Capitolo 11

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"Dave..non piangere, Jess sta bene"

mi disse mamma con gli occhi lucidi, mentre annegavo in un mare di lacrime.

Non risposi,entrambi ci limitammo ad abbracciarci.

Dozzine di persone erano entrate ed uscite sorridenti mentre io ero lì a sperare che Jess stesse bene.

Erano passate ore ed ore e nessuna notizia di Jess.

Dopo meno di mezz'ora una Dottoressa uscì dalla stanza dove avevano portato Jess e si guardò intorno,poi ci inquadrò e ci raggiunse a sguardo basso.

Era bassa, grassa e tozza, di carnagione scura e con dei ricci neri disordinati.

"Salve, siete gli accompagnatori di Jess?"

"Si" risposi io frettolosamente prima che mia madre mi superasse.

Le gambe e le braccia iniziarono a tremarmi, le ciglia sbattevano velocemente e il cuore che batte era fermo oramai.

"Jess, ha avuto un calo di pressione che poi si è 'unito' al dolore che gli procura il tumore al cervello di cui ci avete informato prima. In pratica ha avuto un momento di cessazione del lavoro del cervello e del sistema nervoso. Siccome la mancanza di lavoro del sistema nervoso è stata molto lunga,Jess ha quasi perso la capacita di muoversi. Ma, sappiamo che Jess prendeva dosi di Xilofir al giorno e a quanto pare ne ha preso troppo così Jess..beh ecco, ora è..in un piccolo stato di coma e può guarire in molti meno giorni di un coma normale. Firmate qui e se volete potete anche uscire, ma se vi fa piacere potete passare un pò di tempo con Jess."

Ecco. In quel momento mi sentii come un gavettone lanciato al muro. Iniziai a piangere senza sosta.

"Nonono caro, non piangere. Jess si riprenderá per forza,è un coma leggerissimo."  mi disse la dottoressa alzandomi il volto e sorridendomi.

"Vabbene" dissi tra i singhiozzi.

Firmai la carta.

"Dave, io devo andare ci sentiamo dopo"

disse mia madre mentre si alzava.

Le sorrisi e rimasi su quella sedia per calmarmi.

Poi mi alzai e lentamente bussai alla porta di Jess.

Nessuno rispose,quindi entrai.

Non c'era nessuno,solo Jess. Distesa su quel lettino, con il trasmettitore di ossigeno alla bocca e dei fili che dal suo braccio arrivavano ad un computer che illustrava il suo battito cardiaco.

Era normale..Ma Jess aveva la fronte quasi viola e il volto pallido.

Mi sedetti sulla sedia affianco al suo lettino e lentamente le presi la mano.

Appena le nostre mani si incrociarono il computer fece un 'bip' e si registró una parte di battito cardiaco più alta delle altre.

Sorrisi amaramente e tornai a fissare Jess.

Era così bella. Io la stimavo. Era la persona più forte del mondo.

Aveva combattuto così tante guerre. Era uscita vincitrice di tutte e anche di questa.

Ma stavano succedendo troppe cose che non andavano bene e non riuscivo,per quanto mi sforzarsi, a non pensare che quegli avvenimenti erano un segnale: Jess sta per andarsene.

Quanto mi faceva male dire ciò, non volevo dirlo. Io volevo troppo bene a Jess, non la amavo,come ho giá detto: L'AMORE È BANALE.

A quei pensieri mi scesero varie lacrime, ma uscivano soltanto.

Ero fermo, immobile a fissarla mentre le lacrime scendevano silenziose sul mio triste volto.

****

Mi ero addormentato con la testa sul lettino di Jess e appena mi svegliai non potetti fare a meno di curvare le labbra e le sopracciglia. Ero triste.

Mi alzai e lentamente mi piegai per baciare Jess sulla guancia.

Ancora a quel tocco il computer registrò un'altra parte di battito cardiaco alta,ma questa volta Jess aveva anche mosso leggermente il pollice.

Sorrisi,ero sconvolto e un pò felice.

Uscii dalla stanza con il rimorso: volevo rimanere con Jess.

Così,mi feci coraggio ed andai dalla dottoressa di prima che era nella seconda stanza a partire dalla porta di quel piano.

"Mi scusi dottoressa"

"Dimmi caro" sorrise.

"i-io..volevo sapere se..potevo rimanere..da Jess per la notte"

"Si, potresti, ma domani mattina dobbiamo visitarla quindi solo la notte"

"Grazie mille"

"Di nulla caro" rispose.

Iniziai a girare per l'edificio senza pensieri, solo la tristezza mi invadeva.

******

Dopo un lungo tempo di 'riposo' camminando per l'ospedale, salii di nuovo da Jess.

Unii il lettino affianco,a quello di Jess e mi misi su quello, mentre sull altro lettino c'era Jess.

Avevo giá avvisato mamma che rimanevo lì.

Così mi addormentai senza sognare nulla.

Macchia nera.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora