Capitolo Ventisette

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Capitolo Ventisette

«Cos'è lei?? Parli! Si muova!» mio fratello apre la porta di scatto prima che il dottore finisca di parlare.

«Per favore, non posso parlare se non esce!» dice il dottore a mio fratello.

«E per cortesia non ascolti, è per una questione di privacy» gli dice e Louis annuisce uscendo di nuovo fuori.

«Dicevo, signorina, lei è incinta» dice il dottore stavolta parlando più piano nel caso Louis stesse ancora origliando.

«Impossibile» rispondo subito.

«Sì che è possibile invece» ribatte.

«Ma... io sono vergine e sempre che non io non sia la Vergine Maria non posso essere incinta!» rispondo.

«Se a lei va bene le faccio una visita per controllare che sia tutto a posto, okay?»

«Per favore dottore, mia dia del tu. Ho solo diciotto anni non sono una vecchia» rispondo con la mia finezza.

Quando dico "ho solo 18 anni" ripenso al fatto che... HO SOLO 18 ANNI! E se fossi davvero incinta (cosa impossibile)? Perderei tutto ciò che fanno le ragazze maggiorenni: la discoteca, il divertimento, i ragazzi...

Io... non voglio essere incinta!

«Oh okay. Prego Angel, accomodati qui» dice il dottore e mi fa stendere su un lettino.

Mi fa alzare la maglietta fin sopra l'ombelico per poi appoggiare sulla mia pancia uno strano oggetto con sopra una specie di gelatina azzurra.

Lo muove un po' sulla mia pancia e poi si ferma.

«Ecco Angel, quel puntino che vedi lì è tuo figlio» dice il dottore indicandomi un puntino microscopico presente su un monitor.

Mi passano davanti agli occhi immagini di me col pancione e il mal di schiena, me con un bambino che piange e urla, me che cerco di cambiare il pannolino a questo mostriciattolo urlante...

Sento gli occhi farsi lucidi.

Un istante dopo mi passano davanti agli occhi immagini di un bambino bellissimo nel momento in cui ride, in cui dorme e sembra un angelo, in cui gli escono i primi dentini, in cui dice per la prima volta "mamma", in cui comincia a camminare...

Sento alcune lacrime scendere sul mio viso lentamente. Sorrido spontaneamente. Quel puntino minuscolo sarà un bambino, una vita, una persona. Ed io sono sua madre, sono io la persona che chiamerà mamma...

Non dico niente, il dottore toglie l'oggetto dalla mia pancia e mi fa pulire dalla roba azzurra con un fazzoletto.

Mi siedo sul lettino incapace di dire qualunque cosa.

«Allora Angel, hai detto che hai solo diciotto anni, vero?» mi chiede.

Annuisco.

«Sei molto giovane, sai che è difficile badare ad un bambino e soprattutto è difficile gestire una gravidanza, specialmente alla tua età. È una tua scelta, non sei né la prima né l'ultima ragazza che rimane incinta alla tua età, ma devi sapere che dovrai rinunciare a molte cose che magari sognavi... poi devi pensare che vai ancora a scuola e che potresti essere giudicata male... è una tua scelta, te lo ripeto» dice il dottore e io lo ascolto in silenzio.

«Mi sta chiedendo se voglio abortire?» gli domando e lui annuisce.

«Assolutamente no. Quel puntino è una vita, è una persona, non sono nessuno per decidere che quella persona non dovrà esistere. Impedirei una vita, non potrei mai farlo. Quando nascerà il bambino, avrò finito la scuola, una gravidanza dura nove mesi no? Sono in quinta e sono maggiorenne. Non ucciderò mai mio figlio» dico sicura di me.

«Ma questo bambino ce l'ha un padre?» mi chiede il giovane dottore dai capelli scuri. Penso al fatto che un bambino non può vivere senza un padre: quando mio padre se ne andò avevo solo 7 anni e fu difficile e bruttissimo vivere senza di lui.

«Fino a qualche minuto fa pensavo di essere ancora vergine!» rispondo bruscamente.

«Okay, scusa. Terremo molto sotto controllo questa gravidanza, dovremo vederci almeno una volta ogni due settimane» Annuisco.

«A proposito Angel! Se vuoi tenere questo bambino, devi assolutamente mangiare di più. Rischieresti molto, fallo per lui... mangia tanto, devi mangiare per due» mi dice il dottore e cerco di mettermi in testa di mangiare di più. Stavolta non si tratta di me, ma di mio figlio.

«Bene Angel, ci vediamo tra due settimane e mi raccomando, mangia!» mi dice quando sono in piedi e sto per uscire. Gli stringo la mano e lo ringrazio, poi esco finalmente.

Nella sala d'attesa trovo mio fratello che si tortura le mani in ansia.

«Allora?» mi chiede subito quando mi vede.

«No nulla, mi doveva chiedere del mio ciclo per questo ti ha fatto uscire.  Ha detto che è irregolare perché devo mangiare di più» mento. Non sono pronta per dirgli che aspetto un bambino, magari pensa ancora che io creda che i bambini li porti la cicogna...

«Io te lo dico sempre! Serviva un dottore per capire che devi mangiare di più? È ovvio che tu sia troppo magra!» ribatte mio fratello. Sono contenta che abbia creduto alla mia bugia.

«Va bene, va bene...» gli rispondo fintamente annoiata.

«Ora andiamo a casa e mangerai un bel piatto di pasta come la faceva mamma in Italia!» dice mio fratello convinto e io ridacchio annuendo.

Voglio bene a mio fratello e anche se non glielo dimostro spesso, so che non potrei avere fratello migliore.


•All Of Me Hates You• H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora