Beatrice

543 40 21
                                    

"Posso sapere cosa devi dirmi di così importante" esordì Olivia recandosi verso Giuseppe, ma non abbastanza vicina, le braccia conserte di fronte al petto, come se si stesse proteggendo da lui
"Andiamo a prendere qualcosa?" domandò Giuseppe indicando il bar vicino al quale avevano deciso di incontrarsi
"Se devi dirmi qualcosa puoi dirlo qua, non siamo ad un appuntamento galante"
Giuseppe sospirò e una piccola nuvola di condensa prese forma fuori dalla sua bocca "Olivia ti prego, è una cosa che ritengo importante, ma credo sia più gradevole parlarne davanti ad un the caldo"
Olivia scosse lievemente la testa per poi cedere e seguirlo dentro il bar, si sedettero attendendo che il barista consegnasse le loro ordinazioni.

"Posso sapere perché siamo qui?" domandò nuovamente Olivia con un tono leggermente scocciato di cui però Giuseppe si accorse, ormai la conosceva piuttosto bene e riconosceva tutte le sfumature della sua voce, le espressioni che assumeva il suo viso.
"Oggi al ricevimento ho incontrato una ragazza, una matricola del primo anno, e parlando con lei ho scoperto una cosa"
Olivia alzò un sopracciglio con aria indagatoria, era evidente che non afferrasse il motivo del loro incontro e con così poche informazioni sarebbe stato strano il contrario, perfino Giuseppe non trovava parole adeguate per spiegare tutto.
"Mi ha detto di chiamarsi Beatrice Lundbberg" sussurrò con un fil di voce consapevole che quel nome avrebbero certamente rievocato tristi ricordi e amari pensieri, Olivia rimase a bocca aperta, talmente stupita da restare con la tazza di the appena portatale a mezz'aria.
La poggiò sul piattino con la mano scossa da brividi, si portò una ciocca di capelli dietro le orecchie come faceva sempre quand'era nervosa, mentre il suo sguardo era tornato a posarsi su quello di Giuseppe.
"No, non può essere vero"
"Mi ha detto che suo padre si chiama Adam, che il suo cognome è svedese, che lavora in banca"
Vide le labbra di Olivia tramare impercettibile "Non può essere, ti sarai sbagliato..."
"Olivia..." sussurrò prendendo le sue mani candide tra le sue più forti e robuste "È identica ad Eva"
Olivia ritrasse le mani come un animale ferito e lo guardò con gli occhi pieni di rancore, anche se Giuseppe sapeva perfettamente non essere rivolto a lui
"Vive qua?"
"Beatrice ha detto di sì"
"Qua a Firenze..." sospirò Olivia visibilmente scossa
"Aspetta" esclamò con un'amara consapevolezza negli occhi "Se questa Beatrice è al primo anno di giurisprudenza ed Eva è solo in terza media... Adam aveva..."
"Sì" sussurrò sconsolato Giuseppe pentendosi di una colpa che non era neanche sua, eppure talmente dispiaciuto per Olivia che la colpa se la sarebbe presa volentieri
"... Aveva già una figlia quando sono rimasta incinta di Eva"
"Mi dispiace" rispose Giuseppe incapace di dire qualcosa di meglio

Olivia era visibilmente stravolta, le sembrava di essere vittima di un crudele scherzo, avrebbe voluto gridare in faccia a Giuseppe che era un bugiardo, che Adam non le aveva davvero fatto una cosa simile, sentiva la necessità di piangere, urlare, graffiarsi la pelle. Qualche lacrima le attraversò il viso e Giuseppe le raccolse con dolcezza, per prendersi un po' della sua malinconia e del suo dolore.
"Com'è possibile che avesse un'altra figlia? Io non ne sapevo niente"
"Non è certo colpa tua"
"Ci ha abbandonate per tornare da un'altra famiglia, e ora che vive qua a pochi kilometri da noi neanche si fa vivo..." prese un respiro profondo per evitare di crollare, nonostante sentisse la necessità di distendersi da qualche parte e non rialzarsi, sentiva i muscoli talmente irrigiditi e deboli che credeva non si sarebbe rialzata più da quella sedia.
"Non ha più neanche chiesto di Eva, nemmeno un messaggio..."
"Mi dispiace immensamente Olivia..."
"Bene" riprese la donna cercando di calmare il battito eccessivamente veloce del suo cuore, come se una mano sul petto potesse realmente calmarla "Smetterò di dannarmi l'anima per le sue assenza. Se ci ha abbondonate la colpa è solo sua..."

Si alzò di scatto e uscì dal locale, Giuseppe pagò velocemente il conto e si pose dietro Olivia che temava come una foglia e tentava di nascondere le lacrime, di riparare i cocci di un cuore che quell'uomo le aveva spezzato di nuovo. Giuseppe la abbracciò cingendole il corpo con dolcezza "Quell'uomo non merita il tuo amore né quello di Eva" sussurrò sulla sua spalla "È un essere deplorevole"
"Perché?" domandò semplicemente Olivia con la voce spezzata "Perché mi ha fatto così tanto male?"
"Non lo so" rispose Giuseppe baciandole i capelli dorati "Non lo so davvero"
"Ho passato anni a pensare cosa potessi aver sbagliato e... E ora... Lui non ha mai avuto intenzione di prendersi cura di noi, di amarci"
Giuseppe la accarezzava attraverso lo spesso strato di vestiti come se ciò potesse bastare a lenire le sue profonde ferite
"È devastante" concluse Olivia scoppiando definitivamente a piangere e permettendo a Giuseppe di accogliere le sue lacrime, il suo dolore, la sua fragilità.
Olivia era sempre stata una donna forte, talmente forte che a volte accanto a lei si sentiva inadeguato. L'aveva sempre ammirata e l'aveva vista crollare così raramente che ogni volta era come la prima, ogni lacrima che solcava la sua pelle diafana era una lacrima di troppo.
E, come spesso accadeva, di fronte a tutto quel dolore sempre taciuto, perennemente nascosto, lui si trovava spaesato, incapace di dire la cosa giusta, forse perché cose giuste da dire non ce n'erano.
Non poteva porre rimedio a tutto il dolore che aveva causato Adam, e che lui stesso aveva provocato.
Poteva restare lì ad abbracciarla in una fredda sera di novembre, sul marciapiede, trasmettendole tutto il calore di cui fosse capace.
Poteva solo aspettare stretto al suo corpo che di nuovo quella splendida donna trovasse la forza di sorridere, indossare la maschera che portava di fronte a sua figlia e rimettere a posto i frantumi della sua anima dilaniata.

Omnia vincit amor || Macronte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora