23. It's been a while

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"È passato un po' eh?"
Scusi la testa, per me era la prima volta. Era la prima volta che gli parlavo, la prima volta che lo conoscevo, la prima volta che i miei occhi incontravano i suoi eppure era come se tutto questo fosse già successo.

"Dovremmo ricominciare daccapo quindi..." disse più a se stesso che a me.
Eravamo seduti nella veranda di quella casa enorme in cui abitava Denki, grazie a dio aveva delle vetrate che la chiudevano perché altrimenti saremmo morti da freddo.
Bakugo si alzò e si avvicinò ad una stufetta elettrica facendomi cenno di seguirlo e così feci.
Eravamo avvolti da quel tepore quasi afoso che emanava l'aggeggio elettrico accanto a noi e approfittai della grandezza delle sedie per rannicchiarmici dentro, ginocchia al petto e la testa appoggiata su di esse.
Guardavo Katsuki, i suoi occhi, il suo viso flesso in una smorfia di tristezza e rabbia che si mescolavano perfettamente dipinte sul suo volto, le sue mani incrociate e le braccia appoggiate sulle ginocchia, la testa abbassata.
Non so come ma si era ripreso dalla sbornia con una velocità incredibile ed ero sicuro che Kirishima ci avesse messo il suo zampino.
Fissava il pavimento con la faccia seria, in cerca delle parole da dire e io aspettavo, cercando di dissotterrare i miei ricordi, tutti quelli che trovavo ma non aveva un'identità per me quel ragazzo che mi sedeva accanto in tutta la sua bellezza.

"Allora... vediamo..." parlò con la voce rotta, quasi affannata, "...Io sono Katsuki Bakugo" disse infine allungando una mano aperta verso di me.
Esitai un attimo per poi srotolarmi dalla mia posizione e ricambiare il gesto. Mi strinse la mano delicatamente, come se avesse paura di farmi male.
"Midoriya Izuku, piacere".
Staccammo le mani e tornai appallottolato sulla mia sedia.
L'aria era tesa, si poteva tagliare con un coltello e le nostre labbra erano sigillate.
L'unico rumore che si sentiva era quello del vento fuori che sbatteva contro le vetrate della veranda fischiando e lanciandoci i fiocchi di neve che cadevano dal cielo.
Nevicava da un paio di ore ormai e dei cumuli di neve si erano formati su tutto il prato che circondava la casa.
"Sarà dura passare con la macchina" notò Bakugo cercando di fare conversazione e rompere il ghiaccio.
Non doveva essere il suo gente di cose, visto che stava fallendo miseramente nel suo intento.
"Ora che ci penso, non so come andarci a casa..." dissi consapevole del fatto che dopo la mia scenata in camera Todoroki se ne sarebbe andato senza di me, e a dire il vero non avevo nemmeno la più remota intenzione di chiedergli scusa o qualunque cosa si aspettasse che gli chiedessi.
Quindi ero senza un passaggio, con, se andava bene, un metro di neve che mi bloccava il passaggio e addosso solo una maglia di cotone.
Kacchan si voltò verso di me stupito: "Ma... Todo... Sì, insomma, Todocoso, non ti ha portato qui lui?"
"Todocoso?" ripetei ridacchiando e lui mi imitò.
Furono i secondi più belli della serata, io e lui che ridevamo insieme, i nostri cuori vicini e leggeri senza pensieri, senza perdite di memoria, senza niente di incredibilmente catastrofico vicino.
Almeno per ora.
"Ti posso portare io, se vuoi" propose quando le risate si soffocarono lentamente dissolvendosi nella stanza.
Le mie guance si arrossarono e divennero calde in batter d'occhio.
"Se non ti dispiace..." sussurrai.
Sorrise e, cavolo, se era bello.
Non doveva essere il tipo di persona che lo fa spesso, ma quando lo faceva, quando sorrideva era come se l'inferno si fosse calmato, come se la sua anima attanagliata dai problemi e dall'orgoglio si calmasse e la dolcezza infinita di cui era capace venisse fuori e accarezzasse le sue labbra flettendole all'insù.

"Andiamo?" chiese porgendomi la mano.
Avevo passato tutta la ascerà a ridacchiare e scherzare con i miei amici, lontano da lui.
Insomma, per me era ancora uno sconosciuto ed era tutto decisamente strano.
Era come se per lui ci conoscessimo da una vita e non capivo come mai, visto che non sapevo della sua esistenza fino a qualche ora prima.
La mezzanotte era passata da quasi mezz'ora e in effetti si era fatto un po' tardi per me che ne uscivo da un'operazione.
Cercai Shoto con gli occhi ma non lo vidi, così decisi di andare e magari chiamarlo l'indomani; afferrai la mano di Bakugo e ci trascinammo fuori cercando di passare inosservati.
O almeno, lui cercava di non farsi vedere dagli altri il più possibile.
Salutammo velocemente Kaminari e Kirishima che non ci degnarono di grandi smancerie in quanto pareva avessero una fretta inspiegabile di salire in camera del primo.
Quando uscimmo dalla casa chiudendoci alle spalle L porta e tutto il casino un silenzio incredibile avvolse le nostre orecchie.
Era piacevole avere un po' di pace.

"Sali, ma non sporcare De... ehm, Izuku..." mi gridò contro. Scrollai le spalle sorridendo, doveva essere quello il suo comportamento abituale, gli si addiceva di più del dolce Katsuki che avevo conosciuto in veranda.
Mi cacciai in auto e mi godei il tepore che emanavano i sedili riscaldati.
Ci fu silenzio per la maggior parte del tragitto, così Kacchan accese la radio.
In quel momento, "Bubble Gum" di Clairo partì e le note dilagarono nell'atmosfera.
Adoravo quella canzone, mi ricordava una persona che non riuscivo a proiettare nella mia mente, ma me la ricordava. E dovevo esserci parecchio affezionato, perché ogni volta che la sentivo un brivido mi percorre a la schiena e mi scaldava io cuore.
Notai che anche Katsuki si era irrigidito e aveva le guance che brillavano, bagnate da quelle che sembravano lacrime.
Feci per spegnerla e chiedergli cosa succedesse, ma lui mi fermò afferrandomi la mano e stringendola delicatamente.
"Lasciala, ti prego."
Obedii e feci per ritrarre la mano, ma non diede segno di volermela lasciare, così mi beai del calore che emanava e la strinsi a mia volta.

La canzone finì giusto in tempo perché arrivassimo a destinazione. Feci per scendere dalla macchina ringraziandolo sottovoce ma ancora una volta Bakugo mi tirò per la ma mano che non aveva ancora lasciato e fece avvicinare le nostre facce.
Potevo sentire io suo respiro infrangersi sulle mie labbra e le mie guance diventare rosse.
Chiusi piano gli occhi e lasciai che la sua bocca si posasse lievemente sulla mia.
Fu un tocco rapido, delicato e dolce, pieno di affetto, di passione e di tristezza.
Sapeva di lacrime, sapeva di chili e di dolcezza.

Poi non so cosa successe, ma tutto fu più chiaro.
E finalmente, la mia anima gemella, la persona che popolava i miei ricordi sfocati, aveva un viso.
Il suo.

Katsuki Bakugo era il colore nero per me, ma non era la morte della loro gioia, l'assassinio della loro vivacità.
Era la loro unione, era il nero della notte pieno di stelle che ti traportava in mondi lontani, il manto nero sotto i quali gli innamorati dichiarano il loro amore giorno dopo giorno.
Lui era la mia notte stellata, e io la sua.

Angolo autrice:
Ed eccoci giunti alla fine di questa storiella.
Grazie a tutti per il supporto e le stelle, i commenti e le letture, spero sia valsa la pena di passare qui un po' di tempo e spero anche di avervi fatto un po' sognare con le mie parole.
Spero di rivedervi presto e di essere stata all'altezza delle aspettative con questo finale.
Grazie ancora a tutti e alla prossima storia.
<3

Aggiornamento:
Avendo ricevuto qualche richiesta di un sequel, ed essendomi mancata questa storia, ho deciso di iniziarne una seconda parte.
È gia disponibile il primo capitolo che spero sia all'altezza. Se vi andasse di passarci ne sarei felicissima.
Grazie a tutti. <3

~ 𝐖𝐨𝐮𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭~ [bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora