Capitolo Tredici
Quando apro gli occhi, riconosco il soffitto rosa della mia vecchia stanza.
Cerco di alzarmi ma un forte giramento di testa mi fa riabbassare; mi bruciano gli occhi e mi fa male la testa come se qualcuno mi stesse martellando all'interno...
Sento i miei polsi stretti e quando alzo le mani per guardarli vedo che sono bendati con cura.
Flash di quello che è successo prima, o ieri, visto che non so assolutamente che giorno sia; mi passano per la testa.
La notizia di mio padre, mio fratello che mi mente, io che non mantengo la promessa.
Sento il rumore della porta e vedo mio fratello entrare. Richiudo gli occhi, non ho assolutamente voglia di parlare con lui.
Mi poggia una mano sulla fronte, credo che voglia controllare se ho la febbre. Mi lascia un bacio sulla guancia e dopo sento ancora il suo respiro sulla guancia.
«Scusami Angel, mi dispiace così tanto... è tutta colpa mia» sussurra. Cerco di riaprire gli occhi e quando ci riesco credo che non se ne sia ancora accorto.
«Louis» gli dico con voce debole.
«Angel! Oh cazzo, Angel sei sveglia!» salta dal letto.
Annuisco e lui sorride come non l'ho mai visto sorridere.
«Ascoltami Angy, mi dispiace tantissimo! Io volevo dirtelo, ma non ne avevo il coraggio! Sono un vigliacco, uno stronzo, un...» lo blocco prima che possa continuare. Sì, lo odio per quello che ha fatto, ma non posso accettare di vederlo così distrutto.
«Non è vero Louis» esclamo.
«Sì invece, faccio schifo come fratello» vedo dai suoi occhi spuntare una lacrima e poi tante altre. Mi sto odiando in questo momento, sono io quella che fa schifo...
«No Louis, tu rimarrai sempre il mio fratellino. E ti assicuro, sei il migliore!» lo abbraccio e prima che possa accorgermene sto piangendo anch'io.
Quando entrambi ci siamo calmati decido di fargli una domanda che mi ronza in testa da quando nostra madre mi ha dato la notizia.
«Perché non me l'avete detto quando sono stata male da arrivare addirittura in ospedale? Mi avete fatto stare male per tutto questo quando invece potevate dirmelo dall'inizio e non farmi soffrire» gli chiedo.
«Sono stato io a decidere di non dirtelo... io credo in te e sapevo benissimo che ce l'avresti fatta a guarire anche se non te l'avessi detto. E, infatti, ce l'hai fatta, fino a che due giorni fa...» la sua voce si affievolisce durante l'ultima parte della frase.
«Due giorni?» chiedo sorpresa. Ho ''dormito'' così tanto?
Annuisce ed io l'abbraccio di nuovo.
Ho paura. Paura di ricominciare, paura di non riuscire più a staccarmi dalla lametta. Di nuovo.
***
Abbasso le maniche dell'enorme felpa ed esco dal bagno. Sono passati due giorni e ormai ho ricominciato. Sì, ho ricominciato a tagliarmi...
Non voglio farlo, ogni volta che lo faccio sussurro «questa è l'ultima volta, giuro» ma poi, quell'attrazione, la paura di non essere abbastanza, è tutto così difficile...
Tagliarsi non risolverà niente: non risolverà la situazione in famiglia, non risolverà le situazioni sentimentali, non risolverà niente di niente, eppure è così difficile smettere...
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•All Of Me Hates You• H.S.
Fanfictie"...E all'improvviso capisco che non ha senso cercare di scappare da lui, perché ormai c'è qualcosa che ci lega: qualcosa di indistruttibile. Cos'è questa sensazione che mi prende lo stomaco? Cos'è che riesce ad offuscarmi la mente e a catapultarmi...