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È stata una notte troppo corta per chiudere occhio.

"Due e ottanta." Mi dice l'autista. Dopo aver timbrato il biglietto, vado a sedermi su un sedile vuoto.

Non riesco a togliermi dalla testa il rumore del pugno di Mattia sul bancone del bar. Il ricordo è talmente fresco che nemmeno la musica riesce a sopprimerlo. Mi tolgo le cuffiette e guardo oltre il finestrino.
Qual è il suo scopo? Perchè non può essere più "Briga" e meno "Mattia"? Un animo dolce ce l'ha, peccato che sia soffocato dai suoi demoni.

Il mio cellulare trilla.

"Pronto?"

"Ciao!", una voce squillante risuona dall'altra parte, "sono Antonio, il ragazzo del negozio di CD.." Collego immediatamente al ciuffo e gli occhi azzurri.

"Ehm.. Ho capito, intendo dire.. Ho capito chi sei. Ciao.." Mi mordo le unghie aspettando una frase del tipo: sei assunta.

"Ho letto il tuo curriculum, mi sembri in gamba. Che ne dici di fare una settimana di prova?"

Mi tappo la bocca per non urlare dalla felicità. "Sì, certo! Quando inizio?"

"Puoi iniziare anche questo pomeriggio."

"Volentieri."

Finalmente una bella notizia!
Mi segno alcune indicazioni e chiudo la chiamata.

L'andamento dell'autobus stimola i miei pensieri e il tempo sembra passare veloce dentro il bus. Mi preparo a scendere posizionandomi davanti alla portiera. Nel momento in cui tolgo lo sguardo dal display del cellulare e lo proietto di fronte a me, un cappellino bordeaux ricamato da piccoli fulmini appare oltre il vetro.

Mattia sembra stupito quanto me.

Mi volto per cercare una via di fuga. Mi faccio spazio fra le persone che ingombrano l'autobus e ricevo qualche insulto. Me ne frego. Il mio unico obiettivo è evitare Mattia.
L'ultima portiera è libera e, quando si apre, il cappellino con i fulmini è di nuovo avanti a me.
Non lo guardo in faccia, sfuggo alla sua presenza dandogli una spallata e inizio ad accelerare il passo. Sento le sue scarpe dietro alle mie, alzo il volume dell'iPod per oscurare il rumore o il suono di qualsiasi cosa mi dirà fra tre.. due.. uno..

"Mia! Ferma!"

Continuo dritta per la mia strada. Poteva pensarci due volte prima di trattarmi come ieri sera. Mi sono stancata di fare da baby sister ad un mezzo sconosciuto e, per di più, più grande di me.
Seguita a chiamarmi. Seguito a fuggire, o meglio, ad andare per la mia strada.
Percorro un sottopassaggio pieno di murales, una volta uscita Mattia mi aspetta all'uscita.
Sbuffo e cambio direzione.

"Mia. Aspetta." Posiziona una mano sulla mia spalla, mi volto di scatto e la faccio scivolare via di forza.

"Che vuoi?" Quasi urlo, fregandomene della gente che mi passa accanto sul marciapiede, guardandomi come se fossi una pazza.

"Mi dispiace per sta notte." Punta i suoi occhi nocciola sui miei.

"Mi dispiace." Gli rifaccio la voce. "Solo questo sai dire."

"Sono stato un coglione, okay?"

"Lo so. Ma sei anche un totale idiota, fidati."

Esplode in una risata mentre io mi volto per andare via.

"No, no, aspetta." Posiziona di nuovo una mano sulla mia spalla e, proprio come prima, me ne libero.

"Che c'è ancora?" Sbuffo spazientita.

Tira giù la zip della felpa ed estrae una rosa stropicciata.
Spero di non arrossire, sarebbe imbarazzante.

"Carina." Commento.

"È per te." Dice fiero.

"Anche no." Rispondo incrociando le braccia.

Inarca un sopracciglio.

"Riportala nel cespuglio in cui l'hai staccata."

"Non puoi rifiutarla, rappresenta le mie scuse per come mi sono comportato ieri notte." Sorride.

"Dopo tutte quelle bottiglie hai ancora una buona memoria, vedo." Ironizzo.

"Non cambiare discorso, per favore."

"Senti, devo andare." Faccio per girarmi e mi ferma un'altra volta.

"Dai, fa' la brava. Prendi la rosa." Inclina la testa a sinistra.

Afferro il gambo con qualche spina e me ne vado senza salutarlo.

"Dove devi andare?" Sento la sua voce a qualche metro.

Decido di non rispondergli e m'incammino verso casa.

Come scudo ~ Mattia Briga e Stash FiordispinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora