Natale

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Dopo due giorni di delirio in mezzo ai negozi per comprare il regalo ad ogni membro della famiglia di Emmanuel, dopo aver cercato di stipare ogni dono nei bagagli alla bell’ e meglio e dopo aver perlustrato l’armadio in lungo e in largo per trovare gli abiti adeguati, finalmente erano arrivati a Parigi con le loro pesanti valigie.
“Tra poco mio fratello Laurent dovrebbe arrivare” disse Emmanuel osservando le lancette del suo orologio da polso mentre Giuseppe si guardava intorno estremamente nervoso.
“Tutto ok?” domandò il suo compagno sfiorandogli una guancia
“Sono solo un po’ nervoso di conoscere tutta la tua famiglia”
“Ma non devi, ti adoreranno” rispose Emmanuel con un ampio sorriso “E poi la maggior parte degli ospiti sono bambini, non temere, andrai alla grande”
Giuseppe prese un lungo respiro ed Emmanuel gli sorrise divertito “L’ irreprensibile professor Conte che trema per una cena in famiglia”
Giuseppe gli rivolse uno sguardo che fece scoppiare Emmanuel in una risata
“Il mio francese è pessimo, temo di fare una figura meschina con i tuoi parenti e…”
Si zittì solo quando il suo compagno gli posò un dito sulla bocca “Parli un ottimo francese, nessuno pretende che tu conosca la lingua alla perfezione, nè che tu intrattenga conversazioni di spessore” gli regalò un delicato bacio sulle labbra “La maggior parte del tempo lo passeremo a parlare di frivolezze, mangiare e star dietro ai bambini”
Si interruppe non appena vide un uomo dirigersi nella loro direzione, stessi occhi azzurri Emmanuel, stessi lineamenti, si avvicinò e lo strinse in un abbraccio caloroso seppur breve, un ampio sorriso dipinto sul volto “Laurent!” esclamò Emmanuel lasciando qualche pacca fraterna sulle sue braccia “Mon frère, quel plaisir de te revoir!” rispose Laurent per poi posare gli occhi sull’uomo che stava silenziosamente a fianco del fratello
“Tu sei Giuseppe?” biascicò in un italiano molto incerto di cui però Giuseppe apprezzò immensamente lo sforzo
“Sì, piacere” rispose porgendogli la mano che Laurent strinse con vigore, senza dire altro li aiutò con i loro bagagli e li accompagnò fino all’auto.
Durante il viaggio lasciò che i due fratelli parlassero un po’, a detta di Emmanuel erano diversi mesi che non si rivedevano e, anche se entrambi intendevano coinvolgerlo nella conversazione, Giuseppe preferì dire il meno possibile e lasciarli proseguire tranquillamente, intento a gustarsi il perfetto francese del suo compagno e la sua risata  avvolgente.
Nel breve tragitto che li portò fino al quartiere di Montmatre Giuseppe si lasciò scorrere il panorama davanti, non che si vedesse molto dato il buio, ma l’idea di trovarsi lì lo esaltava incredibilmente, nonostante la stretta allo stomaco per l’ansia di conoscere le persone più importanti nella vita di Emmanuel.

Quando Laurent aprì la porta tutte le persone si alzarono immediatamente, prese da un'improvvisa smania che fece sorridere Giuseppe, non fece in tempo a pronunciare un saluto che la mamma di Emmanuel gli strinse le spalle e lo riempì di baci sulle guance continuando a ripetere quanto fosse felice di conoscerlo, ancora prima che Giuseppe potesse realizzare altro si avvicinò il padre di Emmanuel che gli porse calorosamente la mano prima di baciarlo come aveva fatto precedentemente la moglie "Piacere, sono Jean-Michel, benvenuto". 

Giuseppe ringraziò mentalmente Emmanuel per averlo istruito su tutti i nomi delle persone lì presenti prima del loro arrivo perché in quel caos di baci, parole mischiate tra francese e inglese e strette di mano, era davvero difficile racapezzarsi. 

I bambini, affacciati dietro le gambe dei loro genitori, osservavano il nuovo arrivato cercando di comprendere chi fosse l'estraneo di fronte a loro, la più audace fu Charlotte che si avvicinò immediatamente porgendogli  la mano con un'immensa serietà dati i suoi cinque anni "Buonasera" la salutò Giuseppe chinandosi e stringendole la mano, cercando di stare attento alla pronuncia del suo francese "Io sono Giuseppe" 

"Io sono Charlotte" rispose la bambina con sicurezza "Sei il fidanzato di zio Emmanuel?" 

Giuseppe sorrise, lieto che una cosa del genere, nella famiglia del suo compagno, fosse totalmente normale, niente da celare, niente di cui provare vergogna, per cui chiedere scusa.

Omnia vincit amor || Macronte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora