Avanzo oltre la porta e vedo ciò che non avrei mai voluto vedere.
A sinistra, lungo il breve corridoio che separa i due piccoli bagni, c'è Aria che ha appena vomitato sul pavimento. A destra, con le scarpe sporche, Mattia.
Alza lo sguardo su di me appena nota la mia presenza. Guardarlo dritto negli occhi mi fa uno strano effetto, sembra sorpreso di vedermi.Avvicina le sue braccia a me con uno scatto, sbarrando gli occhi, ma indietreggio. "Che ci fai qui?" Dico con un filo di voce.
"Shhh!" Posiziona il palmo della sua mano alla mia bocca. Non ho nemmeno la forza per togliergli la mano dal mio viso.
Guarda oltre le mie spalle, come a cercare qualcuno."Ti devo parlare." Dice piano, fissandomi nuovamente.
Dei passi dietro di me mi fanno capire che c'è qualcun altro in casa. Nel momento in cui lascia le mie labbra libere, riportando il suo braccio sul fianco, mi volto. C'è una signora che mi guarda con dolcezza. Ha un fisico stupendo, una lunga collana che le si adagia sul petto e un sorriso dedicato me.
Vorrebbe dirmi qualcosa, probabilmente presentarsi, ma la sua attenzione viene catturata da Aria. "Oddio!" Esclama cambiando espressione. "La ragazza sta male!"
"Sì, ma', per favore aiutala mentre parlo con Mia."
Ma'?
Quella è sua madre?"Certamente." Annuisce la donna facendo svolazzare i capelli castano scuro, e avvicinandosi ad Aria.
Mattia mi fa cenno di seguirlo nella stanza più piccola dell'appartamento. È una camera che non abbiamo mai usato perché né io né Aria saremmo capaci di resistere fra quelle quattro mura strette strette.
Spalanco le labbra appena vedo un borsone aperto ai piedi del letto e le lenzuola sfatte."Tu..?" Lo fisso debolmente a braccia conserte.
Annuisce.
"Da quanto?" Chiedo in cerca di risposte.
"Non me ne sono mai andato." Risponde velocemente. "Ma Aria sapeva tutto, è stata lei a offrirmi di rimanere."
La testa inizia girarmi. Vedo tutto viaggiare attorno a me.
"Mia?" La sua voce è sempre più distante. "Mia, respira." Mi ordina abbracciandomi in modo da reggermi in piedi. Mi fa sedere delicatamente e si posiziona affianco a me. Sento il suo respiro pesante pressarmi la pelle.
Fa un lungo sospiro dopo aver portato le mie gambe sopra alle sue ed averle alzate leggermente. "Non svenire, respira." Mi da un bacio sulla fronte, "Respira." Ripete ancora. Cerco di dargli retta, ma ad ogni respiro corrisponde un mio pensiero confuso, e la testa gira ancora più di prima. Chiudo gli occhi e decido, contro voglia, di poggiare la mia tempia sulla sua spalla.
L'unico momento di silenzio distante dalla sua voce, che mi crea sollievo, viene interrotto. "Quando due giorni fa hai detto di andarmene, non avevo una meta da raggiungere. O meglio, sarei potuto andare da mia madre, ma le avevo assicurato di essere stato riammesso e perciò mi immaginava al residence. Così, Aria mi ha visto preparare il borsone ed io gli ho raccontato ciò che c'era da raccontare." Fa una pausa, strofina un pollice sulla mia coscia e poi riprende a parlare. "Ho accettato di stare qui, ma ovviamente non tu non avresti dovuto sapere niente perciò sono entrato in casa soltanto quando c'era Aria. La notte, io ho aspettato in fondo al palazzo e quando tu sei andata a dormire, lei mi ha inviato un messaggio con scritto di salire."
Non vorrei più sentire nemmeno una parola.
"È così che ho passato questi due giorni.."
Non rispondo. Vorrei sprofondare nel sonno, ora.
"Poi" ricomincia, "mia madre mi ha chiesto di passare la Vigilia insieme, dato che sono settimane che non mi vedeva.. Ma io stavo qui, e Aria mi ha detto che voi sareste andate a cena da quello lì.."
Ancora silenzio.
"Ci sei?"
Mugolo qualcosa.
"Insomma... Ti prego, fai finta di essere la mia ragazza."
Apro gli occhi di colpo. "No." Ringhio.
"Mia, per favore. Le ho detto che questi giorni sono stato a casa della mia fidanzata, ma anche che lei questa sera non ci sarebbe stata perché l'avevano invitata a cena alcune amiche."
Nel momento stesso in cui pronuncia la parola "amiche", uno schiaffo schiocca sulla sua guancia. Si tampona la faccia con una mano ma annuisce. "Hai tutte le ragioni di questo mondo."
"Non lo farò." Barcollante mi alzo in piedi reggendomi sul muro.
"Ti prego Mia." Unisce le sue mani in segno di preghiera.
"No Mattia, non starò a questo gioco. Sei patetico." Cerco di regolare il volume della mia voce affinché sua madre non mi senta.
"Cosa ti costa? Non ti chiedo di baciarmi, solo fingere di volermi bene."
"Amare, Mattia. Amare è quello che fanno due fidanzati." Lo correggo.
"Non ti sto chiedendo quello, basterà dire che sei la mia ragazza poi potrai anche correre in camera e restarci tutto il tempo che vuoi, ma per favore.." Mi guarda fisso negli occhi quasi disperatamente. "Aiutami."
Un vortice di rabbia, pietà e orgoglio mi pervade. Ha finto di essersene andato, anzi, hanno finto che se ne fosse andato. Ma è rimasto sempre qui. Ora mi sta chiedendo di fingere di essere la sua ragazza per darla da bere a sua madre.
Tutto finto. Tutto totalmente finto."Solo per qualche minuto, non dovrai nemmeno tenermi per mano."
Resto in silenzio e, dandogli le spalle, incrocio le braccia.
"Mia, te lo chiedo per favore."
Una mano si posa sulla mia spalla. "Non mi toccare." Vorrei urlarlo ma, proprio come prima, regolo il tono della voce.
"Va bene." Dico fissando la porta.
"Cosa?" Il suo tono è perplesso.
"Lo farò, ma ad una condizione. Appena finirà questa farsa, tu te ne andrai e non ti farai più vedere."
Non so nemmeno il perché non riesco a girarmi, non voglio guardarlo in faccia. Non voglio fissare i suoi occhi chiari e il suo sguardo da vittima.
Passano interi minuti. Lui seduto sul letto, io in piedi, di fronte alla porta.
"Okay."
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Come scudo ~ Mattia Briga e Stash Fiordispino
RomanceHa un'aria da stronzo, ma di quelli veri. [...] gira il cappello dalla parte opposta, in modo da avere la visiera dietro alla nuca invece che sulla fronte. Si infila gli occhiali da sole nonostante non ce ne sia bisogno, e mette le mani in tasca pi...