Capitolo 19

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Le cose stavano andando finalmente per il verso giusto.
Carol ogni fine settimana andava a trovare il padre nella sua vecchia casa, circondata ancora dagli agenti della polizia. Nonostante questo piccolo dettaglio, riuscivano comunque a passare del tempo insieme proprio come una volta. Spesso Carol rimaneva con lui a cena. I due parlavano di tutto. Cose belle, cose brutte, andava bene qualsiasi cosa pur di parlare e provare a recuperare i rapporti. Ma il padre era troppo curioso di sapere chi fosse davvero Cinque, e perché era così legato a sua figlia. Così un giorno le chiese: "Ma quel ragazzino, quello bassino con una divisa scolaresca..."
-"Cinque?"
-"Si esatto, Cinque. Che vuole da te?"
-"Papà siamo solo amici"
-"Amici che si tengono per mano e si lanciano sguardi dolci?"
-"Viviamo nella stessa casa da due anni, è normale che ci vogliamo bene"
-"Figlia mia, per quante cose io possa essermi perso della tua vita, sono stato giovane anch'io. So come funzionano queste cose"
-"E va bene, stiamo insieme. Contento ora?"
-"E come ti tratta?"
-"Bene. Mi fa sentire speciale. Mi riempie di attenzioni e di coccole, è tutto ciò di cui ho bisogno"
-"Spero solo che non ti spezzi il cuore come ho fatto io"
-"Non lo farà, fidati papà"
-"Perché non dovrebbe?"
-"So com'è fatto. Lo conosco meglio di me stessa e anche se non sembra così, ha un grande cuore. Quando sono scappata da qui lui mi ha trovata. È stato l'unica persona che mi ha ospitata in casa e fatta sentire parte di qualcosa, di una vera famiglia. Suo padre mi ha addestrata per migliorare i miei poteri, e quando è morto io sono stata l'unica ad esserci per lui. Ho fatto ciò che lui ha fatto con me quando... "
-"Sei rimasta sola, senza di me, scappando di casa"
-"Esatto..."
-"Deve essere un bravo ragazzo. Ogni tanto portalo qui con te, mi farebbe piacere conoscerlo"
-"E va bene"
L'uomo sorrise. Era così contento che sua figlia avesse trovato qualcuno capace di renderla felice veramente e di cui si fidava ciecamente. Un po' la invidiava, avrebbe voluto essere come lei quando era giovane.
Quel giorno Carol tornó a casa, e si diresse di corsa da Cinque per dargli la notizia.
-"Cinque, papà ha detto che vorrebbe conoscerti. Ti andrebbe di andare a casa sua la prossima settimana?" chiese Carol con il fiatone;
-"Ma ciao anche a te" rispose Cinque baciandola;
-"Comunque si dai, se ci tieni tanto possiamo andare" aggiunse;
-"Bene. Ti va un caffè?"
-"Da quant'è che non ne prendiamo uno insieme?" chiese ridendo Cinque.
Andarono al solito bar e ordinarono due caffè come sempre.
-"Comunque scusami se sono assente ultimamente, è solo che ormai papà ha ricominciato a far parte della mia vita e mi sento bene con lui ormai"
-"Non c'è bisogno di scusarti"
-"Sicuro? Ti vedo un po' turbato, come se ci fosse qualcosa che non va"
-"Sarà una tua impressione, tranquilla. Ora lo beviamo questo caffè che dici?" disse Cinque ridendo.
Una volta finito, andarono un po' in giro per la città. Si fermarono in un parco pieno di alberi.
-"Guarda che belle le foglie quando diventano rosse" disse Carol;
-"Per me sei più bella tu di una stupida foglia" rispose Cinque.
La ragazza arrossì, non sapeva mai cosa dire quando gli diceva queste cose. Avrebbe voluto sentirselo dire sempre, era una cosa che la faceva sentire speciale.
Come promesso, la settimana successiva Carol e Cinque andarono a cena a casa del padre.
-"Buonasera Signor Hill"
-"Ciao Cinque, accomodati pure"
La cena era a base di carne. Non era un granché, il padre di Carol non era mai stato un abile chef in cucina, ma ci aveva messo tutto l'impegno del modo per far sì che ne uscisse qualcosa di buono.
-"Davvero ottimo" disse Cinque;
-"Ti ringrazio"
Dopo aver finito di gustare quelle prelibatezze cominciarono a chiacchierare un po'. Cinque sembrava andare d'accordo con il Signor Hill, e di questo ne era felice. Carol invece ne era più che felice. Vedere le uniche due persone che amava parlarsi in quel modo, era tutto ciò che aveva sempre sognato.
-"E di Carol cosa mi racconti?" chiese il padre;
-"Credo sappia già quanto lei sia una ragazza magnifica. Dal primo momento che l'ho vista ho pensato che doveva essere una parte della mia vita, e così è stato. Sono passati due anni da quando la conosco, e non c'è un solo momento in cui io mi penta di averla conosciuta. È davvero fortunato ad avere una figlia così. È un vero peccato che sia successo tutto quel casino. Ma lei ha carattere, e ha saputo affrontare la cosa"
-"Mi sa che il più fortunato tra noi invece sei proprio tu mio caro. Ti assicuro che mi figlia non si staccherà molto facilmente da te"
Dopo quel discorso si era fatto tardi. Era ora di tornare a casa e riposare. Così fu. Tornati a casa però, Carol aveva un dubbio per la testa: "Perché gli hai detto quelle cose?"
-"Volevo che capisse che si è perso per tutto questo tempo una ragazza stupenda. Deve pentirsi fino alla fine per ciò che ti ha fatto. Ci sono andato piano, ma avrei potuto fare di peggio"
Carol era confusa, e così senza dire più una parola cominciò a dormire. Ma sta volta non sentì la buonanotte di Cinque.

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