Scorretto

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Il giorno seguente si recò in facoltà con l’umore a terra, camminando sospettoso tra i corridoi, osservando i volti delle persone che aveva davanti, come se ciascuno di loro potesse averlo messo nei guai in qualche modo, anche se in cuor suo sapeva che era stata Beatrice, l’unica studentessa con cui aveva avuto uno scontro nelle ultime ore, sempre che così si potesse definire.
Entrò nell’ufficio e trovò le due donne preposte a ricoprire questo incarico, una delle due era Annalisa, una collega con cui aveva collaborato innumerevoli volte e con la quale si era creato un bel rapporto di stima reciproca. Quando varcò la soglia la vide sorridere e sperò che quel gesto fosse dovuto alla questione irrisoria di cui avrebbero dovuto discutere, sperò che a lamentarsi fosse stato uno studente per un voto troppo basso, non temeva certe accuse, lui era sempre stato giusto nel suo lavoro, ligio al dovere e integerrimo.

Eccetto con lei.

Con lei si era confidato, avevano parlato molto, si erano incontrati fuori dall’orario di ricevimento, aveva parlato sulle panchine di fronte alla facoltà, dopo le lezioni, nell’atrio.
Si accomodò di fronte alle due donne, Annalisa indossava uno splendido completo rosso di quelli che si vedono nelle serie tv ambientate nei tribunali, era leggermente truccata, ma era tanto giovane e avvenente che non le sarebbe servito, l'altra donna, la psicologa, era invece di un’età più prossima a quella di Giuseppe e lo squadrava attentamente.
Giuseppe in quella situazione si sentiva in soggezione, un bambino spedito dal preside, e lo sguardo della psicologa che si presentò come “Dottoressa Russo”, di certo non lo metteva a suo agio.
“Per cosa sono qua?” domandò Giuseppe sbottonandosi la giacca, Annalisa prese la parola “C’è stata una segnalazione in merito a un suo presunto comportamento illecito”
“Illecito in che misura?”
“Giuseppe…” sussurrò Annalisa con aria dispiaciuta, ma prima che potesse dire altro fu la dottoressa Russo a intervenire “Molestie sessuali e coercizione”
“Cosa?!” sbottò Giuseppe totalmente stupito da quelle parole, lui che con le studentesse mai si era spinto più in là di qualche parola, veniva additato come un molestatore e un ricattatore, lui che si era sempre mosso in favore delle ragazze vittime di tali maniaci.
Scosse la testa adirato “E chi vi ha detto una simile stupidaggine?!”
“Questo ovviamente non possiamo dirglielo” rispose la dottoressa Russo alzando un sopracciglio per sottolineare quanto scontata fosse la risposta alla domanda di Giuseppe
“Non c’è niente di vero”
“Questo verrà verificato” rispose prontamente la dottoressa
“E’ assurdo” borbottò Giuseppe scuotendo la testa “Non ho mai sfiorato una sola studentessa”
“Non ti accadrà niente” rispose Annalisa con tono più rassicurante “Questa è solo una segnalazione, un campanello d’allarme. Sarà doveroso preoccuparsi nel caso in cui questa persona decida di intentare un’azione giudiziaria”
“O non ne arrivino altre” replicò la dottoressa Russo abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso analizzandolo con attenzione
“Se ne arrivassero altre sarebbe il limite del ridicolo, visto che non ho fatto nulla”
“L’accusa che le viene mossa è molto grave”
“Sono consapevole della mia innocenza”
“Buon per lei” replicò la dottoressa per poi rispondere ad una telefonata e uscire dalla stanza lasciando i due avvocati da soli.
“Ti rendi conto che è tutto ridicolo vero?” domandò Giuseppe
“Ti conosco da anni, so che sei un uomo con una solida morale, ma considerare ogni segnalazione è il mio compito”
“Hai ragione” sospirò Giuseppe “Trovo però assurdo trovarmi in questa situazione”
Annalisa gli regalò un premuroso sorriso e Giuseppe uscì di lì sperando che l’avversione della dottoressa Russo sarebbe stata smorzata almeno dalla fiducia di Annalisa.

Uscendo dall’ufficio incontrò sulle scale un gruppo di studenti tra cui Beatrice, le fece cenno di fermarsi e si ripromise di restare calmo nonostante la furia che provava e la voglia che avrebbe avuto di gridare.
“Cosa succede?” domandò la ragazza vedendolo molto scosso, lui si accertò che quell’area fosse rimasta deserta e iniziò a parlare, non sapendo nemmeno da che parte iniziare.
“Non so cosa ti sia saltato in mente, non so come tu abbia potuto farmi una cosa simile, davvero non lo capisco”
“Cosa?” domandò Beatrice con lo sguardo perplesso
“Sei andata dai consiglieri di fiducia, rischiando di farmi perdere il lavoro, di screditare tutta la mia carriera”
“Professore io…”
“Tutto perché non ti ho detto qualcosa su tuo padre? Vuoi saperlo? Bene”
La ragazza tacque rimanendo a bocca aperta mentre il suo professore, sconvolto e adirato, stava per rivelarle la risposta ad un quesito che da anni la attanagliava.
“Tuo padre in quel frangente era qua a Firenze con un’altra donna e si è assentato per più di un anno perché le è rimasto accanto durante la gravidanza, per poi sparire”
La faccia di Beatrice assunse un’espressione così stupita e turbata che Giuseppe per un attimo temette che svenisse tra le sue braccia
“Mio padre ha…Un altro figlio…”
“Figlia” la corresse con un tono lievemente più calmo, ma ancora teso
Beatrice guardava ai suoi piedi col respiro accelerato, uno sguardo di incredulità sul viso
“H-Ho una…Sorella?”
Giuseppe annuì “Spero che tu ora sia felice”
“Ma io…”
“Non ti ho mai sfiorata con un dito, mai ricattata”
“Certo che no”
“Molestie sessuali… Potevi inventarti un motivo meno scandaloso, una cosa che non mi perseguitasse per il resto dei miei giorni!”
“Non sono stata io” rispose Beatrice con voce tremante, scioccata dalla notizia appena ricevuta
“No, ovvio” replicò Giuseppe esasperato “Spero che sarai felice ora che hai le informazioni che cercavi, ma ricorda una cosa: io non volevo farti del male mentre tu mi hai pugnalato alle spalle, questo è davvero scorretto”.

Omnia vincit amor || Macronte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora