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Quel sorriso messo come scudo

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Spezzo l'ultimo biscotto e lo lascio cadere nel tè. Lo guardo affogare, disperdersi nel colore del liquido. Resto ad ammirare le piccole scintille provocate del riflesso dei raggi del sole sul velo della bevanda calda.

"Allora? Stai carica?" Una voce entusiasta mi distrae dall'analisi assonnata della mia colazione.

Aria scende le scale di corsa, ogni suo passo rimbomba in tutto il piano. È alle prese con il suo nuovo rossetto quando mi scruta e getta gli occhi al cielo.

"Dio, Mia quando pensi di darti una sistemata? Sembri uno zombie, peccato che Halloween sia passato da un pezzo. Che ti succede 'sta mattina? Sei sempre tu la prima a dire che il buon gusto sta nel vestire."

"Sempre molto gentile", poso la tazza nel lavello lasciandovi inghiottire i residui del tè, "comunque mi trovi in disaccordo."

Alza un sopracciglio. "E da quando una tuta bracalona e una sciarpa infinitamente lunga fanno per te?"

"Da quando ho deciso che passerò la mia intera giornata a casa." La sua espressione non preannuncia niente di buono, e prima che le sue labbra possano emettere suoni striduli contro me, l'ammonisco: "È inutile. Non vengo." Mi rifugio in camera.

Non voglio tornare nella sede della mia tristezza. La scuola di Amici doveva rappresentare il mio sogno. Sì, "doveva". Poi, quest'estate, ai casting, non mi hanno nemmeno fatto finire la canzone che stavo cantando. "Ti faremo sapere". Eccola, quella frase che mi ha tolto ogni speranza. Mi hanno buttato fuori ancora prima di farmi entrare.

Il programma è iniziato da qualche settimana ed io sono a casa, a fare un bel niente.

So che Aria tiene molto che oggi l'accompagni a farsi le foto con i nuovi concorrenti, ma mi fa male pensare che al posto loro ci sarei potuta essere io.

Quando torno in cucina, trovo un biglietto.

Sappi che sei tu la Mia CANTANTE PREFERITA! Xx Aria

Sprofondo sul divano. Una domenica così non si augura. Se fossi in Liga cambierei il testo della canzone con "mattinata spompa di domenica", calzerebbe a pennello. Mentre perdo tempo ad ipotizzare le varie cose che potrei fare, mi ritrovo a camminare su un marciapiede affollato di Roma. La stazione è piena di turisti, come al solito. La macchinetta sputa-biglietti deve essersi inceppata, un padre di famiglia davanti a me sta chiedendo ad una donna perché non scende il suo resto. Per quando faccio il biglietto, la metro è già ripartita. Aspetto la prossima seduta a terra. Ho dimenticato l'iPod a casa e mi sento sola in mezzo a tutto questo silenzio.

"No, cazzo! 'O sapevo!" Alzo lo sguardo verso un tipo vestito quasi completamente con indumenti di colore nero. Il suo orecchino luccica nel buio della stazione. "E niente ma', ho perso la metro. Ammo' me tocca aspetta' la prossima", dice alla persona dall'altra parte del cellulare, "Va be', ciao! Ce se rivede domenica prossima." Infila il telefono in tasca ma appena passano cinque secondi contati, lo riporta all'orecchio. "Ah, ma', me so scordato de ditte 'na cosa: te voglio bene."

Ha un'aria da stronzo, ma di quelli veri. E penserei che lo sia se non fosse per quella frase carina che ha detto prima di riattaccare. Appena nota di non essere solo mi fa cenno di saluto con la testa, girando il cappello dalla parte opposta, in modo da avere la visiera dietro alla nuca invece che sulla fronte. Si infila gli occhiali da sole nonostante non ce ne sia bisogno, e mette le mani in tasca più di un paio di volte.

Prendiamo la metro insieme. Non approfitta dei posti liberi, resta in piedi, appoggiato di schiena a uno dei pali per tenersi in equilibrio. Ha un grande borsone che gli pende lungo il fianco sinistro, c'è una piccola scritta impressa sopra ma non riesco a decifrarla. Controlla il cellulare prima di alzare lo sguardo verso di me.

"Quanno hai finito de guarda', famme un piacere, nun me da' un voto, 'o so che so' bello."

Scende dalla metro dicendo quella frase, rivolta a me. Ritiro tutto ciò che ho detto: è proprio uno stronzo, ma di quelli veri.

Come scudo ~ Mattia Briga e Stash FiordispinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora