6. Insieme

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Quantificare il numero di libri e articoli che avevo girato, letto e rivoltato riga per riga era impossibile. L'unica cosa che posso quantificare era la desolazione che si era impossessata di me quando arrivavo alla fine e non trovavo una risposta positiva al mio quesito.
Tengo a specificare positiva perchè una risposta c'era, ma non era delle più rosee.

I giorni passavano lenti ed inesorabili. Il legame con Todoroki, che ormai chiamavo Shoto, era diventato molto più solido.
Aveva stabilito una specie di accampamento in camera mia e finiva per dormirci una sera sì e l'altra pure.
Non gli avevo ancora detto chi mi stava uccidendo silenziosamente e inconsapevolmente, ma penso che fosse vicino a scoprirlo. Non si allontanava mai e guardava di soppiatto tutti quelli con cui parlavo. Era discreto, per l'amor del cielo, quello sì; ma ed quasi imbarazzante. Mi sembrava di avere un cane da guarda alle calcagna.
Eravamo inseparabili ormai, o quasi. Passavamo talmente tanto tempo insieme che tra le ragazze si era insinuata la voce di una nostra relazione.

Non mi infastidiva troppo quella voce; insomma, Shoto era un bel ragazzo, misterioso e freddo, ma premuroso e amorevole all'occorrenza. Era davvero qualcuno che chiunque avrebbe amato. Chiunque tranne me. No a me no, a me piaceva tossire sangue e fiori per il mio peggior nemico.
A volte mi chiedevo se tutto questo era solo un sogno o questa follia stava capitando davvero. Sembrava di stare in uno sceneggiato comico.
Ridevo per non piangere spesso, ma certe volte mi veniva solo da ridere istericamente. E Todoroki si preoccupava. Come sempre del resto.

"Midoriya, apri, sono qua sotto" disse Todoroki al telefono mentre suonava al citofono.
Corsi giù ad aprire senza accorgermi di star sorridendo come un demente.
Stranamente le visite sempre più frequenti di Shoto mi facevano sempre più felice.
Ci ero quasi abituato, ma quegli occhi eterocromati erano sempre una bella vista.

Giocherellavo con i suoi capelli bicolore mentre studiavamo spalmato sul mio letto. Era uno dei tanti pomeriggi tipo passati all'insegna del cazzeggio, succedeva sempre più spesso con l'avvicinarsi dell'inverno. Le uscite dimezzavano sempre di più fino a diventare rade e da coraggiosi. Il tempo nella nostra città non era dei migliori nei mesi invernali e la neve che cadeva sovente presentava un'insidia mica da ridere.
In più la mia condizione di 'sputacchiamento fiori' rendeva difficile ogni attività fisica prolungata.
Mia madre non sapeva nulla, i professori non sapevano nulla, Kacchan non sapeva nulla e nemmeno io sapevo cosa fare.
Mi stavo uccidendo con le mie mani, ma non potevo mettere a rischio la mia reputazione confessando il mio amore per Kacchan.
E se poi avessimo trovato una cura e una volta finito tutto avessi dovuto fare i conti con le mie scelte? No, preferivo lasciare che tutto questo venisse seppellito con me.
"Sai, ho trovato qualcuno che può aiutarci" esordì il mio amico dopo svariati mi urti di silenzio.
Adottava il plurale sempre più spesso, come se fosse un problema di coppia.
"Che vuoi dire?" Chiedi speranzoso.
Lui si voltò a guardarmi e prese delicatamente la mano che avevo intrecciato nei suoi capelli.
"Voglio dire che ho trovato un medico, disposto a curarti" chiarì. Vidi i suoi occhi illuminarsi, pieni di speranza.
"Andiamoci" decisi. Una decisione presa su due piedi, senza riflessione. Ma era un barlume di speranza che in quegli ultimi mesi avevo agognato in maniera incredibile.

"Insieme?" chiese Shoto.
"Insieme."




Angolo autrice
Hey hey hey, cari lettori.
Non scriverò quasi mai uno spazio autrice, ma volevo solo scusarmi per la Po e lunghezza del capitolo.
Ho tante idee e voglio spargerle per bene.
Spero vi piaccia, finora, nel caso fatemi sapere nei commenti.
Peace and luv <3

~ 𝐖𝐨𝐮𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭~ [bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora