Vendetta

537 39 33
                                    

Le settimane seguenti trascorsero nella totale normalità, nonostante Giuseppe osservasse Federico con sospetto ogni qualvolta si avvicinava al suo compagno, anche solo per parlare. Era nettamente più giovane di lui, piacente, atletico, con un gran bel sorriso e questo Giuseppe lo sapeva perfettamente. Nonostante fosse conscio di essere a sua volta un gran bell'uomo era evidente che la carne giovane avesse una marcia in più, non poteva evitare di mettere a paragone i neanche quarant' anni di Federico con i suoi cinquanta abbondantemente sorpassati.
Ogni volta che tali pensieri facevano capolino nella sua mente si sentiva tremendamente infantile, un uomo della sua età geloso come un qualsiasi ragazzino innamorato, eppure fu costretto ad ammettere che l'amore che provava per Emmanuel lo rendeva un uomo che non era mai stato, nel bene e nel male.

Giuseppe tentava di essere paziente, di non cedere ad infondate gelosie, ma niente gli impediva di far battute ammiccanti e marcare il terreno con frasi ironiche e gesti eloquenti che mettevano in imbarazzo Emmanuel, ma soprattutto lo lusingavano. Non era insolito che a volte lo prendesse per mano, gli facesse l'occhiolino o sfiorasse il suo corpo con gesti apparentemente casuali eppure studiati nel minimo dettaglio, tutto ciò sotto l'occhio attento e indubbiamente invidioso di Federico. Dal canto suo Federico faceva di tutto per far indispettire lo stesso Emmanuel, riparlando volutamente della loro storia ormai conclusa e con battute relative alla loro vita sessuale.

Fu proprio quel giorno, nel corridoio degli studi dei docenti, che Emmanuel, cogliendo l'occasione fortuita, prese da parte Federico per spiegargli quanto la situazione fosse ingestibile.
"Devi smetterla, sono serio"
Federico, perfettamente consapevole di quali sarebbero state le parole dell'altro, si mise a ridere "Smettere cosa? Non gradisci le mie attenzioni? O è il tuo nuovo compagno che non è d'accordo?"
Emmanuel aprì la bocca per rispondere ma venne interrotto nuovamente dalla voce di Federico "L' Emmanuel che ricordo io non si fa dare ordini da nessuno, nemmeno dal professore avvocato Giuseppe Conte. Che ti è successo?" domandò sfiorandogli il colletto della camicia con lascività "Se non ci fosse stato quell'uomo sono sicuro che avremmo già scopato in bagno"
Emmanuel alzò gli occhi al cielo togliendo le mani di Federico dal suo abito "Mi dispiace, è tardi. Tra noi è finita, e spero che non ci sia più bisogno di ribadirlo".

"Eri già innamorato di lui?" domandò Federico con un sorriso sempre dannatamente ironico sul viso ma con un tono più serio "Quando mi hai lasciato... Eri già innamorato di lui, non è così?"
Emmanuel si prese qualche secondo per osservare l'uomo dinnanzi a lui, ma Federico prese la parola di nuovo "Non mentirmi. Quel giorno, qualche mese fa, sono venuto ad una conferenza che avete tenuto entrambi. Ho visto come ti guardava e come tu, nonostante non volessi, guardavi lui. Probabilmente nessun collega ha pensato niente, ma se foste stati un uomo e una donna sarebbe stato evidente a tutti ciò che c'era tra voi"
Emmanuel scosse la testa "È il periodo in cui l' ho conosciuto, niente di più" rispose sapendo di mentire, consapevole che dai loro primi incontri era nato qualcosa di molto intimo, ricordando bene la voglia che avevano l'uno dell'altro "Tra noi c'era solo tensione, non ci piacevamo all'inizio"
Federico scoppiò a ridere "La sola tensione che c'era tra voi era quella sessuale".

Emmanuel sospirò di nuovo e riprese a parlare con un certo distacco senza però voler suonare troppo algido nei confronti di Federico "Perché ti importa? Non era una cosa seria la nostra, tu mi piacevi molto e volevo passare il tempo con te, ma non abbiamo mai fatto progetti seri. Perché torni a reclamare qualcosa che non ti interessa?"
"Perché mi interessa" sussurrò Federico vicino al suo volto "Perché tu mi interessi, non volevi una cosa seria? Ebbene non te l'ho chiesta, ma tu mi sei sempre piaciuto da impazzire"
Emmanuel scostò lievemente il volto "Federico mi dispiace davvero, ma sono felice con un'altra persona"
"Mi pensi mai?" domandò l'altro sfiorandogli il viso "All' impeto con cui ci baciavamo, a quanto ci divertivamo a letto..."
Emmanuel indietreggiò di un passo trovando il muro dietro di sé "Federico, questo non è un modo maturo di reagire alle cose"
Lui sorrise scuotendo la testa "Perché lui?"
"Perché sì, non vedo che spiegazioni debba darti"
"Perché? Cos'ha che io non ho? È un bell'uomo, certo, intelligente, ricco, una bella carriera"
"Vedo che hai studiato" rispose Emmanuel alzando un sopracciglio
"Ma perché lui, e non me? "
"Perché tu non sei Giuseppe Conte" rispose semplicemente, ma quando fece per andarsene sentì la mano dell'altro sul polso "Ema..." stavolta il sorriso ironico se n'era andato, aveva uno sguardo supplichevole e tremendamente affranto "Tu mi manchi da impazzire" sussurrò incontrando i suoi occhi azzurri, Emmanuel gli accarezzò dolcemente il viso "Mi dispiace, mi dispiace davvero che sia finita così, ma io non posso cambiare le cose".

Non fece in tempo a dire altro perché si ritrovò le labbra di Federico premute con forza sulle sue, il corpo bloccato contro al muro, un bacio che durò pochi istanti a cui Emmanuel provò ad opporsi con scarsi risultati. Ancora prima che Emmanuel potesse parlare Federico gli sorrise "C'è qualcuno che ci sta guardando", l'uomo si irrigidí e notò che, affacciato alla porta del suo studio, c'era Giuseppe col cappotto indosso e la ventiquattrore in mano "Non volevo interrompere qualcosa" disse con tono glaciale per poi camminare a passo svelto verso la fine del corridoio, Emmanuel si girò un'ultima volta verso Federico "Mi hai baciato perché sapevi che era lì!"
Federico sorrise e se ne andò, fiero di aver ottenuto la sua piccola vendetta.
Emmanuel avrebbe voluto riempirlo di botte fino a fargli perdere i sensi, ma si limitò e corse dietro a Giuseppe trovandolo all'ingresso del palazzo "Giuseppe" lo chiamò una, due, tre volte e l'altro non si girò, fu quindi costretto ad aumentare il passo per poi afferrargli le spalle quando ormai aveva già varcato l'uscita "Giuseppe ti prego, parlami"
"Cosa vuoi?" domandò stringendosi nel cappotto, il freddo autunalle che lo faceva tremare "Vuoi dirmi che non è quel che sembra?"
"Ho provato a parlarci"
"Eh ho visto come parlavate"
"Mi ha baciato lui, per pochi secondi... Giuseppe io..."
"Vaffanculo Emmanuel"
A niente valsero i tentativi di fermarlo, di farlo ragionare, Giuseppe salì in auto e lo lascio lì, al freddo, con una leggera camicia indosso.

Emmanuel tornò nel suo studio, di Federico nessuna traccia ed era meglio così, altrimenti l'avrebbe preso a pugni in faccia. Afferrò le sue cose e se ne andò a casa dov'era certo che avrebbe trovato Giuseppe per poter parlare, consapevole che lo avrebbe insultato, che avrebbe gridato ogni imprecazione conosciuta ed Emmanuel lo avrebbe compreso, lui che gli aveva ripetuto che Federico non era una minaccia e che non se ne doveva preoccupare.
A casa però Giuseppe non c'era ed Emmanuel iniziò a chiamarlo preoccupato una, due, dieci volte sempre più in apprensione, un peso sul cuore che non riusciva a scacciare, nella sua mente i peggiori scenari possibili.
Le ore passavano e Giuseppe non rispondeva, Emmanuel non faceva che fissare il telefono e camminare per la casa divorato dall'ansia, dilaniato dai sensi di colpa, una gran voglia di piangere a premergli sulla gola.
Verso l'ora di cena si lasciò andare ad un piango liberatorio, crollò sul letto tirando fuori tutto il suo dolore, la sua ansia, cercando di liberarsi da quel macigno che sembrava non andarsene, una tenaglia dolorosa stretta forte intorno alla gola, a mozzargli il respiro.
Rimase disteso cercando di calmarsi, sperando di sentire il telefono squillare, o la porta aprirsi.


"Giuseppe che ci fai qui?" domandò Olivia aprendo la porta e notando le condizioni dell'uomo che aveva di fronte "Non eravamo d'accordo che io rimanessi in questa casa finché non fosse stata ristrutturata la mia?"
Giuseppe sospirò, riuscendo a malapena a mantenere l'equilibrio sulle sue gambe "Sei l'ultima persona che volevo disturbare" rispose con tono laconico "Ma non sono in grado di guidare per tornare a casa e... E forse non ci voglio tornare".
Olivia lo squadrò con attenzione e lo fece immediatamente entrare in casa: era infreddolito, stanco, triste e molto ubriaco, lo aiutò a sedersi sul divano e lei fece lo stesso "Hai ricominciato a bere?"
Giuseppe si appoggiò con gli occhi semi chiusi allo schienale del divano "Sono stanco, Olivia"
"Che cos' è successo? Perché sei ridotto così?"
Giuseppe si passò a fatica una mano sul volto "Credo sia meglio che io resti solo, nella vita dico. Non so amare e... E gli altri non sanno amare me, evidentemente sono un tale casino che è meglio che io resti solo"
Olivia gli accarezzò dolcemente il viso "Emmanuel?"
"Il suo ex, si stavano baciando"
Olivia aveva disprezzato Giuseppe quando l'aveva lasciata, ma non poteva non provare empatia per quell'uomo che tanto aveva amato e sopratutto non riusciva a vederlo ridotto in quello stato.
"Che cosa intendi fare?"
"Non lo so" rispose toccandosi le tempie doloranti "Per questo mi sono ubriacato, perché sono un coglione"
"D'ora in poi devi ubriacarti più vicino alla tua vera dimora" disse Olivia sorridendo.
Provò ad alzarsi per portargli qualcosa di caldo visto che aveva il volto congelato, ma lui la afferrò per il polso e la fece desistere dalle sue intenzioni, lei iniziò ad accarezzargli con dolcezza i capelli mentre lui poggiava la testa sul suo petto, stanco ed estremamente provato.
"Non è vero che non meriti di essere amato" sussurrò Olivia dolcemente sfiorando appena la sua fronte "È solo un brutto periodo"
"Perché?" domandò lui trascinando a fatica le parole mentre Olivia continuava ad accarezzargli i capelli "Perché mi ha fatto una cosa del genere?"
"Dovete parlare" rispose "Non vuoi sentire ciò che ha da dirti?"
"Mi mente"
"Non lo sai"
Ci fu un attimo di silenzio in cui Olivia credette che Giuseppe si fosse addormentato addosso a lei, ma lo sentì parlare di nuovo "Mi dispiace"
"Per cosa?"
"Per averti spezzato il cuore"



Omnia vincit amor || Macronte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora