Di vino rosso e librerie

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Quando Emmanuel aveva parlato di invito a cena non si sarebbe aspettato di ritrovarsi davanti al portone di casa sua con una bottiglia di rosso in mano, credeva che avrebbe scelto un luogo neutro, una terra di nessuno ovvero un bel ristorante.
Ma Emmanuel aveva disatteso questa speranza inviando al collega la posizione su whatsapp della sua abitazione.

Suonò il campanello domandosi per quale motivo si fosse fatto trascinare a cena, ma mentre rifletteva su come aveva potuto permettere ciò Emmanuel aveva aperto la porta. A Giuseppe mancò quasi un battito quando si rese conto che i primi tre bottoni della camicia di Emmanuel erano slacciati lasciando che l'uomo potesse intravedere parte del suo petto.
"Perdona il mio aspetto" disse Emmanuel abbottonandosi in fretta la camicia "Prima stavo cucinando e in cucina c'era molto caldo"
Anche le guance di Giuseppe lo erano molto, ma fortunatamente il francese non parve notarlo e fece subito accomodare il collega.

"Allora" esordì invitando l'uomo a sedersi a tavola mentre prendeva in cavatappi dal cassetto "Vediamo se le mie qualità di cuoco sono all'altezza delle tue"
"Chi ti dice che sono bravo a cucinare?"
"Michela parla molto"
"Ovvio" sussurrò Giuseppe mentre Macron serviva il vino nei due calici di fronte a loro.

Non avrebbe ritenuto Emmanuel un grande cuoco se non si fosse trovato nella sua cucina a bere vino e a deliziare il suo palato con quei piatti semplici ma estremamente saporiti, gli pareva un tipo da cena fuori, uno che in cucina sa giusto scaldare l'acqua per il the e invece questo suo talento si era rivelato una piacevole sorpresa.

"È tutto di suo gradimento, prof?" domandò Emmanuel sorridendo, i gomiti poggiati sul tavolo e le maniche della camicia tirate su in modo estremamente informale.
Giuseppe sorrise "Mi hai sorpreso"
"Detto da te è un complimento di grande rilievo" disse sorseggiando di nuovo il vino, ormai quello portato da Giuseppe era finito ed avevano aperto la seconda bottiglia
"Devo dire che posso considerarti promosso" proseguì l'uomo che indossava ancora la giacca nonostante cominciasse ad avvertire il caldo dovuto alla quantità non indifferente di vino che aveva bevuto.

"Promosso" sussurrò Emmenuel con aria pensierosa mentre osservava il liquido rubino ondeggiare nel suo calice "Promosso con che voto, prof?" domandò tornando a fissare il collega, Giuseppe sorrise "Non so, tu che voto credi di meritare?"
Emmanuel scoppiò a ridere, la sua totalizzante risata che ogni volta faceva mancare un battito a Giuseppe "Beh come minimo un 30, ma per la lode lascio decidere a te"
Giuseppe sorrise "Come siamo ambiziosi, e poco modesti oserei dire"
"Non so di che farmene della modestia" disse Emmanuel posando il calice e avvicinando di più il viso verso quello del collega "Allora prof, questa lode?"
Giuseppe si allontanò poggiando la schiena alla sedia, si tolse la giacca, era decisamente troppo caldo e i modi provocanti di quell'uomo non aiutavano la sua mente, già annebbiata dall'alcol, a restare calma senza fantasticare in anfratti del suo inconscio che Giuseppe voleva tenere ancora segreti.
Si alzò e raggiunse il salotto in cui faceva bella mostra di sé una libreria colma di volumi, Emmanuel lo seguì cercando di individuare il volume che avesse catalizzato l'attenzione del collega "Una gran bella collezione"
"Ne sono soddisfatto" ammise Emmanuel infilando una mano in tasca "Immagino sia un dovere quasi etico per un docente avere una grande quantità di libri"
Giuseppe sorrise tornando a fissare il collega "Li hai anche letti o stanno lì a fare bella mostra di sé?"
Emmanuel si avvicinò di nuovo al viso del collega "Non li ho mai aperti, ma fanno impazzire le studentesse che mi porto a casa"
Giuseppe scosse la testa sorridendo "Mitomane"
"Non ti fidi di me?"
"Mi auguro che nella tua precedente affermazione non ci sia niente di vero, sarebbe deprimente"
"Cos'è più deprimente, prof?" sussurrò l'uomo sempre più vicino "Che io non abbia mai letto questi libri o che io porti a casa le studentesse?"
Giuseppe si scostò dal corpo dell'uomo consapevole della reazione che questa vicinanza provocava in lui "Sai vero che non credo a una sola parola di tutto ciò? Mi auguro che tu legga e che non porti lo studentesse a casa"
Emmanuel sorrise senza smettere di fissarlo con i suoi intensi occhi cerulei "Beh hai ragione, a casa mai. Generalmente preferisco usare il mio studio, ecco perché ho quella scrivania gigante"
Giuseppe scosse la testa "Non so se mi fai schifo o mi fai ridere"
"Spero la seconda, prof"
Giuseppe sospirò "Ma la finisci di chiamarmi così? Sei professore pure te, siamo colleghi"
Emmanuel si avvicinò di nuovo al corpo di Giuseppe "Adoro darti fastidio"
"Me ne sono accorto, pare essere la tua attività preferita"
"Non è questa l'attività che prediligo"

Giuseppe deglutì rumorosamente leggendo negli occhi del collega quel desiderio che si rese conto essere anche il suo.
E si maledisse profondamente in tutte le lingue che conosceva e in tutti modi che aveva, ma non poté resistere alla tentazione di posare le sue labbra su quelle di Emmanuel.

Si sarebbe aspettato un bacio casto, guidato dal semplice desiderio di scoprire le sue labbra e invece il suo corpo pareva guidarlo verso un istinto quasi animalesco.
Spinse il corpo del collega contro la libreria e iniziò ad assaporare le sue labbra con una foga che non gli sembrava neanche appartenergli, iniziò a scoprire la sua bocca, la lingua del collega che pareva mandarlo in estasi, il sapore di vino, l'odore della sua colonia. Tutto ciò mandava in estasi i suoi sensi, Emmanuel pareva aver risvegliato in lui una sorta di feroce animale rimasto addormentato troppo a lungo.
Dal canto suo Emmanuel, bloccato contro la libreria dal corpo di Giuseppe, lo stringeva a sé con possessività quasi a non lasciarlo fuggire, a volersi fondere con lui.
Giuseppe avvertì le mani del più giovane navigare lungo la sua schiena, tremanti, impazienti mentre lui continuava ad assaporare la lingua di quell'uomo.

Un bagliore di razionalità fece capolino nella mente di Giuseppe che immediatamente si staccò, come scottato da quel profondo bacio.
"Io non... Non posso, ho una compagna..."
Emmanuel aveva le labbra ancora rosse dopo quei baci infiniti, la camicia stropicciata, i capelli scompigliati e lo guardava perduto come un bambino "Capisco" rispose regalandogli un debole sorriso mentre si passava una mano tra i capelli chiari
"Dio mio" sussurrò Giuseppe mentre il suo collega continuava a fissarlo "Non so che diavolo mi sia preso... Mi dispiace davvero per..."
Emmanuel sorrise di nuovo "Tutto devi fare fuorché dispiacerti" se ne andò in cucina e gli porse la giacca "Dormici su prof"
Giuseppe lo salutò incapace di razionalizzare quanto era appena accaduto.

"Buonanotte Emmanuel" gli sussurrò ormai sulla porta di casa
"Buonanotte Giuseppe" rispose l'altro sorridendo con una dolcezza che non si sarebbe aspettato.

La porta si chiuse e Giuseppe rimase solo coi suoi pensieri, troppi pensieri, ma uno fra i tanti spiccava e gli martellava insistentemente nel cervello: aveva voglia di tornare da lui e baciarlo di nuovo.


Omnia vincit amor || Macronte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora