Capitolo Ventinove

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Capitolo Ventinove

Entro nel bar e vado a sedermi ad un tavolino vicino alla grande finestra che affaccia sulle strade di Londra.

Guardo fuori e vedo la gente che cammina veloce. Mi è sempre piaciuta la fretta delle grandi città.

Quando vivevo in Italia, abitavo in un piccolo paesino di campagna, dove c'era il mare. Era tutto completamente diverso da qui.

E questa cosa mi piace.

«Vuole ordinare qualcosa signorina?» mi chiede una voce maschile che mi sembra di riconoscere.

Tolgo lo sguardo dalla strada e mi giro verso la voce.

«Zayn?» chiedo meravigliata.

«Angel?» chiede lui subito dopo.

Indossa un ridicolo cappellino rosso con sopra disegnato il simbolo del bar e un grembiule dello stesso colore sopra ai jeans a cavallo basso che io ho sempre amato.

Cerchiamo di ricomporci e io decido di fare finta di niente.

Mi schiarisco la voce prima di parlare.

«No grazie. Sto aspettando una persona» pronuncio evitando il suo sguardo.

Avevo fatto finta che non esistesse per molto tempo, e stavo quasi per abituarmi all'idea che lui non ci fosse più.

A scuola non lo incontravo mai e se lo incontravo cercavo di non farmi vedere e fuori la scuola evitavo sempre di uscire con gli amici di mio fratello in modo da non vederlo nemmeno.

Accenna un «okay» prima di girarsi e andare ad un altro tavolino.

Torno a guardare fuori ma nel momento in cui mi soffermo a guardare un bambino che piange perché non trova i suoi genitori, sento il tintinnio dell'aggeggio posto sulla porta del bar per avvisare l'arrivo di un cliente.

Mi giro per vedere se la persona che è entrata è quella che sto aspettando.

Dalla porta entra un uomo dai capelli brizzolati e un po' ricci, magro e non molto alto.

È accompagnato da una donna giovane, magra e non troppo formosa.

Ha i capelli neri e un rossetto di un rosso notevolmente troppo acceso. I suoi occhi sono azzurri e leggermente tendenti al verde. Sono davvero stupendi e mi sembrano familiari.

Dalle sue orecchie pendono degli orecchini molto vistosi e indossa un paio di jeans aderenti molto giovanili rispetto alla sua età e un giubbino nero stretto sui fianchi.

L'uomo prende un pezzo di carta dalla tasca dei jeans, lo osserva e poi guarda le varie persone sedute nel bar.

Quando sta per guardare verso di me, abbasso lo sguardo per non far notare che li stavo fissando.

La donna parla a bassa voce e con la coda degli occhi mi accorgo che guardano verso di me.

Prima che possa accorgermene, me li ritrovo vicino al tavolino.

«Tu sei Angel Tomlinson, vero?» mi chiede la donna che sembra avere meno imbarazzo dell'uomo.

«Ehm sì. Ma come fa a conoscere il mio nome?» chiedo preoccupata. Continuo a guardare la porta sperando che arrivi colui che sto aspettando.

«George Tomlinson» parla stavolta l'uomo stendendo una mano verso di me.

L'uomo che aspettavo era un uomo biondo, alto, forte. L'uomo che stavo aspettando era mio padre. Questo che ho davanti è un vecchio con i capelli bianchi e la pelle flaccida!

•All Of Me Hates You• H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora