15. Kirishima

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"Kirishima!" Chiamai ad alta voce sperando che il rosso si girasse.
E così fu, per mia fortuna.
Ero ancora piuttosto debole per correre e urlare mi costava già tanta fatica.
Todoroki era riuscito ad inventarsi una scusa ottima per farmi saltare gli allenamenti di Aizawa e, non so come, ma aveva anche portato un certificato medico.
Sicuramente falso, ma non importava.
Gliene sarei stato infinitamente grato per il resto della vita.
"Midoriya, dimmi" disse lui sorridendo raggiante e disponibile come sempre.
"Andiamo a pranzo?"
Lo vidi dubbioso, cercava Kacchan guardandosi intorno, e quando non lo vide accettò.

"E Todoroki?" chiese mentre giocherellava con il suo riso.
Eravamo seduti in uno dei tavoli più in fondo di tutta la mensa. Le finestre della scuola illuminavano i nostri vassoi e i raggi del sole avevano come obbiettivo quello di accecarmi.
"Non saprei. Ha detto che oggi non sarebbe venuto, ma non so dove dovesse andare" tagliai corto.
Probabilmente lo dissi troppo violentemente, perché Kirishima alzo lo sguardo dubbioso.
Distenni il contatto visivo e sorrisi, come a dire 'va tutto bene'.
La verità?
La verità era che non andava tutto bene. Non andava niente bene, mai.
A partire dal ragazzo coi capelli bicolore.
Era perfetto. La persona perfetta, la persona della mia vita, quella della vita di chiunque.
Impossibile da non amare. Eppure io non riuscivo ad amarlo.
Lo amavo, ma non in quel modo. Non nel modo in cui amavo Kacchan. Non in quel modo sbagliato ed ossessivo. In quel modo così violento, scuro e logorante.
"Midoriya..." sibilò Kirishima.
Avevo pensato a voce alta, maledizione a me.
"È... è così..." conclusi guadagnandomi un abbraccio da parte sua.
Era un buon amico, ero felice che Kacchan lo avesse al suo fianco.

"Io non voglio intromettermi, ma dovresti dirglielo..." disse slacciandosi dal mio corpo.
"No..." dissi io tornando con lo sguardo sul mio piatto.
Il riso col curry aveva acquistato un non so che di interessante e ora stavo tracciando con gli occhi i contorni di quell'ammissione bianco fumante.
"Non andrebbe a finire bene... insomma, lui ha Uraraka..." lo vidi prendere fiato per ribattere ma lo zittii continuando, "...e anche se lui non l'amasse, Kacchan non mi amerà mai. Finiremmo per soffrire entrambi".
Dovrei fare come dice Todoroki, pensai, ma lo tenni per me.

La giornata passò più in fretta di quanto mi aspettassi, ma non ne fui contrariato.
Appena la campanella suonò mi fiondai fuori dall'aula e corsi a casa.
Camera mia non era mai stata così confortevole.
Mi buttai sul letto dove un paio di sere prima mi ero sdraiato abbracciato stretto, un tutt'uno con Todoroki.
Me lo sentii quasi addosso per quanto ci pensavo.
Sorrisi al pensiero e un leggero colorito rosso fece capolino sulle mie gote.
Avrei potuto chiamarlo, chiedergli della sua assenza.
Avrei dovuto cercare di legarmi a lui di più.
Potevo, no, meglio dire, dovevo innamorarmi di lui.
Era l'unico modo per avere entrambe le cose: una vita e il ricordo di Kacchan.
Ma l'unico modo per smettere di provare quell'abuso di emozioni nei confronti di Katsuki era dimenticarlo.
Sradicare completamente ogni rimembranza della sua esistenza dalla mia mente e andare avanti.
Pensai a quello che aveva detto quella sera il mio amico bicolore: 'operati e rimani con me'.
Perché non solo 'rimani con me'?
Perché aveva specificato il fatto che mi dovessi operare.
E lì compresi che la mia teoria di poco prima aveva senso.

"Shoto..." avevo la voce spezzata, ma non stavo piangendo.
Accettare che per vivere non avrei dovuto ricordare l'amico più importante, la persona più importante della mia vita non era facile.
Un macigno mi stava spezzando, ma presto sarebbe stato tutto finito, giusto?
Fu questa la domanda che posi a Shoto per telefono.
"Midori-... Izuku..." si corresse.
"Lo faremo insieme, andrà tutto bene."

Queste parole non mi rassicurarono molto, ma me le feci andare bene.

~ 𝐖𝐨𝐮𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭~ [bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora