A presto, professore

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Il tanto atteso weekend era finalmente giunto, Olivia si godeva a pieno la sua festicciola organizzata con precisione nei minimi dettagli, chiacchierando con il festeggiato per scoprire se tutto fosse di suo gradimento. D'altro canto Giuseppe, seppur cercasse di celarlo, era nervoso per l'imminente arrivo di Emmanuel, ma come avrebbe potuto dire ad Olivia di non chiamarlo? Con quale scusa avrebbe potuto chiederle una cosa del genere?

Mentre la casa si riempiva di persone fece ingresso anche l'ospite che Giuseppe temeva più di ogni altro, perfino più del professor Giani, il più logorroico tra i suoi storici colleghi.
Emmanuel varcò la porta, offrì una bottiglia di vino in dono ad Olivia e con grazia le baciò la mano.
Quando i loro sguardi si incrociarono Emmanuel sorrise per poi recarsi al tavolo e versare qualcosa da bere in due bicchieri "Vengo in pace" ammise Emmanuel porgendo uno dei due calici a Giuseppe "Non avere quell'aria tesa, non ti mangio mica" disse sorridendo "Anche se vorrei" aggiunse in un tono di voce così basso che Giuseppe temette di avere le allucinazioni. Deglutì cercando di spostare l'attenzione sul suo bicchiere "Adesso la smetto di essere così insistente" disse Emmanuel con un largo sorriso stampato in volto "Vado a salutare gli altri, vieni?"
Giuseppe lo seguì mentre Emmanuel si perdeva nei tipici convenevoli di quelle occasioni, e Giuseppe notò che era  incredibilmente a suo agio pure con colleghi quasi mai visti. Certo anche Giuseppe era un ottimo comunicatore, non aveva alcun tipo di problema a instaurare conversazioni con degli estranei, ma Emmanuel li trattava proprio come amici di vecchia data, con un po' di deferenza, ma sempre con un modo di fare estremamente amichevole.

Si staccò dall'allegro gruppetto per andare ad aiutare Olivia con una bottiglia di vino da aprire "Si sta divertendo Emmanuel?" domandò Olivia mentre Giuseppe armeggiava col cavatappi "Sì beh... Credo di sì, perché?"
"So che è nuovo, insegna nella facoltà da poco, mi fa piacere che si sia ben inserito"
Giuseppe porse la bottiglia a Olivia "Certo, fa piacere anche a me"
La donna riprese poi a parlare di qualche altro dettaglio della festa, qualche gossip qua e là, ma tutta l'attenzione di Giuseppe era focalizzata su Emmanuel, sulle spalle perfettamente fasciate dalla camicia bianca e su quei pantaloni così aderenti che rischiavano di farlo impazzire.
Tornò verso il gruppo di colleghi e chiacchierarono di vari argomenti, passando dai più accademici a quelli più comuni, Michela raccontava un sacco di storie divertenti, Marco, inebetito dall'alcol, aveva delle uscite esilaranti che portavano tutta la combriccola di colleghi a prendersi gioco di lui.
Ad un certo punto Marco urtò contro ad Emmanuel nel tentativo di dargli una pacca sulla spalla, ma i suoi movimenti scordinati lo portarono ad ottenere tutt'altro che il risultato sperato, a causa dello scossone ricevuto infatti Emmanuel si era rovesciato addosso un po' di vino rosso.
Mentre Marco gli chiedeva scusa imbarazzato Emmanuel rideva.
"Dov'è il bagno?" domandò a Giuseppe dopo aver poggiato il calice sul caminetto
"Vieni" rispose Giuseppe "Ti accompagno".

Appena arrivati in bagno Emmanuel chiuse la porta dietro di sé mentre Giuseppe cercava una spugna da inumidire per limitare i danni di quella macchia, avrebbe giurato di aver sentito lo scatto della chiave, ma si ridestò e proseguì nella sua ricerca "Dovrei avere un prodotto che Olivia mette sempre a secco sulle maglie di Nicco"
Emmanuel lo osservava divertito poggiato con entrambe le mani sul mobile del bagno "Non preoccuparti Giuseppe, ci metto un po' d'acqua"
Giuseppe inumidì la stoffa della camicia e poi vi passo sopra la spugnetta con estrema cura sotto gli occhi attenti di Emmanuel.
"Volevi fare da solo? Scusa è stato istintivo" esordì Giuseppe dopo una manciata di secondi "No, affatto. Mi piace, continua"
Giuseppe tossicchiò leggermente mentre continuava ritmicamente quell'operazione "Credo di non poter fare altro per la camicia" ammise Giuseppe poggiando la spugna vicino al lavandino
"Non preoccuparti" rispose Emmanuel sempre più vicino "Grazie"
Giuseppe deglutì rumorosamente "Non possiamo, non qua, a casa mia... Ci sono tutti i colleghi, Olivia..."
Emmanuel afferrò la cintura di Giuseppe iniziando a slacciarla con lenti movimenti "Non farò niente se mi dirai di fermarmi"
"Emmanuel..."
L'uomo di fronte a lui oltre a sprigionare un erotismo fuori dal comune era incredibilmente abile nella manipolazione
"Giuseppe, ti voglio" gli sussurrò all'orecchio mentre la sua mano si era già infilata nelle mutande del collega e si muoveva lentamente sull'incontrollabile erezione "Emmanuel non è..."
"Non è?"
"Non è il caso..." sospirò Giuseppe mentre la mano del collega lo mandava in estasi.
"Allora perché non mi chiedi di fermarmi?" rispose Emmanuel continuando a percorrere tutta la sua lunghezza con la mano mentre lasciava qualche bacio sul collo
"P-Perché non ci riesco" ammise Giuseppe reclinando il capo indietro e lasciandosi guidare da quelle sensazioni paradisiache.
Si appoggiò al lavandino con entrambe le mani cercando di limitare i gemiti e i respiri sommessi, Emmanuel lo toccava con sicurezza, ma senza fretta.
"Pensi mai a me?" domandò Emmanuel aumentando leggermente il ritmo
Giuseppe si lasciò andare ad un gemito trattenuto per troppo, prima di rispondere un'affermazione molto scomposta
"Anche io ti penso" rispose l'uomo passando la lingua sul suo collo "Morivo dalla voglia di vederti stasera, e tu?"
Giuseppe annuì di nuovo
"Muoio dalla voglia di fare un'altra cosa" disse Emmanuel mordendo il labbro inferiore del collega e scendendo giù con la bocca fino al petto, visibile grazie ad alcuni bottoni slacciati, si inginocchiò di fronte a Giuseppe senza smettere di muovere ritmicamente la mano sulla sua erezione "Se vuoi fermarti dimmelo ora"
Giuseppe in tutta risposta afferrò i capelli dell'altro e si lasciò andare ad un profondo gemito quando sentì la bocca di Emmanuel attorno alla sua erezione.
Si compiacque di quanto fosse abile e dovette mordersi le labbra fino a ferirle per non gridare il suo nome.

Ad un certo punto sentirono qualcuno bussare alla porta e una voce femminile chiamò Giuseppe, temette fosse Olivia ma riconobbe la voce della sua collega Michela "Va tutto bene? Mi ha mandato la tua compagna a cercarti"
Giuseppe cercò di fermare Emmanuel che però gli strizzò l'occhio e proseguì nel suo lavoro particolarmente divertito dalla situazione.
"S-sì sto bene Michela, g-grazie" riuscì a gridare Giuseppe con un tono di voce alterato.
"Tra poco c'è la torta, va bene?"
"Sì t-tra poco sono da voi"
Sentì i passi di Michela farsi più lievi e si rivolse all'uomo inginocchiato davanti a lui "Ma s-sei matto?" sussurrò mentre la bocca di Emmanuel gli faceva vedere le stelle.
Lo fissò con i suoi profondi occhi celesti e aumentò il ritmo in modo così considerevole che Giuseppe rischiò di cadere a terra.
Istintivamente mosse i fianchi verso di lui totalmente in balia della sua bocca
"Ema... Sto per..."
Non riuscì a finire la frase che il suo piacere esplose nella bocca del collega che ne parve tutto fuorché contrariato o stupito.
Rimase ancorato al lavandino, il respiro ancora irregolare mentre Emmanuel si ricomponeva con un grande sorriso divertito, si sciacquò le mani e il viso con eleganza e poi si girò verso Giuseppe, ancora scosso dall'intenso orgasmo che l'aveva travolto "A presto, professore" gli sussurrò sfiorandogli il braccio.

Omnia vincit amor || Macronte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora