
Non dubitavo che Kacchan sapesse dimostrare i suoi sentimenti ad Uraraka, ma dubitavo, con ragione, che sapesse dimostrarli a me.
Avrei davvero tanto voluto sapere se mi odiava davvero, se tutto quello che diceva fosse vero o se fossero soltanto parole, suoni che non volevano dire niente.
Ci speravo profondamente. Avevo bisogno di sperare, di credere che in realtà mi volesse bene. Che provasse affetto per me. Non chiedevo che mi amasse, non lo avevo mai nemmeno pensato.
Sarebbe stato bello, bellissimo, ma non lo pretendevo.
Tutto ciò che volevo era sapere."Eccoli qui" esclamò Todoroki riportandomi alla realtà.
Lo osservai aprire le confezioni e applicare quei cerottini con disegnini poco sobri sopra.
"Carini... li metti tu?" Dissi ridacchiando alludendo alle pecorelle rosa su sfondo azzurro che dominavano i cerotti. Mi beccai un'occhiataccia da parte di Shoto e risi più forte.
Un sorriso discreto apparse sul suo volto illuminandolo.
Qualcosa nel mio cuore irradiò calore in tutto il mio corpo conciliando la rabbia che provavo verso il mondo.
"Ti sei ripreso?" chiese lasciando andare la mano medicata.
Annuii debolmente. L'immagine di Kacchan che diventa un tutt'uno con quella che andava professandosi "la mia migliore amica" mi aveva un attimo scosso.
I petali vermiglio non si erano ancora fatto vedere, ma sapevo che non sarei rimasto deluso.
Ci sdraiammo sul prato sul quale ero corso dopo quello che avevo visto.
Mi misi a contare le stelle, erano tante, luminose e solitarie. Ma unite nella loro solitudine.
Probabilmente ne contai alcune più volte, altre le saltavo, perdevo il conto e ricominciavo.
Passammo così un tempo che sembrava infinito, di cui mi bea fino in fondo.
Non riuscivo ad accettare che ci potesse essere qualcosa che non avrei più visto.
Non riuscivo ad accettare che un giorno non mi sarei svegliato. Che un giorno tutto questo sarebbe finito e che il sole per me non sarebbe più sorto.
Tutto questo per Kacchan.
Per Katsuki Bakugo.
E subito pensai a mia madre. Quella santa donna che mi aveva cresciuto con impegno e amore, che aveva cresciuto anche Bakugo.
Che voleva vedermi realizzato. Felice.
Non morto."Deku".
Mi voltai. La voce non era di Todoroki, non era più lì.
Era dietro ad una figura.
La figura di Katsuki.
"Kacchan...?"
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~ 𝐖𝐨𝐮𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭~ [bakudeku]
FanficIzuku Midoriya e Katsuki Bakugo, amici sin dalla più tenera età, si ritrovano a frequentare lo stesso liceo. Midoriya scoprirà di provare qualcosa di più del desiderio di amicizia con Bakugo, ma quest'ultimo ha sempre cercato di porre una barriera t...