Sistemo la pila di libri sopra alla scrivania e riduco il "casino" lasciato da Aria nella sua camera. Ieri sera era ancora isterica quando ha deciso di collegare il pc alla TV per riguardare la puntata di Amici di due giorni fa. L'ho lasciata che dormiva sul divano mentre la televisione procedeva con la De Filippi che annunciava Briga in "Esistendo". Sono rimasta piuttosto perplessa. Se quel ragazzo si esprimesse a parole come si esprime in musica, sarebbe sicuramente più simpatico.
Ho passato una notte insonne, fra mal di testa e Tachipirina. Svuoto un'altra bustina nel bicchiere colmo d'acqua e riprendo a fare la lista della spesa. Dato che fra me e Aria non sono io quella che lavora, quando abbiamo affittato questo appartamento, abbiamo stabilito che della casa e tutte le varie faccende mi sarei occupata io.
È presto per iniziare la giornata ma prendere una boccata d'aria mi farà bene. Lascio un post-it sul portone dove giustifico la mia assenza ed intasco il foglio con su scritto i vari prodotti da acquistare. Scendo le scale di corsa sperando di non aver svegliato alcun condomino, dopo di che raggiungo il parcheggio. Il sole non è sorto e i lampioni sono ancora accesi.
"Wow. Non so' neanche le sette e già vai in giro? Non ti facevo una tipa così alternativa."
Mi volto e fisso la macchina da cui proviene quella voce. Per un attimo stento a credere ai miei occhi. "Tu? Di nuovo?", sbuffo, "Che ci fai qui?". Se ne sta affacciato al finestrino con il suo savoir-fair decisamente spavaldo ed uno sguardo ignoto dietro ad un paio occhiali da sole. Prima sorride, poi ridacchia delle mie parole ed alza qualcosa dal sedile affianco. "Buondì anche a te. Te sei svegliata bene sta mattina, vedo. Hai lasciato la borsa nella mia macchina ieri, so' venuto a portartela prima che inizino le lezioni."
Le lezioni, so a quali si riferisca. Stringo un pugno e digrigno i denti, tiro un sospiro sbattendo le palpebre: "Ti ringrazio per la borsa. Buona fortuna per il programma". Cerco di farla più breve possibile, protendo la mano oltre il finestrino e faccio per prendere la borsa quando lui la ritira a sé con un altro sorriso dei suoi. "Tuttavia potrei sempre accompagnarti ovunque tu stia andando."
"Oddio, Briga, per favore." Alzo gli occhi al cielo. "Ho già mal di testa, vedi di non peggiorare le cose!" Mi lamento.
"Appunto. Non potrei mai lasciare che 'na fanciulla se ne vada in giro, da sola, pe' Roma, alle sei di mattina.. Soprattutto in questo stato." Il suo accento romano risulta sempre più evidente.
Lo fisso torva. Un passaggio al supermercato più vicino potrebbe farmi comodo e non trovo nulla di strano nella sua offerta se non che mi conosce appena ma parla come se fossimo amici da anni.
"Allora?", incalza, "Te sei fermata a distanza di sicurezza? La macchina mia farà pure schifo però non te se magna, eh."
Apro lo sportello e, una volta seduta, mi allaccio la cintura. "Devi sta' tranquilla, nun so' uno che va veloce."
L'auto, tutto sommato, è pulita. C'è solo un pacchetto di Malboro semichiuso sul cruscotto, al suo interno manca una sigaretta, probabilmente consumata mentre mi aspettava nel parcheggio.
Durante il tragitto gli faccio osservare che nel lettore c'è un suo cd, che, per di più, ascolta a tutto volume. "Non ti senti egoista?"
"E perché? Fino a prova contraria le canzoni mie so' belle."
"Non lo metto in dubbio ma penso che se mai dovessi fare un cd, almeno nella mia macchina, ascolterei quello di un cantante che mi piace, non il mio."
"Io me piaccio.", fa spallucce, "E comunque sta' tranquilla che non c'avrai mai de 'sti problemi." Inarco un sopracciglio attendendo una spiegazione. "De 'sto passo non lo farai mai un cd."
"Ferma la macchina." Gli ordino senza pensarci due volte.
"Che?" Mi fissa dallo specchietto.
"Ferma questa dannata macchina." Ripeto, ancora più bruscamente.
"Non sei seria, vero?" Noto un sottile accento di preoccupazione sulla sua voce nonostante i suoi occhi dimostrino una sicurezza imperterrita.
"Ti ho detto di fermarti, Briga." Non riesco più a controllare il tono della mia voce, è alto, scuro, cattivo, ma mai come le sue parole.
L'auto arresta la sua corsa. Mi affretto a spalancare lo sportello per uscire da essa. Sono furiosa quando corro sul marciapiede pensando di scappare chissà dove. Non so nemmeno che posto sia quello in cui mi trovo. Ci sono vetri sparsi a terra e sacchetti di immondizia in fondo ai vicoli.
"Mia." la voce di Mattia mi richiama, continuo imperterrita a camminare a passo veloce, fissando l'asfalto, arrabbiata. I miei passi sull'asfalto fanno rumore in questo luogo che sembra essere abbandonato. Più proseguo, più il numero di garage aumenta, garage senza proprietari, lasciati aperti, contenenti solo bottiglie di birra semivuote. Rabbrividisco.
Sento in lontananza uno sportello chiudersi. "Mia." Urla di nuovo.
Come può aver detto una cosa del genere? Lui che non è nessuno. Un niente. Il nulla. Un semplice cafone che crede di poter giudicare solo perché ha un cappello firmato in testa e una collana da fighetto. Lui che non conosce le mie delusioni, i miei tormenti, le mie passioni.
"Mia! Torna indietro!" Non gli dò retta, immersa nella rabbia, negli occhi lucidi.
"Ecco un'altro bocconcino." Una voce blocca i miei passi. Una voce viscida, dall'accento nordico. Trovo la forza per alzare la testa e fissare quell'uomo che mi si avvicina guardandomi maliziosamente. Indossa degli abiti unti, ha la barba incolta e una cicatrice sulla tempia sinistra.
Una scia d'aria, affiancata da numerosi passi veloci, mi supera.
Il volto di quell'uomo fa meno paura adesso che, per metà, è coperto di sangue.
"Andiamo via." Mattia mi cinge il fianco.
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Come scudo ~ Mattia Briga e Stash Fiordispino
RomansaHa un'aria da stronzo, ma di quelli veri. [...] gira il cappello dalla parte opposta, in modo da avere la visiera dietro alla nuca invece che sulla fronte. Si infila gli occhiali da sole nonostante non ce ne sia bisogno, e mette le mani in tasca pi...