Prologo - Road to Avalon

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THERE IS NO SUCH THING AS A TRUE TALE

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THERE IS NO SUCH THING
AS A TRUE TALE.




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Londra, carcere di Wandsworth


Avalon.

Per chi viveva a Glastonbury, quel nome raccoglieva in sé l'essenza magica di una tradizione millenaria.
Un'isola leggendaria, il portale del Paradiso terrestre.
L'isola di vetro.
Tutto ciò che non era conoscibile dall'essere umano risiedeva in quelle tre semplici sillabe.

La memoria spesso mi inganna, di questi tempi.
Ma non ho dubbi sul fatto che siamo stati noi, i principali responsabili di tutto ciò che è accaduto a Wysteria Wood, e non negherò la nostra responsabilità riguardo l'inverno perenne che scese su un luogo che in estate fioriva di sfumature di glicine.

Wysteria Wood era la nostra casa. Avremmo dovuto salvarla, se non fosse stato per i ricordi increspati tra le sue mura avvizzite.

Solo, eravamo incoscienti.
Scambiavamo la tracotanza per coraggio e la prudenza per viltà.
E i vizi li buttavamo giù in fondo alla gola come acini d'uva, uno dopo l'altro, ingordi..
Avevamo il mondo in mano, e gli anni hanno bruciato in fretta come uno stoppino imbevuto di cherosene.

Forse eravamo troppo calati nei nostri personaggi per pensare di poter porre fine a quel folle precipitare di eventi.
La linea sottile che separa l'audacia dalla follia, noi la percorrevamo come funamboli lasciandoci il gusto di poter saltare da una parte o dall'altra, di tanto in tanto.

Ma per me e per chiunque la conoscesse, quel nome era semplicemente Avalon, e lei era più reale che mai. 

A volte ho sperato che potesse tornare.
Ci ho sperato, ho persino pregato..
Lei che manovrava senza saperlo i nostri sospiri sulla sua pelle.
Fin troppo ermetica, lei era la nostra Avalon.
Profumata e velenosa come il glicine che ci circondava in estate.

Sento ancora la sua risata nella nebbia, quando ci incamminavamo per andare a lezione, vedo il modo che aveva di far oscillare i capelli color rame per colmare l'aria del suo profumo.
Quando la incontravo nei corridoi della scuola di legge, con gli anfibi sporchi di fango sotto la gonna sgualcita, e nessun ombra di sospetto a ammantarmi gli occhi.

All'epoca già sapevo, e forse non volevo vedere perché non avrei potuto parlare.
Lui mi avrebbe ucciso, e lei mi avrebbe odiato.
O forse amato, perché era una scogliera a picco su un mare di contraddizioni.

Avalon era il dipinto ed era il pittore.

Avalon era la domanda e anche la risposta.

Avalon era il giorno che moriva nella notte.

Avalon era il mare che dissetava il deserto, la vita che sfidava la morte, una creatura che era un ossimoro innato.
Il mio peccato, tra le cui gambe accoglienti ho creduto di vedere la volta celeste dell'aldilà almeno un milione di volte.

Ma era il regno dell'Ade ad attendermi maggiormente.

Ed io tra le sue mani, pallido inquieto assetato e acceso a dissetare la mia sete sul suo seno, come uno stolto, un pazzo senza criterio, a seguire le impronte che lei lasciava per poterla seguire ovunque andasse.

Avalon era la mia terra promessa, sul cui volto a incorniciarlo cadevano i suoi capelli del colore di una mela matura appena colta.

Un incubo gravava sulla sua giovinezza di perla.

Ma lei si temprava, fragile come un cristallo di vetro e forte come lo scoglio contro il mare in tempesta.

Questo era, per me, e per il mondo, e per il sangue del mio sangue: un enigma.
Un universo infinito di costellazioni e buchi neri racchiusi in una personalità misteriosa e duplice.

La grazia di una goccia di rugiada e la potenza di un fulmine, il colore tiepido del glicine in estate su un bosco di colori fiammeggianti.

Avalon era due facce della stessa medaglia.
Noi, invece, eravamo due medaglie con un unico volto.

Due anime inquiete, la mia e quella di mio fratello, un'entità sdoppiata alla genesi, dentro due corpi completamente identici.

Gemelli.
La stessa faccia, croce e condanna di due esistenze vane, due mondi opposti alla deriva di due lidi agli antipodi.

I nomi di due demoni a legarci per sempre, l'uno con l'altro e contro noi stessi, sullo sfondo di fin troppe leggende perché non ci fosse un fondo di verità.

E ad oggi mi chiedo chi fossi realmente io e chi fosse realmente mio fratello, se era scritto dal primo vagito che uno dei due dovesse soccombere per far sì che l'altro sopravvivesse..

E poi, come il nostro porto di salvezza e peccato originale, c'era Avalon.
Lei era la nostra isola.

Vi starete chiedendo chi sono io, ma rivelarlo non mi aiuterebbe a salvarmi.
E la vera domanda non è chi sia io.. ma chi fosse lei.

E Avalon.. lei era nostra sorella.

"Benvenuti a Wysteria Wood

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"Benvenuti a Wysteria Wood."

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