Spero che dorma ancora.
Ruoto la chiave nella serratura, sospiro prima di spalancare la porta e, una volta aperta, scopro con sgomento che le mie speranze sono del tutto nulle. La coperta è ripiegata sul cordolo del divano, sopra al tavolo della cucina non c'è più niente.
Se è andato via, avrebbe potuto almeno lasciare un biglietto d'avviso.
Mentre afferro la coperta per riportarla in camera, intravedo le sue Vans a terra, ai piedi al divano. Dove si sarà cacciato?"Mattia?" La mia voce risuona per tutto il salotto.
Salgo le scale di fretta per arrivare in mansarda, qui sento dei rumori provenire dalla mia stanza. Mi avvicino alla porta semiaperta, la faccio avanzare.
Sta aprendo il mio cassetto, quello che nemmeno Aria ha mai avuto il permesso di aprire."Che stai facendo?!"
Si volta di scatto verso me che riesco ad avere soltanto uno sguardo infuriato. Lo raggiungo, chiudo il cassetto con forza e posiziono nuovamente il mio sguardo su di lui. Non riesco a percepire quale sia il suo stato d'animo quando, dopo tre secondi di silenzio, fra le labbra pronuncia la parola "Scusa".
"Esci immediatamente da qui." Gli ordino con una voce a udibile a stento. Prova ad abbracciarmi ma lo spingo via. "No!", urlo, "Nessuno ha mai aperto quel cassetto e mai avresti dovuto farlo tu!" Nel giro di dieci secondi ho di nuovo addosso il cappotto e sono seduta sulla panchina di fronte al palazzo metabolizzando l'accaduto. Io sono fuori da casa mia mentre Mattia si trova all'interno. Ironico, no?
Fa freddissimo, il cielo è ricoperto da nuvole chiare che disperdono il loro colore nel nero della notte.
Non so cosa voglia quel ragazzo da me. Non so perché sia venuto qui, oggi, in preda all'alcool. Non so perché stesse frugando tra la mia roba.Qualcosa di morbido e caldo mi avvolge le spalle, chiudo gli occhi rannicchiandomi sulla panchina per permettere alla coperta di coprirmi le gambe. La presenza di Mattia al mio fianco è più che palese.
Fa un respiro profondo. "So quanto faccia male."
"Cosa?" Fingo di cadere dalle nuvole.
"Provare. Investire nei sogni e non riuscire." Sfrega una mano sulla coperta premendo sulla mia schiena. "Ma il trucco sta proprio lì, dentro ogni volta che ti chiudono una porta in faccia."
"Dimmi la verità, quante risate ti sei fatto leggendo tutti quei tentativi buttati all'aria?" Non impiego molto ad immaginare la sua faccia divertita mentre guarda, uno per uno, tutti i miei cartellini strappati, riguardanti le iscrizioni ai vari concorsi.
"Non mi permetterei mai. Per avere diciannove anni hai fatto una marea di cose affinché la gente ti notasse. La mia è pura ammirazione."
Continuo a non fissargli il volto, so che incrociare il suo sguardo renderebbe invano qualsiasi tentativo di restare coerente con i miei pensieri. Sono arrabbiata, furiosa, eppure la sua mano crea ancora più calore della coperta sul punto della mia schiena sopra cui è adagiata, facendomi sentire disarmata.
"Se vuoi piangere, la mia spalla è qui."
In questo momento vorrei farlo davvero ma sono troppo orgogliosa per ammetterlo. "Non ho bisogno di alcuna spalla. Ne ho già due, entrambe intatte."
"Beh, scusa se sono gentile. Cosa che di te non si potrebbe dire."
Mi basta metabolizzare le sue parole per rigirare la frittata: "Oh, certo, perchè non è sintomo di gentilezza accogliere, a casa tua, un tizio totalmente sbronzo che conosci sì e no?!", alzo le mani al cielo.
"Signore e signori, ecco a voi il primo Nobel per la gentilezza!" dice con sarcasmo, "Accogliermi è il minimo che potessi fare dopo averti salvato da quel barbone arrapato sta mattina! Quando fa comodo, questo tizio che conosci sì e no, è ben accetto, vero?"
Faccio per dire qualcosa ma dalla mia bocca non esce nulla. È vero, se non ci fosse stato lui, non so cosa mi avrebbe fatto quell'uomo.
Si alza in piedi, accende una sigaretta dandomi le spalle e si allontana camminando in mezzo alla strada.
"Dove stai andando?" Chiedo con il cuore in gola.
"Via, non sono più sbronzo. Scusa tanto per il disturbo." Ogni parola punge.
"Mattia.." Il mio cuore inizia a martellare sul petto. Sono incerta se piombarmi davanti a lui per impedirgli di proseguire o se lasciarlo libero, in balia dell'alcool, un'altra volta.
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"Guarda Mia!" Aria mi sveglia con un grido. Raggiunge il mio letto per mostrarmi il display del cellulare. In cima, a caratteri cubitali, appare la scritta Mattia Briga, espulso da Amici 14 per ebbrezza. La foto a seguire raffigura Mattia con gli occhi bassi e la postura squilibrata dentro ad un locale. Metabolizzo in un istante dove ho già visto quelle pareti nere.
"Aria, devo andare."
"Che?" Spalanca gli occhi. "Sei impazzita? Non puoi uscire a quest'ora!" Mi indica la scritta 01.28 proiettata sul soffitto.
"C'è una legge che mi vieta di uscire di casa a quest'ora? Non mi pare." Dico infilandomi i jeans di fretta.
"Si può sapere almeno cosa vai a fare?" Ripete di continuo inseguendomi da una stanza all'altra.
Raccontarle che Mattia ha soggiornato a casa nostra, della discussione e di tutto il resto, servirebbe soltanto a prolungare i tempi e non posso permettermelo, devo andare da lui e strappargli quelle bottiglie di alcolici dalle mani.
Mentre Aria mi minaccia pur di non farmi oltrepassare la soglia, sono già fuori dall'appartamento.
"Ci vediamo." Le sorrido svogliatamente quando mi fissa a braccia conserte davanti alla porta, nemmeno fosse una madre che vede tornare la figlia dalla discoteca alle quattro del mattino.
Arrivata al locale, vedo Mattia portarsi fra le labbra l'ennesimo bicchiere contenente un liquido trasparente. Incrocia il mio sguardo per un secondo, alza gli occhi al cielo e posa nuovamente il bicchiere sul bancone.
"Che vói?" Chiede lentamente, sembra non riuscire a scandire le parole correttamente, "Te giuro che sta volta non te vengo a roppe, il divano tuo po' sta' tranquillo."
"Non è il mio divano a preoccuparmi, bensì tu."
Simula una risata. "E perchè mai?"
"Guardati, sei totalmente brillo. Ti sei fatto sospendere da Amici per colpa un paio di bicchieri, sei finito sui social, e nonostante tutto continui a buttare giù sta roba.", indico la bottiglia.
Inarca un sopracciglio. "Ma che stai a di'?"
Dal mio cellulare gli mostro l'articolo che parla della sua espulsione.
"E questa quanno me l'hanno fatta? Prima?" Sbuffa indicando la foto che lo ritrae con un bicchiere fra le labbra.
"Evidentemente poco fa."
"Beh, almeno so' venuto bene." Fa spallucce.
"Mattia! Per favore, ragiona!" Non posso credere che sia così infantile.
"Me fa troppo male la testa pe' ragiona'. Nun ce riesco." Si porta una mano sulla fronte e con l'altra fa per afferrare la bottiglia di Vodka.
"Mattia, lascia!" Gli prendo la mano impedendogli di poggiarla nuovamente sul vetro, vedo i suoi occhi scurirsi appena il mio palmo si poggia sul dorso della sua mano. Abbandona immediatamente lo sgabello per mettersi in piedi. Siamo a cinque centimetri di distanza e il suo sguardo mi fa paura. Sembra infuriato, il suo respiro è irregolare. Salto appena colpisce il bancone con un pugno, rovesciando i bicchieri ormai vuoti.
"Stammi alla larga."
Esco dal locale correndo prima che lo schiaffeggi. O pianga.
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Come scudo ~ Mattia Briga e Stash Fiordispino
Roman d'amourHa un'aria da stronzo, ma di quelli veri. [...] gira il cappello dalla parte opposta, in modo da avere la visiera dietro alla nuca invece che sulla fronte. Si infila gli occhiali da sole nonostante non ce ne sia bisogno, e mette le mani in tasca pi...