12. Bubble gum

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"Perchè non me lo hai detto".
La festa era magicamente finita, la casa era a posto e in cucina eravamo rimasti soltanto io, Kacchan, Todoroki e un Kirishima che aveva riacquistato la sua sobrietà.
Cosa ci facesse lui lì non lo sapevo, ma aveva una faccia seria, preoccupata. Gli altri erano tutti in salone, molti dormivano altri erano troppo brilli per capire cosa succedesse ma troppo sobri per dormire.
"Detto cosa?" Me la giocai sullo stupito, ma non redde troppo a lungo.
"Questo" specificò sbattendo sul tavolo il foglio che il dottore di Tokyo mi aveva lasciato.
Il mio sguardo baleno verso Todoroki che abbassò il suo velocemente.
Kacchan lo sapeva. Sapeva che lo amavo, sapeva che stavo morendo e, peggio ancora, a dirglielo era stato colui che doveva volermi bene, che doveva aiutarmi.
"NON... non guardare il bastardo a metà" disse ringhiando.
"Guardami, Deku" ripetè girandomi la faccia di forza.
"Quando?"
Era in difficoltà, lo vidi dal suo sguardo interrogativo.
"Quando te lo avrei potuto dire eh?" Il volume della mia voce stava aumentando considerevolmente e questo non fece bene alla mia gola perennemente tormentata.
Un colpo di tosse.
Un altro e poi ancora un altro di seguito.
Litigare con Kacchan non mi faceva bene.
Sentii una mano stingere la mia e la riconobbi per quella di Todoroki. Lascia che mi stringesse le dita rimanendo con le mani intrecciate sotto al tavolo.

"Deku..." iniziò Kacchan. Lo stavo ferendo? Non lo sapevo e, per meglio dire, non mi importava. Non mi era mai importato meno di così dei suoi sentimenti.
"È inutile che dice 'Deku' con quella vocina rotta e ferita..." presi fiato e tossii più forte, più a lungo; "...non sei l'unico qui..."
Sentivo il fiato mancare e vidi apparire i primi petali rossicci.
L'aria, quella poca aria che riuscivo a prendere e chiudere nei miei polmoni, stava abbandonando il mio corpo.
Mi girava la testa, ma continuai. Era il momento che il biondino che avevo difronte e che mi stava fissando preoccupato, sapesse che mi aveva fatto del male.

"...non sei l'unico che è ferito. Lo sono anche io, va bene? Lo sono per un motivo stupido, imbecille, lo sono per colpa mia..."
La stanza intorno a me vorticava come se fossi su una giostra in piena velocità.
Persi l'equilibrio, caddi e tutto divenne uno sfondo nero.

Kacchan's POV

"Deku!" urlai gettandomi in avanti per prenderlo prima che si sfracellasse al suolo, ma Todoroki di più veloce. Era più vicino.
Tossicchiava ancora, nonostante avesse gli occhi chiusi.
Se prima avevo visto uscire dalla sua bocca infuriata solo qualche piccolo petalo, sta volta vidi dei veri e propri fiori.
Un fiore di pesco, grosso più o meno quanto la sua gola fece capolino tra i suoi denti.
Ero meravigliato, stupito, esterrefatto e preoccupato.
Troppe emozioni allo stesso tempo e non sapevo quale manifestare per prima.

Todoroki mi batté un'altra volta sul tempo e infilò delicatamente due dita in bocca al ragazzo in braccio a lui. Fece scivolare fuori dalle labbra insanguinate di Izuku il fiore di pesco e me lo porse.
"Che schifo, tienitelo" risposi io.
Ma lui non voleva darmelo, voleva sbattermi in faccia che per colpa mia la vita di Deku stava andando in frantumi.
Ero terrorizzato.
Guardai Kirishima, ma lui lo era quasi quanto me, anche se, sono certo, in modo diverso.
Mi alzai di scatto e corsi fuori di casa.
Fortunatamente nessuno degli invitati se ne accorse e nessuno mi seguì.

Inciampai nel prato e caddi in ginocchio sul fango, ma non importava.
Rimasi in quella posizione scomoda, ginocchia nel bagnato e seduto sui talloni, per un tempo che mi parve infinitamente lungo e senza senso.
Le stelle sopra di me vivevano, brillavano imperterrite, come ogni notte prima di quella e come avrebbero fatto di lì in avanti.
Erano belle le stelle. Calme, brillavano e una volta stanche di spegnevano.
Mi ricordavano la vita umana.
Le osservai per tanto tempo, o almeno così mi sembrò, ed inevitabilmente pensai a Deku.
Non ad Ochako.
Non a Kirishima.
Non a Todoroki o a chi altri.
Solo Deku.

"Non voglio perdere anche te..." singhiozzai.

"Bakugo" disse solo una voce. Una voce profonda, adulta. Poteva essere solo lui.
"Ehi bastardo a metà" lo canzonai senza staccare gli occhi dal cielo.
Lui incasso ridacchiando.
Si sedette vicino a me e lo lasciai fare, sorprendendolo.
Rimanemmo in silenzio per un po', io con le mie stelle, lui con le sue.
"Ti ama, Bakugo."
Mi voltai di scatto.
Allora avevano un senso le parole che aveva urlato prima. Tutto quel discorso sull'essere ferito.
Era sensato.

"Che vuoi dire?" me la giocai sul vago.
"Voglio dire che quello che è successo, è colpa tua."
E quella verità poteva anche tenersela.
Qualcosa crollò dentro di me. O su di me, dipende dai punti di vista.
Mi bruciavano gli occhi e il naso, così voltai lo sguardo di nuovo sul cielo.
Mi balenò l'immagine delle labbra insanguinate di Deku nella mente e un brivido mi scosse la schiena.
'Sei così sbagliato Katsuki'
"BASTA" urlai al vuoto. Todoroki si spaventò e fece un piccolo salto.
Volevo zittire quella voce nella mia testa che mi tormentava, mi assaliva e infastidiva ogni volte che il mio amico d'infanzia attraversava, anche per sbaglio, la mia testa.
"Scusa..." sussurrai. Non ero in me, non avrei mai chiesto scusa, così come non avrei mai urlato a qualcosa che avevo creato e che mi stuprava i pensieri.
Il bastardo a metà si meravigliò nel sentire delle scuse e mi mise una mano sulla spalla.
"Basterebbe un "ti amo" per evitare tutto questo".
Questo cosa? Cosa c'era di più grave che non voleva dirmi?
Cos'aveva davvero Izuku?

"Lo perderò?" domandai.
Lo chiesi alle stelle che Deku amava tanto.
Lo chiesi al fango che mi sporcava le ginocchia.
Lo chiesi all'erba, fredda e bagnata che solleticava le mi caviglie.
Lo chiesi a lui, a Shoto. Lo chiesi a lui perché non sapevo chi altro mai avesse una risposta.
Lo chiesi a me stesso, ma io meno che tutto e tutti sapevo di cosa stessi parlando.
"Se non glielo dico?"

"Lo perderesti comunque. Non te lo meriti."

~ 𝐖𝐨𝐮𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭~ [bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora